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Test d’ingresso 2021, per 2 su 5 è almeno il secondo tentativo. L'università? Vicino casa (causa Covid)

Con il test di Veterinaria del 1° settembre si apre la stagione delle prove di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso. Circa il 40% dei candidati, però, è già al secondo o terzo tentativo. L’emergenza sanitaria ha il suo peso sulle scelte

 Test d'ingresso per Medicina 2020
Ansa

Iniziano i test d'ingresso, la prima vera selezione che dovranno affrontare gli studenti appena usciti dalle scuole superiori, o perlomeno quelli che vorrebbero accedere a uno dei corsi di laurea ad accesso programmato nazionale: Medicina, Odontoiatria, Architettura, Veterinaria, Scienze della formazione, Professioni sanitarie.

Anche se non mancheranno, e saranno tanti, volti già visti dodici mesi fa. Infatti, in base a un sondaggio effettuato da Skuola.net in occasione dei test 2021 – che ha coinvolto circa 700 ragazzi che da qui alla fine di settembre si cimenteranno con i quiz – solo 6 su 10 sono al primo tentativo; gli altri affronteranno il questionario per la seconda volta (30%) se non come minimo per la terza (9%).

 

A volte ritornano

Tra loro, tanti studenti iscritti a un altro corso universitario durante il precedente anno accademico (24%), che magari avevano fallito l'accesso dodici mesi fa e che avevano ripiegato su una percorso assimilabile a quello puntato, ma a numero aperto. E poi, molti giovani lavoratori che vogliono dare una svolta alla propria vita (17%) oppure chi al momento non studia né lavora (11%) e che non essendo riuscito sinora a coronare il proprio sogno si è messo alla finestra. Alla fine, in generale, i neodiplomati potrebbero essere meno di 1 su 2.

 

Chi non passa ci riprova

Una tendenza, quella delle prove ripetute, che molto probabilmente si ripeterà anche l'anno prossimo. Visto che, almeno nelle intenzioni della vigilia, in caso di 'fumata nera' oltre 8 su 10 giurano che tenteranno ancora. Non tutti, però, occuperanno i mesi che li separeranno dai prossimi test d'ingresso allo stesso modo: il 58% si iscriverà a un corso che gli permetta di sostenere qualche esame comune a quello a numero chiuso, il 24% per ora rinuncerà all'università e si ripresenterà in ateneo a settembre 2022. Appena il 18%, invece mollerà definitivamente.

 

Le professioni mediche monopolizzano la scena

A fare la parte del leone, come da tradizione, gli aspiranti iscritti nelle facoltà medico-sanitarie: sommando tutti i corsi, oltre il 70% degli intervistati si orienterà proprio verso quest'area. Come sempre, nella classifica delle preferenze, in vetta troviamo Medicina che da sola assorbe oltre 4 studenti su 10.

 

La pandemia ancora incide sulle scelte

Test d'ingresso su cui, però, per il secondo anno consecutivo aleggia la minaccia della pandemia, condizionando in parte le scelte degli studenti. La stragrande maggioranza dei ragazzi – quasi 9 su 10 - se la spunterà si iscriverà in un ateneo della stessa regione di residenza o di una regione confinante. Fin qui niente di strano, se non fosse per il fatto che per un'ampia fetta di loro (29%), nella decisione ha avuto un ruolo importante l'emergenza sanitaria in corso: il 19% resterà vicino casa per ragioni economiche, non potendo permettersi la vita da fuori sede, il 10% per motivi logistici, avendo paura di dover stare a lungo separato dai propri cari in caso di nuove chiusure.

 

Un investimento, di soldi e tempo

E a proposito di costi e tempi, per prepararsi ai test d’ingresso molti dei candidati hanno investito su entrambi i fronti. Tra libri, corsi e altri ausili didattici, 1 su 5 ha speso una cifra tra i 300 e i 500 euro, a cui si aggiungono altrettanti che hanno superato quota 500 euro. Senza contare la tassa d’iscrizione ai test che, ad esempio, per i corsi di Odontoiatria e di Medicina e Chirurgia ammonta a 100 euro. Preparazione che, per molti, è partita mesi e mesi fa. Solo un quarto del campione (25%), infatti, si sta dedicando allo studio in vista dei quiz da circa un mese (o anche meno). Tutti gli altri ci hanno pensato in largo o larghissimo anticipo, con punte di programmazione davvero inusuali per uno studente: 1 su 4 ha iniziato praticamente dodici mesi fa. Del resto la concorrenza, soprattutto in ambito sanitario, è tanta ed è meglio non farsi trovare impreparati.

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