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Paolo Virzì protagonista di una commedia-documentaria alla Festa del Cinema di Roma

"Quel maledetto film su Virzì" presentato nella sezione "Storia del cinema" della 18esima edizione della kermesse. L'intervista di Tgcom24 agli autori

Paolo Virzì protagonista di una commedia-documentaria alla Festa del Cinema di Roma - foto 1
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Doveva essere un documentario su Paolo Virzì, ma attraverso una lunga gestazione durata oltre dieci anni si è trasformato in qualcos'altro.

Questa la storia dietro a "Quel maledetto film su Virzì" che viene presentato nella sezione "Storia del cinema" della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Per più di un decennio Stefano Petti, Gabriele Acerbo e Alessio Accardo hanno accumulato centinaia di interviste per realizzare il film definitivo su popolare regista di "Ovosodo", "Ferie d’agosto" e "Il capitale umano". Si sono infiltrati sui suoi set e hanno disturbato suoi amici e collaboratori famosi. Tra gli altri partecipano, più o meno volontariamente Micaela Ramazzotti, Bobo Rondelli, Valerio Mastandrea, Francesca Archibugi, Matilde Gioli, Massimo Ghini.

 

 

L’ambizione dei tre di completare il film è stata costantemente minata dalla paura di risultare incompleti e di essere considerati dei falliti. Nell’estate del 2020, mentre l’Italia esce dal primo lockdown, i tre autori si chiudono in una sala montaggio per cercare una conclusione e condensare nella durata di un lungometraggio la vita e l’opera dell’oggetto della loro ossessione, il quale nel frattempo sta iniziando le riprese di un nuovo film. I loro piani, questa volta, saranno stravolti da forze incontrollabili. Tgcom24 si è fatto raccontare da Gabriele Acerbo il progetto.

 

Com'è nato il progetto? 

Il progetto è nato più di dieci anni fa. Io e il mio collega avevamo scritto un libro critico-biografico su Paolo Virzì che è uscita nel 2010 ("My name is Virzì" di Alessio Accardo e Gabriele Acerbo, ndr). Subito dopo ci siamo messi in testa di fare un documentario su di lui, che ha accettato. Dal 2013 abbiamo iniziato a raccogliere materiale, un po' molestandolo e perseguitandolo. Non sono lui ma anche i suoi collaboratori, e i suoi amici d'infanzia. Nel frattempo si è aggiunto un filmmaker, Stefano Pezzi. Alla fine abbiamo trasformato quello che doveva essere un normalissimo documentario in un film persecutorio di soggetti molesti che infastidiscono Virzì. E così il documentario in realtà è una commedia documentaria in cui si intrecciano la vita di questi tre personaggi con la vita vera di Paolo Virzì che nel frattempo ha realizzato diversi film, e si è separato anche dalla moglie. Questa è l'impresa di tre pasticcioni che cercano di portare a termine questo documentario su di lui.

 

Cosa avete scoperto di Virzì che non sapevate?

Abbiamo scoperto che è un grande manipolatore. In questa impresa noi pensavamo di voler essere gli autori veri e invece lui ha ideato per noi delle vere e proprie trappole. E infatti poi alla fine questi tre personaggi che volevano entrare nel suo set finiranno loro stessi come comparse parlanti dentro al film "Siccità".

 

Quindi il vostro progetto è cambiato radicalmente da come doveva essere all'inizio?

Assolutamente perché noi non tenevamo conto appunto del grande potere di quest'uomo. Del potere su di noi. Nel senso che alla fine il film non è la persecuzione dei tre nei confronti di Virzì ma il contrario, perché lui diventa una sorta di malattia maniacale e ossessione che li perseguita per anni, nella loro inconcludenza.

 

Come mai il progetto è durato così tanto?

Innanzitutto il film è il racconto dei tre che si ritrovano al montaggio nell'estate del 2020 e decidono in quel momento di chiudere il film. La durata è dovuta alla nostra narrazione e alla volontà di accumulare, di assicurarsi altri materiali e interviste. Una mania completistica per fare il film definitivo su Paolo Virzì. Tenendo anche conto che sono spiantati e non hanno dietro nessuno che li aiuta in questa impresa dal punto di vista finanziario e quindi i tempi si dilatano. Addirittura c'è uno dei tre che vorrebbe ricominciare daccapo e rifare di nuovo tutte le interviste per arrivare al film perfetto.

 

Come hanno reagito gli attori alla vostre richieste?

In "Quel maledetto film su Virzì" ci sono anche persone che ci sbattono le porte in faccia o si lamentano della durata delle nostre persecuzioni. Abbiamo voluto accentuare e giocare sul rifiuto di questi personaggi nei nostri confronti. Ad esempio Valerio Mastandrea che ci maltratta è una posa che noi stessi abbiamo accettato. Però in realtà siamo sempre stati ben accolti da tutti e anche dalla famiglia Virzì.

 

Paolo Virzì, i film da regista

 Regista e sceneggiatore, esordisce alla regia con "La bella vita". Dirige in seguito "Ferie d’agosto" (1996), "Ovosodo" (1997) e "Baci e abbracci" (1999), che lo impongono come uno degli eredi della tradizione della commedia all’italiana. Arrivano poi "My name is Tanino", "Caterina va in città" (2003), il film in costume "N – Io e Napoleone". "Tutta la vita davanti" (2008) e "La prima cosa bella" (2010). Nel 2014 è la volta de "Il capitale umano". Nel 2016 dirige "La pazza gioia", al quale fa seguito il suo primo film americano, "Ella & John – The Leisure Seeker" (2017). Negli ultimi anni è dietro la macchina da presa per "Notti magiche", tra i Mondiali di calcio e il cinema italiano e l'apocalittico "Siccità", tra solitudine e tempi difficili.

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