INTERVISTA A TGCOM24

Micah P. Hinson e la svolta crooning di "The Tomorrow Man": "Non sono qui per intrattenervi"

Il nuovo album del cantautore texano abbandona il folk degli esordi e segna un nuovo capitolo artistico e personale: "È difficile separare l’arte dalla vita"

30 Ott 2025 - 09:32
 © Lina Castellanos

© Lina Castellanos

Dopo anni di profonde trasformazioni personali e artistici cambiamenti, Micah P. Hinson ha attraversato trasformazioni personali e artistiche e ora ritorna con "The Tomorrow Man", in uscita per Ponderosa Music Records. L'album segna una svolta abbandonando le tinte del folk rock tragico per immergersi nella malinconia intensa del crooning e ci accompagna in un viaggio nell’anima di un'America interiore, dove si intrecciano dolore e possibilità di redenzione. Il disco è caratterizzato dagli arrangiamenti dell'ensemble di Benevento diretto da Raffaele Tiseo, e dalla produzione di Alberto "Asso" Stefana.

"Walls", uno dei singoli del suo nuovo album, è una canzone che parla di una relazione di coppia ma può essere letta allargando i confini del discorso, ampliando il raggio delle relazioni fino a contenere tutta un’altra gamma di rapporti sociali. “È quasi una preghiera, che ci chiede di lasciare perdere le stupidate e iniziare a parlarci sul serio, a provare a capirci guardandoci attraverso le crepe dei muri che ci costruiamo intorno, da soli, pensando che ci possano proteggere, e che invece ci separano gli uni dagli altri", racconta a Tgcom24. "Sono tempi interessanti per fare uscire una canzone come questa", continua, e forse se non fosse uscita in questo annus horribilis l’avremmo interpretata in modo diverso, per quanto suoni molto bene come inno alla decolonizzazione. "Prima, in un’altra intervista, ho dovuto dare una definizione di quel Tomorrow Man che dà il titolo al disco, e adesso che parliamo di decolonizzazione, ecco, il mio Tomorrow man è, fra le tante cose, anche un uomo decolonizzato".

Micah è di origine Chickasaw, e racconta che suo fratello è fra i pochi che ancora sanno parlare in Chikashshanompa' e che si occupano di riportarlo in vita, in una ricerca continua strettamente legata alla Chickasaw Nation: "Uno studio dice che se una comunità parlante scende sotto un preciso numero di persone, che mi pare siano 62, la loro lingua si può definire morta". Cosa c’entra tutto questo, con la musica? La risposta riguarda la permeabilità dei confini fra vita privata, storia personale e generale nell’opera di un artista. In questo senso, Micah ha le idee molto chiare: "È difficile separare l’arte dalla vita, e io non sono qui solo per intrattenere le persone".

Anche le sue scelte più strettamente musicali arrivano da prese di posizione decise e pensate (parlando del cambio di stile che permea "The Tomorrow Man", caratterizzato da aperture orchestrali e da un crooning soffice, consapevole e curatissimo), dichiara di aver capito di non voler essere ricordato dal mondo come un triste ragazzo emo che chiacchiera dei suoi affari. Per farlo, ha voluto provare ad avvicinarsi a territori più vicini a quello che ora è il suo modo di sentire, che descrive più lucido e pulito, anche attraverso una composizione di più ampio respiro, meno legata al folk degli esordi. Partendo da alcuni ascolti del passato, fra i quali le orchestrazioni un po' kitsch e sdolcinate di alcuni dischi di John Denver, ha pensato di fare entrare un po' di luce nelle sue composizioni, anche a costo di doversi spingere in territori quasi disneyani per riuscire a catturare alcune atmosfere di quel mondo. In questo senso Raffaele Tiseo, che ha curato gli arrangiamenti orchestrali, è stato il miglior incontro possibile: "Avevo persino fatto una playlist di pezzi con arrangiamenti che rispecchiavano quello che avrei voluto da lui e stavo per mandargliela, ma mi ha anticipato con qualcosa che era già quasi perfetto nella sua prima stesura, come se fossimo stati in contatto telepatico".

Micah non si preoccupa troppo di come rendere dal vivo la stratificazione di un’orchestra, gli è stato chiaro da subito che non voleva impiegare delle sequenze, per non "farlo suonare a dei robot", e sta puntando a rendere il live più diverso, solido ed espressivo possibile. Ha già fatto una sessione di prove con l’aiuto, come sempre, dell’amico Alberto "Asso" Stefana e di Paolo Mongardi, al quale, dice, sta insegnando "la via dell’Hillybilly". "Sono felice che loro mi abbiano trovato, e anche di averli trovati", dice di loro ma anche di Ponderosa, l’etichetta dietro ai suoi ultimi due album, con la quale intrattiene un rapporto di totale supporto e fiducia che, dopo una difficile fase di stagnazione e difficoltà creativa, lo sostiene e rasserena molto.

È anche merito di questa nuova tranquillità se finalmente ha scritto quelle che dichiara essere le canzoni più importanti della sua vita, quelle per le quali vorrebbe essere ricordato: "Oh Sleepyhead" e "Think of Me". “Le canzoni di prima, anche quelle che i miei fan amano tutt’ora, erano fatte di parole carine che stavano su accordi carini, ma erano completamente slegate dalla mia realtà, queste sono vita vera, che mi sforzo di raccontare con parole il più limpide possibile". "Quando riesci a guardarti e a raccontarti con lucidità se hai il coraggio di affrontare tutto quello che magari fai anche fatica ad accettare, puoi davvero avere accesso a un nuovo te stesso", dice ancora. "Sono felice di essere arrivato a un’età in cui mi sento vecchio, sono felice di percepire le cose con chiarezza. C’è ancora un sacco di roba da imparare".

Micah P. Hinson sarà protagonista del Tomorrow Man Tour 2025, una tournée che toccherà alcune tra le più importanti venue europee, con tappe anche in Italia:

14 novembre - Senigallia Auditorium S. Rocco
16 novembre - Fidenza Barezzi Festival
18 novembre - Milano Santeria Toscana 31
19 novembre - Roma MONK
21 novembre - Ravenna Transmissions Festival
22 novembre - Torino sPAZIO 211