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Recovery, ecco perché la riforma della giustizia è cruciale | Guarda la ventesima puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa"

L'approfondimento settimanale, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda martedì 1 giugno. Ospiti del ventesimo appuntamento Antonio Tajani e Sandro Gozi

Il futuro dell’Italia passa anche e soprattutto dalla giustizia. In tal senso, le parole del ministro della Giustizia Marta Cartabia sono emblematiche. "Sulla durata dei processi il governo si gioca il Recovery", ha detto, rendendo di fatto la riforma del sistema giudiziario essenziale per il nostro Paese. I soldi del piano sono infatti condizionati da alcune riforme strutturali che l’Italia deve realizzare. Senza queste non riceveremo i fondi. Ne abbiamo parlato a "Fatti e Misfatti d’Europa", il programma di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo. Ospiti del ventesimo appuntamento Antonio Tajani, vicepresidente del Partito Popolare europeo e di Forza Italia, e Sandro Gozi, europarlamentare di Renew Europe.

L’importanza della riforma della giustizia - Definita orizzontale nel Pnrr, la riforma della giustizia deve rispondere a specifiche raccomandazioni della Commissione europea. E’ necessario che l’Italia aumenti l’efficienza del sistema giudiziario civile, favorisca la repressione della corruzione, anche attraverso una minore durata dei procedimenti penali, e velocizzi i procedimenti di esecuzione forzata e di escussione delle garanzie. Non si tratta di un aspetto che interessa solo chi frequenta i tribunali perché gli effetti di una cattiva giustizia impattano sia sull’economia che sul sociale.


A questo proposito, nel Pnrr vengono riportati alcuni dati che mettono in relazione le riforme alla nostra economia. Una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50% potrebbe infatti accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10%. Mentre una riduzione da 9 a 5 anni dei tempi di definizione delle procedure fallimentari potrebbe generare un incremento di produttività dell’economia italiana dell’1,6%. L’obiettivo è approvare prima del prossimo autunno tre leggi delega per la riforma del processo civile, penale e del Consiglio superiore della magistratura.


“Da anni la Commissione europea chiede all’Italia di fare una riforma della giustizia. Sono soprattutto i tempi dei processi ad allarmare Bruxelles. I processi lumaca del nostro Paese sono un danno di circa il 2,4% del Pil. La prima cosa che dovrebbe fare il nostro governo è tagliare i tempi. Queste lungaggini non soltanto creano incertezza, ma provocano anche l’andata via dal nostro Paese di investitori che chiedono invece certezze da parte della giustizia. Non so se si potrà arrivare a una riforma complessiva. Noi puntiamo ad avere sullo stesso piano l’accusa e la difesa - sottolinea Tajani -. Abbiamo bisogno di una riforma del Csm. Basta con un Csm fatto solo di correnti, come se fossero i magistrati membri di un partito politico. Va fatto veramente un grande cambiamento nel nostro Paese, non so se faremo in tempo a farlo, però certamente è indispensabile tagliare i tempi. Quello sì che si può fare anche abbastanza rapidamente, serve la volontà politica. Mi auguro che tutte le forze che sostengono il governo di unità nazionale siano disponibile ad andare avanti e ad accelerare i tempi”.


La riforma della giustizia - Come snellire e velocizzare i processi e rendere la giustizia più efficiente seguendo gli obiettivi che ci sono stati dati dall’Ue? Marta Cartabia sta lavorando a una riforma completa che dovrà essere pronta entro il 2026 e che si muove su tre grandi filoni: modificare il processo civile, quello penale e riformare il Csm.


Sulle cause civili si gioca la partita più importante perché i tempi del processo dovranno essere ridotti praticamente della metà. Obiettivo del ministro: valorizzare gli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, privilegiando mediazioni, arbitrati e negoziazioni assistite così da non arrivare davanti a un giudice, alleggerendo l’amministrazione della giustizia. Riforma avviata anche per il processo penale: viene stabilita una durata prefissata per indagini e gradi di giudizio, modificabili con la gravità del reato. In caso di mancato rispetto dei tempi verranno introdotti sconti di pena sia detentiva che accessoria e pecuniaria. La riforma del processo penale è attesa in aula a fine giugno. Tra i punti chiave c’è la prescrizione, tavolo di scontro tra i partiti della maggioranza. E, infine, il Csm: si chiede di rinnovare sia il sistema elettorale che il funzionamento dell’organo, dopo le polemiche sollevate dagli scandali che hanno colpito la magistratura negli ultimi mesi.

 

Se non dovessimo riuscire a realizzare certe riforme non riceveremmo i soldi pattuiti con Bruxelles. Se l’Italia sta avviando un percorso di riforme in linea con l’orientamento di Bruxelles, chi sta andando allo scontro è la Polonia. La Commissione ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea contro la legge del sistema giudiziario polacco e a difesa dei magistrati. Questo ha riacceso un tema molto importante: quello della protezione dello stato di diritto.

