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Diodato, un raggio di luce nel caos che ci circonda: "'Così speciale' è un atto di fede nell'umanità"

Il cantautore tarantino torna con dieci nuove canzoni, scritte e arrangiate da lui e prodotte da Tommaso Colliva. Tgcom24 lo ha incontrato


Diodato, un raggio di luce nel caos che ci circonda: "'Così speciale' è un atto di fede nell'umanità" - foto 1
Ufficio stampa

Diodato torna con un nuovo album a tre anni di distanza da "Che vita meravigliosa".

E' uscito "Così speciale", che contiene dieci canzoni scritte e arrangiate dal cantautore tarantino e prodotte da Tommaso Colliva. Un lavoro denso, importante, curato al minimo dettaglio e figlio dell'esperienza degli ultimi anni, a partire dal periodo della pandemia. "E' un atto quasi di fede e di speranza verso gli esseri umani nonostante il caos che stiamo vivendo - dice lui a Tgcom24 -. E poi c'è tanta musica suonata da musicisti veri".

 

 

 

Per Diodato è nuovamente primavera. Non a caso questo nuovo lavoro arriva il 24 di marzo e porta in copertina due fiori dai colori vividi che si stagliano su uno sfondo nero come la pece. Perché "Così speciale" è un disco che unisce la speranza per il futuro alla consapevolezza di un presente difficile, fatto spesso di arroganza, apparire e superficialità. A queste il cantautore contrappone una riscoperta del rapporto umano, importanza di uno scambio reale tra persone. E anche una volontà di distinguersi dalla massa, come appare evidente dalle tracce che compongono questo lavoro che prosegue su un percorso di crescita artistica evidente. Anche il rapporto con Tommaso Colliva, produttore dalla visione internazionale, conferma un'attitudine alla ricerca spasmodica della qualità e di un resa sonora immediatamente riconoscibile, anche se le dieci canzoni si muovono senza steccati attingendo a un'ampia paletta di colori.

 

Alle ballad intense come la title track si associano episodi più up tempo come "Ci vorrebbe un miracolo" che apre il disco con fiati beatlesiani e una fotografia impietosa della nostra situazione attuale, o "Che casino", dove Diodato si diverte a sperimentare con beat sintetici e voci filtrate. Nel complesso emergono arrangiamenti stratificati, capaci di portare una canzone da momenti intimi piano e voce ad ariose aperture quasi orchestrali.  "Sono felice, mi sento molto rappresentato da questo nuovo lavoro, con cui sono fortemente in connessione - racconta lui -. Sento che esce nel momento giusto e questa cosa mi fa star bene. Ho raccolto tanto in questi tre anni, ho incontrato persone, ho viaggiato e aperto la mia mente".

 

Diodato, un raggio di luce nel caos che ci circonda: "'Così speciale' è un atto di fede nell'umanità" - foto 2
Ufficio stampa

Tre motivi per cui questo è album è per te "così speciale"?

Il primo motivo è un filo che collega un vissuto a ciò che poi è diventato musica. Poi è speciale perché è un album che profuma di umanità, ha una presenza forte di esseri umani. E' un atto quasi di fede e di speranza verso gli esseri umani nonostante il caos che stiamo vivendo. Infine è un album in cui c'è tanta musica, tanta musica suonata da musicisti in carne e ossa.

 

Sono passati tre anni dal lavoro precedente, un tempo inusuale per un discografia che richiede sempre di più di "essere presenti".

I miei album in genere richiedono molto lavoro ma non perché le canzoni nascano con difficoltà. Sono molto riflessivo e attento ai dettagli, voglio sentirmi pienamente rappresentato da ciò che c'è in un album quindi ci lavoro a volte in maniera ossessiva, anche stressando oltremodo Colliva (ride - ndr), ma per fortuna abbiamo raggiunto un buon equilibrio tra di noi. In quanto alla presenza io sento spesso l'esigenza di ritirarmi in una sfera più privata, anche se mi rendo conto di andare contro a certe "regole" a cui oggi bisognerebbe prestare più attenzione.

 

In quanto tempo sono state realizzate le canzoni?

