Fu Tadzio in "Morte a Venezia"

E' morto Bjorn Andresen, "il ragazzo più bello del mondo" che ispirò Luchino Visconti

L'attore svedese è scomparso a Stoccolma all'età di 70 anni

27 Ott 2025 - 17:18
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E' morto all’età di 70 anni a Stoccolma Björn Andrésen, l’attore svedese divenuto immortale grazie al ruolo del giovane Tadzio in "Morte a Venezia" del 1971, film di Luchino Visconti e tratto dall'omonimo celebre romanzo dello scrittore tedesco Thomas Mann. Fu proprio il regista, che lo scelse per la sua angelica bellezza, a definirlo "il ragazzo più bello del mondo", alla premiere di "Morte a Venezia", etichetta che avrebbe accompagnato e schiacciato l'attore per tutta la vita. A dare la notizia della sua scomparsa sono stati Kristina Lindström e Kristian Petri, autori del documentario a lui dedicato nel 2021 “The Most Beautiful Boy in the World”. 

Addio a Björn Andrésen, il Tadzio di “Morte a Venezia”: aveva 70 anni

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Tadzio e l’etichetta che lo segnò

 Nel 1971, appena sedicenne, Andrésen fu scelto da Visconti per interpretare il giovane Tadzio, il simbolo di bellezza ideale nel capolavoro ispirato al romanzo di Thomas Mann. Il suo volto angelico, i capelli biondi e il sorriso enigmatico conquistarono il pubblico del Festival di Cannes, proiettandolo in un successo immediato ma difficile da gestire. Quell’immagine, amata e idealizzata, lo rese un’icona gay, un ruolo che l’attore non riconobbe mai e dal quale cercò a lungo di prendere le distanze rifiutando ogni copione che, anche lontanamente, potesse confermare quell’impressione. In diverse interviste raccontò il disagio provato in quegli anni, definendo come “un inferno” la serata in un locale gay alla quale Visconti lo portò dopo la proiezione del film, dove si sentì oggetto di attenzioni indesiderate.

Un talento cresciuto tra musica e cinema

  Nato il 26 gennaio 1955 a Stoccolma, Andrésen non conobbe mai il padre. La madre, dopo averlo affidato ai nonni materni, si tolse la vita quando lui aveva appena dieci anni. Fu la nonna a incoraggiarlo verso la carriera artistica, spingendolo prima come modello e poi come attore. Il suo debutto avvenne nel 1970 con “A Swedish Love Story” di Roy Andersson, ma fu la foto inviata a Visconti, mentre preparava "Morte a Venezia", a cambiarne per sempre il destino.
Formatosi alla Adolf Fredrik’s Music School, Andrésen coltivò la passione per la musica e alternò il cinema alla carriera di musicista. In oltre cinquant’anni prese parte a più di venti produzioni, tra film e serie televisive scandinave, fino a comparire nell’horror d’autore “Midsommar” di Ari Aster (2019). Proprio nel documentario “The Most Beautiful Boy In The World”, realizzato in occasione dell’anniversario del film di Visconti, aveva raccontato le luci e le ombre di quella fama precoce.

Il successo in Giappone e la passione per la musica

 Fu la musica, più che il cinema, a ridargli equilibrio e serenità. Con la Sven Erics dance band ottenne un notevole successo, soprattutto in Giappone, dove venne accolto come una star. Al suo arrivo a Tokyo, raccontano i media locali, fu salutato da folle di fan entusiasti, un’accoglienza che ricordava quella riservata ai Beatles. La sua immagine ispirò anche la celebre fumettista e soprano Riyoko Ikeda, che avrebbe preso spunto dai suoi tratti per creare il personaggio di Lady Oscar.

Una vita segnata da dolore e riservatezza

  Nel privato, Andrésen mantenne sempre un profilo discreto. Si sposò nel 1983 con la poetessa Susanna Roman, dalla quale ebbe due figli, Robine ed Elvin. La tragica morte di quest’ultimo, a soli nove mesi, segnò profondamente la coppia e portò al divorzio. L’attore lascia due nipotini nati da Robine e un’eredità fatta di malinconia, talento e bellezza, simbolo indelebile di un’epoca del cinema europeo.

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