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Ritorno a scuola, i presidi: con il distanziamento impossibile presenza al 100% alle superiori

Scuole già al lavoro per il nuovo anno scolastico. Cristina Costarelli, dirigente scolastica del Liceo Newton di Roma, non nasconde le sue perplessità

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Addio a mascherine, Dad e distanziamento? È l’auspicio che unisce tutto il mondo della scuola, e non solo, pensando al ritorno sui banchi per il prossimo anno scolastico. Negli istituti italiani, nel frattempo, si sta già organizzando la ripartenza, in modo da non arrivare impreparati al ritorno in classe, già pianificato dai vari calendari regionali per le prime settimane di settembre 2021. Ma sono ancora tanti i dubbi che avvolgono il back to school, soprattutto considerando la pandemia, che tutt’oggi rimane un’incognita difficile da decifrare. Per questo il portale Skuola.net ha interpellato un esponente di spicco dei presidi - Cristina Costarelli, dirigente scolastica del Liceo Newton di Roma e vicepresidente ANP Lazio - per far luce su alcuni aspetti chiave.

Che anno scolastico sarà il prossimo? Un 2020/21 bis o qualcosa di diverso?

“Non abbiamo ancora indicazioni ufficiali per le riaperture. Il 25 giugno c’è stato un primo incontro a livello di Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, estremamente generico e consultivo; nulla di concreto. Quindi ad oggi tutto è possibile anche se le premesse, con una situazione di emergenza che persiste, lasciano pensare che le regole per l'inizio del nuovo anno scolastico saranno vicine a quelle della chiusura del precedente. Così, se dovesse resta il metro di distanziamento tra le misure precauzionali, i ragazzi delle superiori non potranno rientrare materialmente al 100%. Una percentuale dovrà restare in Didattica a distanza, e questo ci fa immaginare un rientro con la didattica mista. Magari con percentuali che possono essere leggermente diverse. Sperando che nel corso del prossimo anno scolastico 2021/2022, magari dopo Natale, si possa avere una situazione di normalità.”

 

Ci sarà la tanto auspicata riduzione degli alunni per ogni classe? Com’è la situazione?

“Per quanto riguarda gli organici e il numero di studenti per classe, il tutto è già definito. È definito già da marzo/aprile, perché è in quel momento che abbiamo ricevuto gli organici per il prossimo anno scolastico. Quindi assolutamente nulla di nuovo: avremo le classi prime con un numero di alunni che parte da un minimo di 27 fino a un massimo di 30/31, tetto che si può abbassare soltanto in presenza di disabili. Per cui non c’è nessuna riduzione di alunni per classe, e nelle altre regioni il trend è simile, perché determinato da una normativa di tipo nazionale, che è il DPR 81 del 2009 emanato dall’ex ministra dell'Istruzione Gelmini, che tutt’oggi è la normativa nazionale di riferimento per la formazione delle classi.”

 

Parliamo di classi ‘pollaio’: perché siete costretti a formare classi così numerose?

“Su questo, va detto che non siamo noi scuole a formare le classi numerose. La procedura è che noi scuole inviamo i nostri dati agli uffici territoriali e provinciali con un’ipotesi di formazione delle classi. Questa ipotesi, come accennato, è basata sulla normativa nazionale sopra citata, in cui si prevede che - per le scuole superiori - le prime classi possano essere avviate con un numero minimo di 27 alunni. Le scuole considerano il numero totale delle iscrizioni, lo dividono per il quoziente 27 (nel quale interviene anche il tasso di ripetenza) e fanno una pianificazione delle classi. Questa poi viene inviata all’ATP. Se non si rispetta il parametro nazionale, l’ATP (Ambiti Territoriali delle Province,ndr) non autorizza le classi. Va da sé che le classi pollaio vengono generate da una normativa nazionale che non è stata assolutamente modificata né derogata dalla situazione Covid. Quindi ripartiamo nel 2022, così come eravamo nel 2021, così come siamo dal 2009.”

 

E sulla questione dispersione scolastica, qual è la sua sensazione? Quanti studenti non torneranno in classe a settembre?

“Rispetto alla dispersione scolastica, è un po’ difficile parlare di percentuali. Abbiamo già visto in corso d’anno un leggero aumento di dispersione, dovuto chiaramente alla situazione scolastica emergenziale. Didattica a distanza alternata alla didattica in presenza, infatti, ha fatto sì che in alcuni contesti si sia incentivato l’allontanamento dalle scuole di alcuni alunni. Gli istituti fanno il possibile per cercare di recuperarli; già adesso i docenti a fine anno hanno cercato di trovare un punto di incontro con questi studenti. Lo rifaremo ancora l’anno prossimo, ma certamente una previsione di aumento della dispersione ce l’aspettiamo; anche se numericamente è difficile prevederla, ma siamo pronti ad osservarla e comunque a fare il possibile per evitarla. Faremo quanto è nelle nostre capacità, competenze e possibilità per riportare questi studenti a scuola.”

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