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Bob Dylan, compie 80 anni il menestrello del rock che ha vinto un Nobel

Cantautore, scrittore, poeta, attore, con il suo impegno politico e sociale è diventato un'icona

Compie 80 anni Bob Dylan, il poeta del rock che arrivò al Nobel

Bob Dylan ha raggiunto un altro traguardo importante, quello degli 80 anni, che festeggerà nella sua villa a Malibù. L'artrite non gli permette di tenere in mano la chitarra, così da anni suona appoggiandosi al pianoforte elettrico e la voce non è più quella di una volta, ma il menestrello del rock è ancora "Forever Young" e attivo come sempre. Cantautore, scrittore, poeta, attore, con il suo impegno politico e sociale è diventato un'icona. Che, dopo aver venduto oltre 125 milioni di dischi nel mondo e aver ricevuto moltissime onorificenze, ha vinto anche un Nobel. 

Il "menestrello di Duluth", cittadina del Minnesota dove è nato come Robert Allen Zimmerman (nome che cambiò poi legalmente nel 1962) il 24 maggio 2021, di uscire di scena per ora non ha nessuna intenzione.
In sessanta anni di onorata carriera è diventato un'icona senza precedenti: "Non c'è gigante più grande nella storia della musica americana", aveva detto il presidente Barack Obama consegnandogli nel 2012 la Medaglia della Libertà dopo averlo invitato due anni prima a cantare alla Casa Bianca con Joan Baez, la musa dei suoi vent'anni, per un concerto "colonna sonora" delle marce per i diritti civili.   

 

 

 

"Mr Tambourine Man" ha vinto 10 Grammy, un Oscar (per la canzone originale "Things Have Changed" dal film "Wonder Boys", 2000), un Pulitzer (il primo musicista rock a riceverne uno). E un Premio Nobel (alla Letteratura nel 2016) essendo paragonato dai colleghi a Omero, Ovidio e ai visionari del Romanticismo.
Nel 1965 con "Like a Rolling Stone", uno dei cardini della sua produzione, ha regalato un singolo di 6 minuti, in netto contrasto con le regole non scritte sulla breve durata.  L'anno successivo ha sfornato "Blonde on Blonde", il primo album doppio nella storia della musica rock, e per molti il video promozionale di "Subterranean Homesick Blues" è il primo vero videoclip della storia delle musica.  Un palmarès degno di una leggenda, quale è. 

 

Enigmatico oggi come 60 anni fa, quando sbarcò a New York per suonare nei locali fumosi del Village, Dylan non si lascia intimidire dall'età, così come non si fece intimidire dal misterioso incidente di moto del 1966, o dalla pericardite che nel 1997 lo spedì in ospedale, per poi riprendersi in tempo per cantare davanti a papa Woityla al Congresso Eucaristico di Bologna. 

 

 

Genio controcorrente, Dylan ha inventato il folk-rock, ma non solo. Aveva poco più di 20 anni quando scrisse "A Hard Rain's A-Gonna Fall" e ci vide dentro l'apocalisse: qualcuno pensa ancora oggi che parlasse di un disastro nucleare imminente oppure dell'omicidio Kennedy, ed è certo che si tratti di un brano quasi profetico, attuale oggi come ieri.  Nel 1963 esce "The Freewheelin", che contiene "Blowin' in the Wind", brano pacifista subito destinato a lasciare il segno e a diventare leggenda, la canzone più rifatta e ricantata nella storia della musica e originata da un canto degli ex schiavi neri che si erano arruolati nell'esercito yankee ai tempi della Guerra civile. 

 


Nell'ultimo album "Rough and Rowdy Ways", uscito in piena pandemia, l'imprevedibile astro della controcultura declama, più che cantare, i versi delle sue più recenti canzoni. Ma chi gliene può fare una colpa? In fondo di poesia sono fatte le sue canzoni e la poesia si declama.

 

Dylan però respinge etichette, in prima battuta quelle politiche, così come rifiuta "che la sua carriera venga imbalsamata", come scrive Paul Morley in "You Lose Yourself You Reappear", uno dei nuovi libri che celebrano la ricorrenza aggiungendosi a un catalogo di oltre 4.000 scritti su di lui, per non parlare dei documentari di cui due firmati da Martin Scorsese. L'ultimo anno, in cui mezzo mondo si è chiuso in lockdown, Dylan ha composto il nuovo album e venduto per 300 milioni di dollari il suo catalogo musicale a Universal Music. Tra un anno poi l'apertura dell'archivio segreto affidato al miliardario del petrolio George Kaiser: il Bob Dylan Center sorgerà a Tulsa, Oklahoma, dove già, in un gemellaggio simbolico, sono custodite le carte del suo idolo Woody Guthrie. Intanto si festeggia a Duluth e anche nella vicina Hibbing, dove la famiglia dell'artista si trasferì dopo che il padre Abe Zimmermann, colpito dalla polio, aveva perso il lavoro e dove il Dylan liceale si nascondeva sotto i banchi durante le esercitazioni anti-atomiche. C'è poi la mostra in Florida delle sue creazioni artistiche, perchè Dylan non è solo musica o poesia: una serie di paesaggi dipinti durante il lockdown verranno esposti in novembre al Frost Art Museum di Miami accanto ad altri quadri, disegni e sculture creati nell'arco di 60 anni.

 

 

Carisma e mistero, realismo e mitologia: in sei decenni alla ribalta Dylan è stato un veggente senza età e la voce di una generazione. Elusivo come sempre, difficilmente il festeggiato marcherà la ricorrenza in pubblico. Ma Dylan ha abituato i fan ad aspettarsi l'inaspettato: come quando nel 1965 "suonò elettrico" a Newport o, più di recente, si è messo a produrre il whiskey "Heaven's Door". O quando ancora ha "affittato" canzoni iconiche per spot di Apple, Cadillac, Pepsi, Budweiser e la catena di intimo Victoria's Secrets. Quest'ultimo, girato nel 2004 a Piazza San Marco, con l'unica apparizione del cantante in una pubblicità sullo sfondo del Canal Grande

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