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Kurt Cobain, 25 anni fa moriva la voce della Generazione X

Il frontman dei Nirvana si tolse la vita a soli 27 anni

Con un colpo di fucile, il 5 aprile del 1994, Kurt Cobain metteva fine alla sua vita nel garage della sua casa sul lago Washington.

Venticinque anni fa si spegneva dunque la voce della Generazione X, dell'angelo biondo e maledetto. Morto da tre giorni, in solitudine, il suo corpo - nel sangue una massiccia dose di eroina e di Valium - venne ritrovato da un elettricista che doveva installare nell'abitazione l'illuminazione di sicurezza.

Prima di uccidersi aveva scritto una lettera all'amico immaginario d'infanzia, Boddah: "E' meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente", scriveva citando il celebre verso di Neil Young. Non sentiva più la passione per la musica e per il successo: "Non ho più nessuna emozione".

 

Sono passati 25 anni dall'ingresso di Kurt nel "Club 27" (come lui sono morti a 27 anni Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e dopo acnhe Amy Winehouse).

 

Con i Nirvana e l'album "Nevermind" del 1991, uno dei pilastri della storia del rock con 30 milioni di copie vendute, ha trascinato l'ondata del grunge portando Seattle al centro della scena musicale mondiale. Ma forse per Kurt il peso di essere il simbolo di una generazione così controversa era troppo.

 

Cobain lasciò la moglie Courtney Love, con la quale formava una delle coppie più trasgressive dello showbiz, e la figlia Frances Bean, oggi quasi 27enne e all'epoca del suicidio di soli due anni. Ma l'eredità musicale di Kurt e dei Nirvana ora è tutta sulle spalle del batterista del gruppo, Dave Grohl, fondatore dei Foo Fighters, che si è reinventato dopo la drammatica fine del gruppo. 

Kurt Cobain, 25 anni dalla morte di unʼicona... suo malgrado