Il trio di Hoboken

Yo La Tengo, la band dream-pop a Milano

Il trio di Hoboken intervistato da Tgcom24 in vista del concerto al Limelight

08 Mar 2013 - 11:35
 © Ufficio stampa

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Il segreto è usare il cuore, con la giusta dose di spensieratezza infatti "ogni cosa è possibile". Basterebbe dire questo per inquadrare gli Yo La Tengo. Lo sa bene Ira Kaplan, voce e chitarra del gruppo (gli altri due sono Georgia Hubley, voce e batteria, e James McNew al basso). Anzi è proprio lui che ce lo racconta durante la chiacchierata con Tgcom24, in vista del loro concerto del 10 marzo al Limelight di Milano.

A dare un peso alle parole di Kaplan, c'è un certificato di garanzia inconfutabile: la longevità della band di Hoboken (New Jersey), che fa musica da quasi trent'anni e da sempre portando a casa consensi di critica. Forse non tutti sanno chi sono. Di certo non sono i nomi pomposi del jet set musicale americano. Per fortuna, però, quando un'opera è ineccepibile, la cultura si fa sensibile e in un modo o in un altro eccoci qui a parlarne. E le loro opere, anche grazie allo spirito cazzaro del gruppo e alla loro passione, sarebbero tutte da ascoltare. Inclusa Fade la loro ultima fatica. Una perla dream-pop, leggiadra e gustosta. L'aurora nelle giornate assolate dell’alternative-rock. Inebriante, nostalgica e matura. Le dieci tracce - a partire da "Ohm" a finire da "Before we run" - sfumano con grazia e precisione formando un album quasi perfetto. Per questo, forse - ci dice Ira - il titolo, che significa appunto sfumare, dissolversi, "è venuto da sé". "Non c'è bisogno di dire di più", ribadisce. Ma capiamo un po' chi sono gli Yo La Tengo, partendo da Fade...

Quando e dove è nato l'album?
"Abbiamo lavorato sulle canzoni per circa un anno, poco più o poco meno, nella nostra sala prove a Hoboken, fino ai primi di giugno dell'anno scorso. Il restante periodo estivo l'abbiamo passato a Chicago, per la registrazione e per il mixaggio al Soma Studio".

Tornando indietro nel tempo, potevate immaginarvi che sarebbe andata così la vostra carriera musicale?
"Non avremmo mai potuto prevedere che saremmo stati insieme così a lungo. Non abbiamo mai avuto un piano. Forse è questo il segreto".

Quanto sono stati importanti formazione, cultura e sincerità musicale?
"Nessuno di noi ha molto in termini di formazione, quindi credo che non sia troppo importante. La cultura? Siamo tutti formati da ciò che ci circonda e sono sicuro che ha avuto un grande impatto su quello che oggi facciamo. Sincerità musicale. . . Conrad Birdie (protagonista di un musical americano, ndr) canta 'devi essere sincero', e chi siamo noi per discuterne?" 

Come vedete la scena indie-internazionale, cosa c'è da prendere e cosa da buttare?
"Iniziarei gettando via il termine indie".

Cosa cercavate agli inizi e cosa invece cercate oggi?
"Non so se i nostri obiettivi sono cambiati più di tanto. Abbiamo solo cercato di scrivere canzoni che ci piacciono."

La definizione sugli Yo la tengo che più si avvicina al vostro modo di essere?
"In una occasione il comico Cliff Arquette, alias Charley Weaver, a Hollywood Squares (il format originale del Gioco dei nove, ndr) disse: Io non sto bleffando".

L'album sul comodino?

"Gli ultimi due album che ho ascoltato sono You're Never Alone with a Cigarette dei Sun City Girls e Tempest di Bob Dylan".

Avete altre sorprese come il Wheel Tour per le prossime date?
"Ci sono sempre delle sorprese ai nostri concerti. Il tour della ruota che sceglieva se dovevamo cantare o fare altro era un un po' più evidente. Ma in realtà ogni sera suoniamo canzoni che raramente facciamo".

Dall'energia di Fade sembrate più innamorati oggi di ieri? Come è possibile?
"Tutto è possibile, eccetto il vino rosso con il pesce".

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