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Tecnologia a scuola, non mancano solo i tablet: allo Scientifico uno studente su 6 fa ancora i conti a mano 

Ritardi non solo sulla didattica digitale. Ma il modo per recuperare il terreno perduto c'è

tecnologia, scuola

Con l'inizio dell'anno scolastico 2020/2021 ci si sta interrogando anche su cosa resterà della svolta digitale avviata in blocco durante il lockdown. La didattica a distanza e, più in generale, la tecnologia avranno un ruolo centrale anche nei mesi a venire oppure verranno riposte in cantina e tirate nuovamente fuori in caso di emergenza? Le premesse, c'è da dire, non sono proprio incoraggianti: secondo un sondaggio del portale Skuola.net alla vigilia del back to school 2020, Uno studente su 5 è senza un dispositivo personale (tablet o computer) con cui studiare; al Sud si arriva a circa 2 su 5. Non solo: quasi la metà degli istituti (42%) continua a non incentivarne la diffusione e lascia 'carta bianca' alle famiglie. Nonostante quanto accaduto dalla fine di febbraio in poi.  

La scuola digitale è ancora lontana

Sono dati che mostrano come la scuola italiana sia rimasta ferma non alla fine del 2019 ma a qualche decina di anni fa. Quando faceva l’ingresso nel mercato di massa uno strumento al tempo innovativo: la calcolatrice! Sebbene, infatti, la si usi quotidianamente - vuoi solo perché integrata nell’ormai onnipresente smartphone - a scuola non è così. A confermarlo un'altra recente indagine di Skuola.net: l'“Osservatorio sugli strumenti di calcolo”, svolto in collaborazione con CASIO. Allo Scientifico, il più frequentato dei nostri licei e perciò indirizzo su cui si è concentrata la ricerca, ad esempio la matematica si affronta ancora a “mani nude”: su un campione di 5mila maturandi, circa uno su 6 ha svolto l’ultima seconda prova scritta d’esame (quella del 2019) senza calcolatrice. Figurarsi cosa può avvenire in altri indirizzi. 

 

I numeri ci condannano

E, guarda caso, è lo stesso numero di quanti, al contrario, hanno affrontato l’esame dotati della calcolatrice grafica, lo strumento di calcolo più evoluto attualmente consentito (che in molti Paesi europei è addirittura obbligatorio o raccomandato per la scuola). Paesi nei quali gli studenti risultano migliori dei nostri in matematica, stando ai dati Pisa Ocse. L’ultima rilevazione attesta ad esempio la Danimarca a quota 509, surclassando il nostro più modesto 487, che peraltro è anche al di sotto della media OCSE. Insomma uno strumento che facilita sulla carta il calcolo non sembra creare dei deficit in matematica, anzi. Questa arretratezza degli strumenti utilizzati e, di conseguenza, della metodologia di insegnamento, non può che avere riscontro nei risultati e nelle prospettive degli studenti italiani. Che spesso si guardano bene dal proseguire gli studi all’università nelle discipline di ambito STEM: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, richiedendo una certa familiarità con i numeri. 

 

Un cambio di metodo può dare la spinta decisiva

Non si può dire, però, che il ministero dell’Istruzione non ci stia provando a cambiare la situazione. Dal 2017, infatti, è arrivato un primo importante passo in avanti: la calcolatrice grafica è stata ammessa all’esame di Maturità. Ma già da prima si è iniziato a dare una scossa al modello didattico utilizzato dalla maggior parte dei docenti per l'insegnamento delle materie scientifiche. Esattamente dal 2015, quando è partita l’iniziativa “Il mondo dà i numeri”, un progetto nato da un protocollo d’intesa tra il Miur e CASIO che ogni anno permette gratuitamente a decine di istituti di formare i docenti per impiegare approcci e metodologie di calcolo moderne. Fornendo una leva per rendere più coinvolgenti le lezioni. Come? Dei casi pratici, simili ai cold case che siamo abituati a vedere in film e serie Tv, da risolvere con gli strumenti e i materiali messi a disposizione, applicando i princìpi della cinematica, della termica, della dinamica. Anche quest’anno le adesioni sono aperte, c’è tempo fino al 28 settembre. Della serie: non è mai troppo tardi. 

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