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Dalla transizione ecologica alla difesa: il futuro dell'Europa | Guarda la quinta puntata (da Strasburgo) di "Together #Europa2025"

L'approfondimento è andato in onda sabato 11 ottobre. Ospiti dell'appuntamento Irene Tinagli, eurodeputata Pd; Stefano Cavedagna, europarlamentare FdI; Salvatore De Meo, presidente delegazione Ue-Nato; Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo. Ai nostri microfoni ha parlato anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola  

11 Ott 2025 - 10:58

Dalla transizione ecologica alla difesa. Nella quinta puntata di "Together #Europa2025", il progetto multimediale di Tgcom24 sull'Europa, si è parlato di temi che riguardano il futuro dell'Ue direttamente dalla sede del Parlamento europeo di Strasburgo. Ospiti dell'appuntamento, andato in onda sabato 11 ottobre e condotto da Paolo Liguori, Irene Tinagli, eurodeputata Pd; Stefano Cavedagna, europarlamentare FdI; Salvatore De Meo, presidente delegazione Ue-Nato; Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo. Ai nostri microfoni ha parlato anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola

La transizione ecologica

 "In Europa, abbiamo un problema - ha affermato Cavedagna -: ad oggi, la transizione ecologica sta diventando insostenibile per le famiglie e per le imprese. Siamo arrivati a vedere delle vere e proprie follie ecologiste, come quella delle Case Green o la cosiddetta direttiva delle auto elettriche. Siamo contenti che, anche grazie al grande lavoro del governo Meloni, questa linea stia un po' cambiando. Proprio l'Italia, assieme alla Germania, ha inviato una lettera alla presidenza della Commissione von der Leyen per chiedere di rivedere subito la direttiva e più sistemi di approvvigionamento: quindi non solo l'elettrico, ma guardare anche ad altri carburanti sicuramente rispettosi, tra i quali i biocarburanti. Alcuni di questi ultimi si potrebbero creare direttamente dagli scarti agricoli, quindi, per la prima volta, si tratterebbe di una vera economia circolare, molto più sostenibile di quell'elettrico che ci vede consegnati all'economia cinese. Infatti, larga parte della raffinazione del litio è proprio in mano cinese. Abbiamo fatto tanto per emanciparci dal gas russo e ora ci lanciamo tra le braccia dei cinesi. Non è esattamente l'idea di indipendenza economica che vogliamo". 

"Anche se è stata data la fiducia a Ursula von der Leyen, esiste una maggioranza sopita tra il mondo dei Conservatori, il gruppo dei Patrioti e il gruppo del Partito Popolare Europeo che su tutte queste scelte ideologiche-ambientaliste sta già lavorando assieme e potrebbe davvero cambiare l'Europa", ha concluso l'europarlamentare FdI. 

"Il tema della sostenibilità non è soltanto una questione ideologica - ha replicato Tinagli -. È una questione economica e anche di competitività internazionale. Il problema di concorrenza cinese deriva dal fatto che la Cina ha iniziato a investire in tecnologie verdi e ambientali molto prima e molto più di noi. Quindi noi ci siamo trovati indietro, ma questo è successo molto prima del Green Deal, purtroppo. Il Green Deal è stato un tentativo di accelerare la transizione e gli investimenti in tecnologie verdi anche in Europa, consapevoli che se non ci fossimo mossi nei tempi accelerando un po' - nel mentre anche gli Stati Uniti si sono mossi - noi rischiavamo di soccombere. Quindi, la sostenibilità ecologica va di pari passo a una sostenibilità economica. Il problema dell'Europa è che rispetto a Cina e Stati Uniti ha poche risorse; il bilancio europeo, infatti, è molto piccolo perché i governi nazionali amano chiamare in causa l'Europa quando hanno bisogno di soldi, ma, quando si tratta di dare all'Europa i poteri e le risorse per fare le politiche economiche-industriali, nessuno vuole fare un passo un po' più avanti". 

