© Francesca Scorzoni
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In sala dal 10 novembre il film con Franz Rogowski presentato in concorso a Venezia 80. Guarda la clip esclusiva
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Arriva in sala dal 9 novembre "Lubo" di Giorgio Diritti, già in concorso a Venezia 80. Il film racconta una vicenda drammatica e ammantata di razzismo, quella di uno jenisch che, solo per vendicarsi del fatto che gli hanno portato via i figli, diventa un dongiovanni seriale. Questo il lato incredibile e più originale di questa storia che però il regista sottolinea poco, lascia sotto traccia, quasi nel rispetto del dramma vero che colpì i bambini di questa comunità nella Svizzera del 1939. Tgcom24 vi offre la clip esclusiva.
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Protagonista del film, come del libro dal titolo emblematico "Il seminatore" (di Mario Cavatore), a cui Diritti si è ispirato, è Lubo Moser, giovane jenisch, ovvero la terza popolazione nomade europea dopo Rom e Sinti, che vive tranquillamente insieme alla sua famiglia, formata dalla moglie Mirana e dai loro tre figli, facendo l'artista di strada. Siamo però negli anni Trenta e il clima di guerra che c'è nell'aria fa sì che anche la Svizzera cerchi di rinforzare le sue frontiere, dichiarando la mobilitazione dei suoi cittadini maschi, compresi gli jenisch. E così Lubo si ritrova da un momento all'altro, in divisa, lontano dalla sua famiglia, con il compito di controllare e difendere i confini svizzeri. Una notte, però, riceve la visita di suo fratello che gli porta tragiche notizie: i suoi bambini sono stati presi dalla polizia e la moglie, che ha tentato invano di opporsi, è poi morta per il dolore. Tutto comunque nel segno della legalità: nella Svizzera di quegli anni è infatti da tempo attiva l'Opera 'Bambini della strada', organizzazione "umanitaria" con l'obiettivo di sradicare la piaga del nomadismo. Da qui la seconda vita di Lubo, che ha disertato l'esercito grazie a un efferato delitto, si ritrova ricco e mette così in atto con più facilità un'originale vendetta: inseminare il maggior numero possibile di donne svizzere per corrompere con il suo sangue questa popolazione che gli ha rubato i figli. Nel frattempo la vicenda di Lubo s'incrocia con quella di una famiglia d'immigrati italiani a Lugano che sconvolge il suo futuro in modo positivo.
Il protagonista è interpretato da uno stralunato Franz Rogowski, già villain nazista in "Freaks Out" di Gabriele Mainetti e protagonista assoluto di "Disco Boy" di Giacomo Abbruzzese e "Passages" di Ira Sachs. Nel cast anche Christophe Sermet, Valentina Bellé, Noemi Besedes, Cecilia Steiner, Joel Basman, Philippe Graber, Massimiliano Caprara.
A Venezia 80 Giorgio Diritti ha spiegato la storia del protagonista: "E' un povero cristo nel senso buono del termine, che fa l'artista di strada e che nella vita si trova a subire una cosa più grande di lui, una grande ingiustizia: vedere i propri figli, mentre lui deve fare il militare nell'esercito elvetico che si prepara a difendere i confini dal rischio di un'invasione tedesca, portati via solo perché è un nomade. Il suo modo di vivere diverso diventa una discriminante che poi scatena quello che diventerà una catena del male". La storia è accaduta in Svizzera negli anni 30, ma va avanti fino agli anni 70: la Pro Juventute, una fondazione filantropica creata con l'intento di sostenere i diritti e le esigenze dei bambini, varò il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada, di fatto deportando, sradicando i figli dei nomadi affidandoli ad altre famiglie o al collegio.