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"A un metro da te", quando l'amore va oltre la barriera della malattia

Arriva nelle sale il commovente film su due ragazzi malati di fibrosi cistica. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva

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Arriva nei cinema "A un metro da te", la toccante storia di due adolescenti alle prese con la loro prima relazione ma senza potersi mai toccare.

Soffrono entrambi di fibrosi cistica, avvicinarsi non è loro permesso. Nonostante tutto, tra i due nasce una storia d'amore, dolce e potente, e come solo i grandi amori, capace di tutto. Tgcom24 vi offre una clip in esclusiva. Il film ha il patrocinio della Lega della Fibrosi cistica italiana.

Stella e Will hanno diciassette anni, si conoscono nell'ospedale dove sono entrambi ricoverati ed è amore a prima vista. La malattia li costringe a restare sempre a una distanza di sicurezza di un metro e mezzo, per non rischiare di trasmettersi tra loro batteri che potrebbero essere letali, e questo rende tutto molto complicato. Vivere in un tempo preso in prestito significa vivere ogni momento, e mentre le sfide si innalzano, Will e Stella scopriranno una forza dentro di loro imparando rapidamente che le possibilità di restare vicini sono infinite, anche senza sfiorarsi.

Protagonisti del film sono Cole Sprouse ("Zack & Cody", "Riverdale") e Haley Lou Richardson ("Ravenswood"), mentre a dirigere c'è Justin Baldoni. L'idea del film è arrivata proprio al regista in maniera molto simile all'amore stesso: come un fulmine a ciel sereno. Tutto risale alla serie del 2012 di Baldoni, "My Last Days", che ha dato voce a molti giovani che vivono con malattie difficili, mentre rincorrono vigorosamente le stesse speranze e i sogni dei loro coetanei. Durante le riprese di un episodio sulla fibrosi cistica Baldoni conobbe Claire Wineland. "Un giorno le chiesi se avesse mai frequentato qualcuno con la fibrosi cistica e lei mi guardò come se fossi uno stupido. Mi disse: 'Certo che no' e mi spiegò che le persone che convivono con quella malattia non possono avvicinarsi a più di un metro tra loro perché potrebbero trasmettere batteri pericolosi alle altre persone affette da fibrosi cistica".

"Sono rimasto senza parole e ho iniziato subito a pensare a quanto io sia stato incredibilmente fortunato a poter baciare mia moglie e abbracciare i miei figli - continua il regista -. Ma poi ho pensato: e se la FC fosse lo sfondo di una storia d'amore. Dimenticate Romeo, Giulietta e i Capuleti, quale maggiore ostacolo potrebbe esserci per due persone mentre si innamorano? E quale migliore storia per i giorni nostri, con così tanta pressione che ruota intorno alle relazioni sociali? Sentivo come se questa storia potesse essere una nuova interpretazione del potere dell'amore e delle relazioni umane che riescono a superare qualsiasi cosa. Ma c'era anche una sfida: potevamo raccontare una storia in cui i personaggi principali non si toccano fisicamente eppure far sentire al pubblico come se si toccassero per tutto il tempo?".

Matteo Marzotto, presidente della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, l'agenzia nazionale per la ricerca su questa grave malattia genetica, ha affermato che il film è ”una bella occasione per parlare della lotta contro la Fibrosi Cistica e per evidenziare lo straordinario lavoro quotidiano di migliaia di volontari della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica - che da 22 anni seleziona e finanzia la migliore ricerca scientifica per la cura della malattia - e della Lega italiana Fibrosi Cistica impegnata nell'assistenza socio-sanitaria dei malati. Istituzioni che hanno contribuito ad un sensibile miglioramento della qualità e della durata della vita media dei nostri malati”.