 

“In Polonia la magistratura è stata riformata, ma male, dato che si è negata l’indipendenza alla magistratura stessa. Per questo, la Commissione ha agito contro il Paese perché viola dei principi fondamentale di stato di diritto. In Italia abbiamo il problema opposto, non di fare le riforme sbagliate ma di non averle fatte da troppo tempo. Quindi, quello che la Commissione chiede, e che è stato raccomandato da molto tempo, è finalmente di riformare il funzionamento della magistratura e il Csm, proprio perché le lentezze della giustizia civile e penale sono considerate un grossissimo ostacolo alla crescita economica del Paese. Dunque, mentre alla Polonia si chiede di tornare indietro nelle riforme sbagliate, all’Italia di fare riforme senza le quali i fondi per il Recovery non verranno erogati. L’impianto del piano di rilancio europeo è legato all’attuazione di riforme, se queste non ci sono i soldi non verranno dati”, spiega Gozi.


I tempi della giustizia - Il Consiglio d’Europa pubblica periodicamente un report - realizzato dalla Commissione europea - che mette a confronto i Paesi sull’efficienza della giustizia. Per quanto riguarda i procedimenti civili pendenti ogni 100 abitanti, il nostro Paese è fanalino di coda in Ue e nella classifica generale dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa è penultima (dopo di noi c’è la Bosnia). 

 

Durata media dei procedimenti - Un altro dato importante è quello della durata dei procedimenti giudiziari. Nel nostro Paese, in media durano 7 anni. In Spagna, 3 anni e 5 mesi, in Francia 3 anni e 4 mesi, in Germania 2 anni e 4 mesi.


Istituire una Commissione di controllo sugli errori giudiziari. C’è chi propone di inserire anche questo in vista della riforma della giustizia, partendo dall’inserimento del cosiddetto principio della lealtà processuale. La Corte europea dei diritti dell’uomo, tramite alcune sentenze, ha messo in discussione delle procedure adottate dalla giustizia italiana e non riconosciute in Europa. Ha chiesto spiegazioni anche sulla condanna di Silvio Berlusconi del 2013.

 

“La Corte europea dei diritti dell’uomo si occupa soprattutto dei diritti di ogni persona e in questo caso dei diritti dell’imputato. Cos’ha domandato all’Italia? Ha voluto sapere se si è svolto un processo in maniera regolare, cioè se sono stati tutelati, in un Paese che dovrebbe essere la patria del diritto, i diritti dell’imputato, se ci sono stati più processi nei confronti della stessa persona per lo stesso reato contestato. Ha voluto capire se la decisione di far lavorare la Corte di Cassazione durante l’estate con una sezione feriale - e non con quella competente per materia - sia stata una scelta dettata dalla voglia di far rispettare la legge, che deve essere uguale per tutti, oppure finalizzata - come ha detto uno dei componenti della Corte stessa - a mettere Berlusconi davanti al plotone di esecuzione. Il tema riguarda direttamente Berlusconi ma indirettamente milioni di cittadini italiani”, spiega Tajani.


“Cito un dato: nel Lazio, il 60% degli imputati viene assolto - continua -. Questo vuol dire che 6 processi su 10 hanno dimostrato che chi ha accusato o magari anche arrestato quella persona ha commesso un errore. Vuol dire che qualcosa non funziona nella macchina. Questo non significa essere lassisti, ma rispettare le regole del diritto. In ogni aula dil tribunale c’è scritto “La legge è uguale per tutti”. Inoltre, il processo deve essere equo”. 

 

E sul Csm dice “serve una riforma seria. Mi auguro che ci sia questa volontà di dar vita anche in Italia a un processo giusto, dove ogni cittadino si senta sicuro quando si presenta in un tribunale, dove deve pensare che la sentenza non è già stata decisa prima dell’inizio del processo. Questo veramente non è corretto, non è democratico, noi siamo la culla del diritto. Su questa questione si è discusso molto nel nostro Paese e tanti errori sono stati commessi a partire dal secondo dopoguerra, quando Togliatti pensò di occupare la magistratura nei punti chiave. Il Partito comunista non voleva controllare tutti i magistrati, infatti, ma quelli che avevano potere politico. Bisogna comunque dire in maniera molto chiara che la stragrande parte dei magistrati fa il proprio dovere, rischiando anche la vita, penso a Livatino”.


La Procura europea - Durante la puntata, si è parlato anche di un’altra novità: la cosiddetta procura europea, entrata nel pieno esercizio delle sue funzioni. Avrà la funzione di perseguire tutti coloro che, attraverso frode e riciclaggio, andranno a ledere gli interessi economico-finanziari dell’Unione europea. “Finalmente l’Unione si dota di strumenti autonomi per perseguire dei reati gravi di frodi e violazioni al bilancio dell’Ue. Questo credo sia molto importante perché le frodi sono sempre più transnazionali e fino ad oggi non avevamo gli strumenti per prevenirle. E’ un primo passo per lottare oggi contro i reati finanziari e domani anche contro il crimine organizzato e il terrorismo. Un passo in avanti verso una giustizia più integrata e più efficiente a livello europeo”, conclude Gozi.

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