Tinagli, che è presidente della Commissione Casa, ha parlato anche di abitazioni: "Stiamo affrontando il tema in senso molto ampio, perché, negli ultimi anni, in moltissime città, i prezzi delle case sia per l'acquisto sia per l'affitto sono schizzati alle stelle. Dobbiamo trovare un modo per aiutare le famiglie che non ce la fanno, anche perché è aumentata l'inflazione e sono aumentati i prezzi, ma i salari, soprattutto da noi in Italia, sono rimasti uguali. È necessario fare un'operazione di sostegno agli investimenti pubblici e delle collaborazioni col settore privato". 

Metsola: "Stiamo facendo un programma di semplificazione"

 Come si accennava, ai nostri microfoni ha parlato anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, la quale ha sottolineato che "la richiesta dei cittadini quando siamo andati alle urne nel 2024 era molto chiara: rendere la loro vita più facile e sicura. Per questo, noi stiamo facendo un programma di semplificazione. Non è facile, ma lo dobbiamo fare". 

Metsola ha parlato anche della situazione in Ucraina e in Medio Oriente: "Al contrario della percezione, il Parlamento europeo ha avuto una voce molto forte fin da subito sia per quanto riguarda l'invasione russa sia relativamente al 7 ottobre. Uno, la Russia non può fare quello che sta facendo, dobbiamo aiutare gli ucraini che stanno lottando per la nostra sicurezza. Due, nel Medio Oriente deve regnare la pace. Cosa significa la pace? Il rilascio degli ostaggi, il cessate il fuoco, che possiamo trovare la soluzione su due Stati". 

La difesa

 Si è poi arrivati al tema della difesa, sul quale è intervenuto De Meo: "La difesa è un elemento essenziale per garantire un'autonomia e una strategicità dell'Unione europea sul panorama internazionale. In Italia, come in altri Paesi, il dibattito è stato polarizzato e anche, a volte, semplificato. Non mi appassiona chi divide la discussione in spese militari sì e spese militari no, noi dobbiamo interpretare la difesa ben oltre la dimensione militare. Si pensi a tutto quello che può accadere nel mondo cibernetico, alla sicurezza energetica e a quella alimentare". 

"Abbiamo messo in campo delle risorse che dovranno essere utilizzate secondo la discrezionalità dei singoli Paesi e con una necessaria armonizzazione da parte dell'Ue perché si possa creare un sistema che ci permetta di essere credibili - ha aggiunto -. Non è un caso che sugli scenari di guerra attuali noi non abbiamo potuto esercitare alcun ruolo di mediazione. Nel corso degli anni, infatti, non abbiamo convintamente creduto in una politica estera, che deve essere comune, e di difesa. L'Ue deve prendere consapevolezza della sua rilevanza. Molto spesso si parla della irrilevanza dell'Ue quando in realtà è una questione di mancata consapevolezza". 

"Possiamo essere rilevanti anche attraverso una politica di difesa, che, sembrerà strano, ma dovrebbe portarci a una maggiore integrazione. Non si tratterebbe di un passo indietro rispetto alla propria sovranità, ma di un rafforzamento della nostra identità all'interno di un progetto comune che si chiama Europa", ha chiosato. 

Sul tema ha dato il suo parere anche Borchia, dicendo: "Ritengo che in questo dibattito debba prevalere la razionalità. Capisco che il contesto internazionale e la realtà della geopolitica di oggi non aiutino a mantenere calma e sangue freddo, però oggettivamente stiamo parlando di investimenti importanti che andranno a impegnare dal punto di vista finanziario l'Europa non per il presente ma per molti anni. Per cui, attenzione a ogni soldo che si spenderà. Anche perché tra l'investimento e lo spendere male le poche risorse che ci sono a disposizione il confine è, a volte, molto labile".  

Sulla possibilità di ragionare su eserciti "unici, comuni", l'europarlamentare ha dichiarato: "Entriamo in un terreno scivoloso (che poi si fa fatica a capire da chi verrebbero gestiti e comandati). Penso che, comunque, non si dovrebbe avere il timore di confrontarsi con le paure, le difficoltà e le istanze che arrivano dai territori". 

Infine, sul tema dell'unanimità, Borchia ha affermato: "Va dibattuto. Da un certo punto di vista rappresenta anche un freno a mano, una polizza, una salvaguardia per quei Paesi che magari temono che una decisione presa dagli altri Stati possa ledere gli interessi nazionali".