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"Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato", il video inedito al cinema nel docufilm firmato da Veltroni

Ad 80 anni dalla nascita dellʼartista genovese (il 18 febbraio) nelle sale cinematografiche solo per tre giorni, il 17, 18 e 19 febbraio 2020

Un nastro che si pensava perduto per sempre e che poi riappare, a 40 anni di distanza, salvato dal macero e dall'oblio, un restauro accurato e un connubio, quello tra il cantautore e la band rock, per molti considerato impensabile. Questo è "Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato", docufilm firmato da Walter Veltroni, che, ad 80 anni dalla nascita dell'artista genovese (il 18 febbraio) sarà nelle sale cinematografiche per tre giorni, il 17, 18 e 19 febbraio 2020 e che ripropone le immagini inedite del concerto tenuto il 3 gennaio del 1979 a Genova da Faber e dalla Premiata Forneria Marconi.

Sul palco del padiglione C della Fiera di Genova quel 3 gennaio uno dei più grandi artisti italiani di sempre e la rock band italiana più conosciuta al mondo suonarono per quasi due ore. Insieme. Quattordici i brani in scaletta da "La canzone di Marinella" a "Il testamento di Tito" passando per "Bocca di rose" e "Il pescatore". Quattordici capolavori, quattordici poesie indimenticabili, che De André "recitò" e cantò accompagnato dalla musica arrangiata da alcuni dei musicisti più straordinari del momento, Franz Di Cioccio alla batteria, Patrick Dijvas al basso, Franco Mussida alla chitarra elettrica, Lucio Fabbri al violino, Flavio Premoli al piano e Roberto Colombo polistrumentista: la PFM. 

 

 

La collaborazione

"Il concerto ritrovato" è il resoconto dell'incontro, culturale e musicale, che avvenne quella sera, l'incontro tra la canzone d’autore di Faber e il rock progressivo della PFM, realtà lontane, come lontani erano i pubblici che li seguivano. "Erano i tempi in cui chi apriva i concerti si beccava di tutto addosso, tempi di proteste e di forti cambiamenti", racconta Di Cioccio: "Noi eravamo appena tornati dall'America con la testa piena di suoni e influssi... Faber ci sorprese venendoci a sentire a Nuoro... ci rincontrammo a casa sua all'Agnata il giorno dopo, ipotizzando una collaborazione. In America lo facevano in tanti, da Bob Dylan a Jackson Browne... Quando però Fabrizio chiese consiglio ai suoi collaboratori e amici tutti gli dissero: ma ti metti con quelli? Guarda che la batteria ti coprirà la voce. E' pericoloso. E la sua risposta fu: Se è pericoloso, belìn, lo faccio!". 

E lo fece. Fu così che De André tornò a Genova, la sua città per quel concerto rimasto nel cuore di tutti e che cambiò per sempre la storia della musica italiana. "Il concerto ritrovato" è questo, un viaggio nella memoria, ma anche emozionale, che ripropone le suggestioni di un'epoca segnata da eventi drammatici, di grandi trasformazioni sociali e politiche, di tanta energia che proprio nella musica trovò la sua espressione più dirompente.  

 

Il ritrovamento della cassetta

"Per 40 anni ho vissuto con il rammarico di non avere immagini di noi con Fabrizio sul palco", continua Di Cioccio.  E' noto infatti che Fabrizio De André non amasse né tenere concerti né, tantomeno, che questi venissero ripresi. Ma non era del tutto vero.
Protagonisti del rocambolesco ritrovamento delle riprese di quel concerto sono stati, racconta Veltroni, proprio Franz Di Cioccio, ideatore del progetto e Piero Frattari: "Fu Frattari a girare le immagini, con pochi mezzi e poche luci, in modo che Fabrizio non avvertisse la presenza, che non amava, della documentazione visiva del concerto". 

Dopo un lungo periodo di ricerca Di Cioccio arriva finalmente al nastro, che Frattari aveva salvato e conservato nel corso dei decenni. E' il punto di svolta. 

 

"Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato", guarda gli scatti del backstage e del concerto

 

Il docufilm

Walter Veltroni, chiamato a realizzare il docufilm non ha potuto che accettare l'invito, emozionato dalle immagini uniche ritrovate dopo 40 anni: "Il nastro è stato riorganizzato dal punto di vista della qualità musicale con un suono molto potente, molto buono, che rende tutta la bellezza di quell'incontro. Lo spettatore viene riportato nel '79, nel clima di quel tempo, nella scelta musicale che fu fatta e anche nel clima culturale".


Prima che partano le immagini del vero e proprio concerto però Veltroni ha voluto ricostruire il clima di quei giorni e la scelta che portò a quell'incontro tra De André e PFM attraverso le testimonianze di alcuni dei protagonisti: "Su un piccolo treno, che attraversa le colline genovesi, o nel teatro parrocchiale dove fecero le prove ecco i racconti di alcuni dei protagonisti, che rievocheranno l'atmosfera di quel giorno, le emozioni provate, il dietro le quinte e la magia di un'esperienza mai più replicata. Il viaggio, che si snoda anche attraverso le testimonianze di altri protagonisti, giunge fino all'ingresso del Padiglione C della fiera, prossimo all'abbattimento. Non ci sono altre voci se non quelle di chi c'era, quella sera. Si arriva, nel tempo e nello spazio, fino agli accordi con i quali il concerto iniziava. 'Questa di Marinella è la storia vera'".

 

"Su quel palco c'era quella naturalezza che forse deriva dalla consapevolezza di non essere ripresi e quindi non c'era la necessità di fare del proprio meglio ma lo facevano per il piacere di farlo" racconta Dori Ghezzi: "Il video non rende del tutto onore a tutti gli strumenti, ma l'audio non era dei migliori, ciò che emerge invece nitida e pulita è la voce di Fabrizio", aggiunge Di Cioccio a cui fa eco Flavio Premoli: "La voce di Fabrizio e il suo volto, felice e rilassato sono la più bella testimonianza di questo Concerto ritrovato". Patrick Djivas racconta infine così il docufilm definendolo: "Uno tsunami artistico. Vedendolo si capisce perché quelle sonorità siano vive ancora oggi. Fabrizio, si percepisce chiaramente, non sente addosso il peso del concerto perché ci siamo noi a supportarlo. Quella libertà di essere ciò che voleva è il dono più significativo”.

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