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La "Cassandra" di Christa Wolf a teatro: tutti noi possiamo essere veggenti

Tratto dal testo della scrittrice tedesca arriva al Franco Parenti, dal 30 marzo al 6 aprile, lo spettacolo di Carlo Cerciello con Cecilia Lupoli

La "Cassandra" di Christa Wolf a teatro: tutti noi possiamo essere veggenti - foto 1
Guglielmo Verrienti

La "Cassandra" di Christa Wolf arriva al Teatro Franco Parenti di Milano con la regia di Carlo Cerciello, dal 30 marzo al 6 aprile.

Nei panni della sacerdotessa veggente, figlia di Ecuba e di Priamo, Cecilia Lupoli, quasi un'eroina del cyberspazio, che si dimena sul palco legata da lunghi lacci neri, tra passato, futuro e un doloroso presente.


Tra i libri più potenti e intensi di Christa Wolf "Cassandra" è un racconto senza tempo, un grido di protesta contro una società patriarcale e gerarchica, che ha zittito e ignorato per secoli la voce femminile. Ma è anche un appello disperato alla pace, contro la guerra, sia essa quella dei troiani, feroce e sanguinosa, sia essa quella combattuta per far cadere i muri della finzione.

"E' singolare come le armi di ogni persona siano destinate a restare sempre le stesse", dice Cassandra, che ha desiderato ardentemente il dono della veggenza e ne è irrimediabilmente diventata vittima, condannata a morire per aver visto, oltre alla finzione e aver parlato con voce di donna. "Con questo racconto vado alla morte".


 

Cassandra comincia a vedere tra le finzioni del Palazzo, nei sogni dei suoi familiari e dei suoi concittadini, nei segni che preparano e annunciano la guerra. Viene dal passato o dal futuro, testimonia il passato perché in futuro non abbiano a ripetersi gli stessi errori. Ma, forse, il futuro è già tra noi, è il nostro presente e gli errori si stanno già ripetendo. E’ prigioniera di Agamennone, di Clitemnestra, del passato, della paura, della veggenza, dei ricordi, della verità, del suo ruolo di testimone. I legami con tutto ciò, le creano tensione e la legano indissolubilmente al suo destino di morte. Gli occhi non hanno bisogno di guardare per vedere ciò che solo lei vede. Si dirige in un’unica direzione perché solo una direzione le è concessa, si dirige verso la sua morte. 

 

Sul palco

  Gli spettatori, intorno a lei, incuriositi, la spiano come la gente di Micene, ignari del fatto che il loro destino è segnato allo stesso modo. In un vigoroso conflitto fra costrizione e pura energia espansiva, legata alle lunghe funi elastiche che la imprigionano all’interno di un vetro rettangolare, come in un peep-show, la principessa troiana si rivela al pubblico.

 

Una coreografia minuziosa, curata da Andrea Iacopino, i costumi dark punk di Anna Verde, le musiche di Paolo Coletta e i giochi di luce creati da Cesare Accetta, ne fanno uno spettacolo di incredibile impatto emotivo. Impossibile non sentirsi partecipi del destino di Cassandra che scandisce il conto alla rovescia verso la fine di una società destinata all'autodistruzione perché incapace di vedere. 
La veggenza non è un dono divino ma l’umana capacità di giudicare la nuda, reale figura degli eventi. Tutti noi potremmo essere veggenti se i muri del silenzio e dell'oppressione si sgretolassero finalmente davanti a noi.

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