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"Let It Be" compie 50 anni: il canto del cigno dei Beatles

Lʼ8 maggio 1970 uscì l'ultimo album ufficiale dei Fab Four

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Aprile e maggio 1970 sono due mesi drammatici per i fan dei Beatles. Se il 10 aprile in una celebre intervista sul Daily Mirror Paul McCartney annunciava la sua uscita dal gruppo, rendendo ufficiale la fine dei Fab Four, a quasi un mese di distanza, l'8 maggio, veniva pubblicato "Let It Be", ultimo atto ufficiale della band. Ultimo a venire stampato, in realtà, dato che era stato registrato nel gennaio 1969, prima di "Abbey Road" (uscito poi il 26 settembre di quell'anno), che da molti è considerato il vero ultimo capitolo della band. La produzione di "Let It Be" era stata accantonata e poi ripresa dopo circa un anno, segnata da liti e intromissioni esterne...

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L'album viene registrato quasi in presa diretta nel gennaio del 1969 negli studi della Apple. In quel momento i Fab Four sono già in crisi: Paul McCartney spingeva per riprendere a fare concerti, George Harrison, sempre più frustrato per il poco spazio che veniva concesso alle sue composizioni, si opponeva a un ritorno ai live. Dopo una lite furibonda con John Lennon aveva lasciato la band. Lennon dal canto suo non nascondeva la sua voglia di percorrere una strada solista e la sua insofferenza era dettata dalle scelte di Paul che sempre più cercava di assumere il ruolo di leader. A ricucire gli strappi, c'era Ringo Starr, che cercava di mediare. La situazione era così complicata che alla fine i nastri delle sedute di registrazione erano rimasti abbandonati negli armadi.

 

Intanto pochi mesi dopo, a giugno, il produttore George Martin fu richiamato da Paul con l'obiettivo di ripartire da zero e registrare un nuovo album. Da qui nacque "Abbey Road".

 

 

A completare il lavoro di "Let it be", fu chiamato un nume tutelare, Phil Spector, artefice del cosidetto "Wall of sound" (per il suo modo di stratificare il suono), Furono Lennon e Harrison (di cui poi produsse le prove soliste "Plastic Ono Band" e "All things must pass") a convincerlo a mettere mano a quei nastri: e lui lo fece a modo suo, intervenendo nell'editing e aggiungendo parti orchestrali e cori (suo tratto caratteristico). Il più noto è l'inserimento degli archi di "The Long and Winding Road" a insaputa di McCartney (una volta sentito il risultato rimase inorridito). Macca non ha mai digerito queste scelte, tanto da pubblicare nel 2003 la versione "naked" dell'album, più fedele al progetto iniziale e senza sovraincisioni.

 

L'album uscì contemporaneamente con un documentario, diretto da Michael Lindsay Hogg, che raccontava le sedute di registrazione, compreso il leggendario concerto sul tetto del quartier generale della Apple Records di Savile Row a Londra. Dopo 50 anni, Peter Jackson, regista della trilogia de "Il Signore degli Anelli", sta lavorando a una nuova edizione del documentario grazie alla collaborazione di Paul, Ringo, Yoko Ono e Olivia Harrison. Al regista sono state messe a disposizione 55 ore di girato mai utilizzato che potrebbero dare una lettura nuova sulla fase finale dei Fab Four e ad assicurare ai fan un regalo prezioso. 

 

I Beatles mai visti negli scatti di Pattie Boyd in mostra al "Medimex"

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