Ci sono brani che sono nati di getto mentre altri hanno avuto una lavorazione più complessa, perché è una sorta di messa a fuoco: quando vuoi esprimere un concetto devi trovare il modo più vero per dire quella cosa. A volte la scrittura porta a trovare delle soluzioni che nascondono perché è anche un po' a mettersi un po' a nudo.

 

Il tuo è uno stile molto riconoscibile e che si distingue da quasi tutto quello che si sente oggi. Come si riesce a fare emergere la propria unicità in un mondo che tende a omologare tutto?

Questo è un mondo che manda degli input di continuo, ti mostra i vincenti, ti fa vedere cosa hanno fatto per essere così e cosa devi fare tu per essere come loro. Io invece credo che la diversità sia il valore primario e non essere spaventati da essi ma, anzi, essere incuriositi da approcci diversi, ovviamente faccio più fatica. Perché all'inizio sei meno comprensibile, ma se lo fai con naturalezza, cercando di cogliere al meglio il messaggio che vuoi lanciare, immediatamente fai avvicinare a te chi è sintonizzato su quelle frequenze.

 

Anche correndo il rischio di andare controcorrente?

Non dobbiamo preoccuparci di piacere per forza a tutti. Questa è una società in cui è tutto dominato dai numeri e dall'apparire più che dall'essere e ovviamente questo crea problematiche importanti, non solo nel mondo della musica. 

 

Nel febbraio del 2020 tu vinci il Festival di Sanremo, hai davanti a te la pubblicazione di un album, l'Eurovision, un tour... e invece il mondo si ferma per la pandemia. Hai mai pensato "ho perso la mia occasione"?

 Non sono mai riuscito a vedere tutto ciò che è accaduto dopo il Festival e che abbiamo vissuto in questi anni come una cosa che stava accadendo a me soltanto. Anzi, mi sentivo un privilegiato perché vivevo quella situazione circondato da amore, perché si era acceso un faro su di me che è rimasto acceso in tutti i mesi successivi. Io ho continuato a lavorare tantissimo e fare cose speciali. Mi sono fatto quasi carico di un sentimento che stavamo provando tutti.

 

In quei giorni si diceva "ne usciremo migliori", Poi abbiamo visto che non è stato così nella maggior parte dei casi. A te cosa ha lasciato quel periodo?

Subito dopo il Festival ho vissuto un mese frenetico che mi stava staccando dalla realtà. Quello stop ha portato ha tante riflessioni. Che poi sono diventate canzoni ma anche considerazioni umane che mi porto dentro e che mi hanno poi portato a vivere in un certo modo, a voler vivere ancora più in contatto con gli altri. A un certo punto ho vissuto quasi in una comune, circondato da tanti amici. Sono stati momenti meravigliosi che hanno portato a queste canzoni, momenti davvero speciali e semplicissimi: perché avevo imparato qualcosa da ciò che avevo vissuto.

 

Diodato, le date dell'instore tour

Questi gli appuntamenti in cui il cantautore incontrerà i suoi fan: 24 marzo a Milano (ore 18:30 - laFeltrinelli P.zza Duomo); il 25 marzo a Roma (ore 18:00 - laFeltrinelli Appia); il 27 marzo a Torino (ore 18:00 - laFeltrinelli Off Topic); il 28 marzo a Bari (ore 18:00 @ laFeltrinelli via Melo), il 29 marzo a Taranto (ore 20.00 - Mondadori presso Spazioporto) e il 30 marzo a Palermo (ore 18:00 @ laFeltrinelli via Cavour). Diodato poi porterà dal vivo il suo album in primavera con dieci date nei club italiani ed europei a partire dal 15 aprile da Padova.

 

Queste le date del tour di Diodato

15 aprile al club Hall a Padova

20 aprile all’Alcatraz a Milano

22 aprile al Teatro della Concordia di Torino

27 aprile all’Estragon a Bologna

11 maggio presso Clamores a Madrid

18 maggio al Maschinenhaus a Berlino

20 maggio al Café de la Danse a Parigi

26 maggio al club Bitterzoet di Amsterdam

27 maggio a Praga presso Palàc Akropolis

27 luglio a Roma alla Cavea Auditorium Parco della Musica

 

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