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Venezia 80, l'"Adagio" di Sollima è un gangster movie nella Roma criminale

Per il quarto giorno della Mostra del Cinema sono arrivati in concorso uno dei 6 film italiani e "Maestro" di Bradley Cooper. Oltre a Polanski

Fotogallery - Venezia 80, il red carpet del film "Adagio"

A Venezia 80, nel quarto giorno della Mostra del Cinema, ecco la Roma criminale arrivata al capolinea in "Adagio" di Stefano Sollima, la musica potente di Leonard Bernstein in "Maestro" di Bradley Cooper, il grottesco "The Palace" di Roman Polanski.

Con un red carpet segnato da assenze internazionali, si è presentato invece un bel poker di grandi attori italiani per uno dei 6 film italiani in concorso: Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini e il giovanissimo Gianmarco Franchini.

 

 

"Adagio" di Sollima

  Oltre 10 minuti di applausi per il terzo dei sei italiani in concorso, "Adagio" di Stefano Sollima: un'apertura della selezione d un film di genere che fa debuttare in gara il regista romano figlio d'arte, con alle spalle serie che hanno cambiato lo scenario televisivo italiano, "Romanzo Criminale" su tutte e film d'impatto di produzione americana come "Soldado". Il film in sala il 14 dicembre, riporta in auge dei pensionati della Banda della Magliana. Un "film intimo e sentimentale" ha detto Stefano Sollima, una storia piena di azione, inseguimenti, sangue in una Roma senza Colosseo, tutta periferia mentre sullo sfondo dei Castelli brucia. "Un gangster movie, un noir che ha al centro la paternità, tutte le forme possibili di amore filiale, di rapporto tra padri e figli biologici e non. E però tra vecchi banditi e nuovi criminali che si muovono solo per denaro, tra polizia corrotta, avanza un cuore puro, un ragazzo diverso, sensibile, come quelli delle nuove generazioni, che saranno pure svagati, fluidi ma sono la nostra speranza e io da padre ci credo davvero", ha raccontato il regista. In questo scenario finis mundi si agitano personaggi caricaturali, spettrali, da fumetto Sin City, che Sollima mette in campo attraverso tre rappresentanti: Pierfrancesco Favino, del tutto pelato e spettrale, nei panni di Cammello; un Valerio Mastandrea cieco nei panni di Paul Niuman e, infine, un Toni Servillo, a corrente alternata come lucidità, che interpreta Daytona.

 



"Maestro" di Cooper

  - Deve certo essere un dolore per un autore coinvolto per anni, dal 2018, in un progetto, riuscire a metterlo in piedi, avere tutte le approvazioni, preparare i set, studiare in questo caso persino la musica dirigere, recitare e poi sparire, non poter accompagnare con soddisfazione il proprio film. È quello che è capita a Bradley Cooper in concorso a Venezia 80 con "Maestro" in cui è il genio americano Leonard Bernstein ed è anche regista, al suo secondo film dopo "A star is a born".Così la curiosità massima su conferenza stampa e tappeto rosso è stata appagata quando ad accompagnare il film è arrivata tra l'altro Jamie Bernstein, la primogenita, raccontando di aver aperto cuore, archivi e case a Bradley Cooper ripagata della realistica veridicità del ritratto del padre e della madre Felicia. Il film è un potente viaggio musicale ed emotivo nel mondo di Bernstein, tra le sue contraddizioni e bulimie musicali (direttore d'orchestra, compositore, insegnante, musicista al piano) e personali (prima fra tutta la bisessualità) "non è un biopic classico proprio per l'unicità della persona, non è una biografia ma piuttosto una storia d'amore, un bellissimo tributo ai miei genitori e alla musica di papà". "Maestro" ha ottenuto oggi anche la benedizione della famiglia Bernstein, un fatto non di poco conto visto che il nasone con il trucco prostetico che avvicina Cooper all'ebreo Lenny Bernstein è stato oggetto di polemiche dalla comunità. "Non c'è nulla che non sia rispettato anche la sua iconografia", ha rivelato Jamie Bernstein. 

 



"The Palace" di Polanski "Una commedia un po' brusca e sarcastica, severa nei confronti dei personaggi del film, ma non priva di un tocco di indulgenza e simpatia". Così nelle note di regia, il novantenne Roman Polanski, impossibilitato a venire al Lido per "rischio estradizione", parla del suo "The Palace", passato a Venezia Fuori Concorso e sarà in sala dal 28 settembre. Ci troviamo il 31 dicembre 1999 al Palace Hotel, albergo di gran lusso situato all'interno di un castello inizi Novecento tra le montagne svizzere. Per il Capodanno 2000, che si vivrà all'ombra del Millennium bag, di una ipotetica fine del mondo non solo digitale, l'hotel si prepara ad accogliere ospiti ricchi ed eccentrici abituati da sempre a pretendere il meglio.

 

Tony Leung Leone d'oro

  Consegnato, con laudatio di Ang Lee, il secondo Leone d'oro alla carriera, all'attore di Hong Kong Tony Leung Chiu-Wai. Ang Lee ha vinto il Leone d'oro del Concorso della Mostra di Venezia nel 2005 con "I segreti di Brokeback Mountain" e nel 2007 con "Lussuria-Seduzione e tradimento", dove Tony Leung interpretava il ruolo del protagonista. Oltre a "Lussuria", l'attore è stato protagonista di altri due film vincitori del Leone d'oro, "Città dolente" (1989) di Hsiao-Hsien Hou e "Cyclo" (1995) di Anh Hung Tran. 

 

Fotogallery - A Venezia 80 il Leone d'oro alla carriera a Tony Leung

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