dal 27 febbraio ad 26 aprile

Torna Fog Triennale Milano Performing Arts e si interroga sul presente: la nona edizione tra corpo, speranza e memoria

Il festival internazionale offrirà un cartellone variegato e multidisciplinare con 37 artisti e compagnie da 23 Paesi

10 Dic 2025 - 13:40
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© Karla Sánchez
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Fog Triennale Milano Performing Arts torna nel 2026 con un respiro ancora più ampio, profondo e coraggioso. La nona edizione del festival che negli ultimi anni ha ridefinito il panorama delle live art in Italia si prepara a tracciare un nuovo itinerario ancora più innovativo, attraverso le forme più radicali, poetiche e visionarie del teatro, della danza, della performance e della musica. Dal 27 febbraio al 26 aprile la programmazione variegata e multidisciplinare si mostra ancora una volta in continua trasformazione, capace di dialogare con Milano e con il mondo in modi sempre nuovi, offrendo uno sguardo diverso per parlare dell'oggi

Un festival internazionale, un ecosistema creativo

  Nel 2026 Fog porterà a Milano 37 artisti e compagnie provenienti da 23 Paesi, componendo un mosaico di linguaggi, visioni e provenienze che rende il festival uno dei più rappresentativi in ambito europeo. Il cartellone propone 30 appuntamenti, tra cui 5 produzioni e coproduzioni originali, 4 prime assolute, 11 prime nazionali e oltre 70 repliche complessive. Numeri che raccontano solo in parte la densità del progetto, fondato su tre pilastri costanti: ricerca, produzione, ospitalità. Il festival continua inoltre a distinguersi per l’impegno nell’accessibilità: un percorso iniziato otto anni fa che ha reso Triennale Milano pioniere in città nell’introduzione di strumenti e pratiche dedicate al miglioramento della fruizione degli spettacoli per persone con disabilità sensoriali. Un valore che, anno dopo anno, si fa parte integrante della poetica del festival.

Il ritorno dei maestri e l’arrivo di nuove voci

  La programmazione 2026 vede il ritorno di figure che negli ultimi anni hanno ridefinito la scena internazionale come Romeo Castellucci (con un'opera site-specific), Marcos Morau, Ontroerend Goed, Agrupación Señor Serrano, Motus, Alessandro Sciarroni. Accanto a loro, troveranno spazio debutti milanesi e italiani di grande rilievo: dall'ultimo lavoro di Mario Banushi osannato ad Avignone a Benjamin Kahn, De Utvalgte e Marco Berrettini, fino alle poetiche emergenti di Némo Flouret, Tara Manić, Alberto Cortés, Anacarsis Ramos, Matteo Sedda, Genny Petrotta. Un intreccio generazionale che rende Fog un osservatorio privilegiato sulle metamorfosi della scena contemporanea.

Fog, spazio di riflessione sulla società contemporanea

  Fog è un invito a mettersi in ascolto, a lasciarsi attraversare dai linguaggi della scena contemporanea e a esplorare. Ma anche a sentirsi offrire domande su questo presente. Per il Presidente di Triennale Milano, Stefano Boeri, la nona edizione di Fog "si conferma un laboratorio vitale dove si incontrano linguaggi, culture e sensibilità provenienti da ogni parte del mondo: è uno spazio di ricerca che parla al presente, coinvolgendo un pubblico giovane, curioso e pronto a interrogare il proprio tempo. Grazie al lavoro straordinario di Umberto Angelini, il festival continua a essere un punto di riferimento per Milano, offrendo alla città l’opportunità di scoprire le visioni più innovative della scena performativa contemporanee". Il Direttore artistico ha spiegato: “Disegniamo un festival capace di disturbare l’assuefazione al flusso costante di immagini e aprire spazi critici di riflessione sulla società contemporanea".

Corpo, memoria, affetti: i temi del 2026

  Fog rifiuta le etichette e attraversa i linguaggi del contemporaneo con uno sguardo che si fa ogni anno più sfaccettato. L’edizione 2026 apre una riflessione ampia e complessa sulla memoria individuale e collettiva, il corpo come archivio vivente di eredità, conflitti, possibilità di trasformazione, il linguaggio del potere, le migrazioni anche verso diverse identità, lo sguardo multicentrico post e neocoloniale. Attraverso esperienze immersive, installative e partecipative, il festival invita il pubblico non solo ad assistere, ma ad abitare la scena, partecipare e mettersi in gioco.