Contiene piccolissimi cristalli, poco più larghi di un filamento di Dna. A indicarlo è una ricerca della University College di Londra e dell'Università di Cambridge, che getta anche nuova luce sull'origine della vita
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È molto meno simile all'acqua di quanto si pensasse, la più comune forma di ghiaccio presente nell'universo, quella a bassa densità che si trova sulle comete, sulle lune ghiacciate come quelle di Giove e Saturno e nelle nubi di polveri dalle quali si formano stelle e pianeti.
La sua struttura, in realtà, non è completamente amorfa e disorganizzata come quella dell'acqua liquida, ma contiene minuscoli cristalli di circa tre nanometri, poco più larghi di un filamento di Dna. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Physical Review B, condotta dallo University College di Londra e dall'Università di Cambridge, che getta nuova luce anche sull'origine della vita sulla Terra.
"Ora abbiamo una buona comprensione di come si presenta a livello atomico la forma di ghiaccio più comune nell'universo", afferma Michael Davies, che ha guidato la ricerca, basata su simulazioni al computer ed esperimenti di laboratorio. "Questo è importante perché il ghiaccio è coinvolto in molti processi cosmologici ad esempio nella formazione dei pianeti, nell'evoluzione delle galassie e nel modo in cui la materia si muove nell'universo".
I risultati sono rilevanti anche per una delle teorie sull'origine della vita sulla Terra, secondo la quale i "mattoncini" che hanno consentito la nascita dei primi organismi sarebbero arrivati a bordo di una cometa ghiacciata caduta sul nostro pianeta. "I nostri risultati suggeriscono che questo tipo di ghiaccio sarebbe un materiale di trasporto meno adatto per queste molecole perché una struttura parzialmente cristallina ha meno spazio", sottolinea Davies. "Tuttavia, la teoria potrebbe ancora essere vera poiché nel ghiaccio ci sono anche regioni amorfe in cui gli ingredienti della vita potrebbero essere intrappolati e immagazzinati", conclude il ricercatore.