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Quali lauree triennali fanno lavorare prima e guadagnare di più? Professioni Sanitarie, Giurisprudenza e Informatica

Un’analisi attenta degli esiti occupazionali dei laureati “brevi”, a un anno dal titolo, porta alla luce i corsi universitari che possono portare a maggiori occasioni di collocamento

Quali lauree triennali fanno lavorare prima e guadagnare di più? Professioni Sanitarie, Giurisprudenza e Informatica - foto 1
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Chi dice che con la laurea triennale non si trova lavoro? Anche se spesso considerato un traguardo “minore”, infatti, questo titolo può dare le sue soddisfazioni, portando in dote a chi lo consegue elevate possibilità di trovare un’occupazione, in tempi rapidi.

 

A disegnare il quadro dei titoli per i quali non è poi così fondamentale - come invece avviene per altri percorsi - arrivare alla laurea magistrale è un’elaborazione degli ultimi dati Almalaurea che il prof. Angelantonio Mastrillo, Segretario della Conferenza Nazionale Corsi di Laurea Professioni Sanitarie, ha pubblicato attraverso il portale Skuola.net.

 

L’importante, però, è selezionare bene il percorso. In questo, le Professioni Sanitarie continuano a essere una garanzia. Pure le lauree brevi in ambito Giuridico, però, si difendono bene. Così come quelle afferenti all’area dell’Informatica e dell’Innovation Technology.

 

Professioni Sanitarie, Giurisprudenza, Informatica: ecco le “triennali” con cui si lavora

 

Come detto, per chi sceglie una delle 22 professioni sanitarie in cui ci si può formare negli atenei statali e privati d’Italia, le porte del mercato del lavoro sono quasi spalancate: a un anno dal titolo, oltre 7 su 10 (il 73,4%) ha già un’occupazione stabile e ha scelto di non proseguire con la laurea di specializzazione biennale; cosa questa che però ha deciso comunque di fare il 5,2% dei laureati-lavoratori. Alla fine, dunque, è circa l’80% (il 78,5%) dei laureati triennali di area sanitaria a poter mettere subito in pratica le conoscenze acquisite.

 

Come sottolinea Skuola.net, che ha evidenziato i tratti salienti del report, per capire il tipo di vantaggio che hanno questi laureati, basterebbe dire che, prendendo tutti i triennalisti di tutte le facoltà, la media dell’occupazione precipita al 40,6%; con solo un quarto dei laureati (25,2%) che può permettersi di fermarsi, mentre il 15,4% prosegue in direzione della magistrale parallelamente al lavoro.

 

Più o meno tutte le “Professioni Sanitarie", inoltre, danno soddisfazioni simili. Se proprio dovessimo trovare le più performanti, si possono indicare l’Assistente Sanitario, il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva, l’Igienista dentale, l’Infermiere, il Tecnico di radiologia, il Terapista occupazionale: superano tutte un tasso di occupazione dell’80%. Ma, in tutte le altre professioni sanitarie, difficilmente si scende sotto il 70%. Giusto un paio di percorsi - Tecnico fisio-cardiocircolatorio e Dietista “occupano” poco più del 50% dei laureati triennali.

 

Di tutto rispetto, come anticipato, anche le opportunità che si ritrovano in mano i laureati triennali dell’area della Giurisprudenza, quindi fondamentalmente quelli in Scienze giuridiche (la laurea standard in Giurisprudenza è infatti quinquennale): a un anno dal titolo lavora oltre il 60%. Ma, va detto, un’ampia fetta - il 14,6% - è “costretta” a proseguire gli studi per provare ad avere una crescita professionale, mentre solo il 45,8% si è potuto accontentare della laurea breve.

 

Dinamica simile per gli altri due settori che sfornano i laureati triennali maggiormente occupabili: Informatica/Tecnologie IT ed Educazione/Formazione. Qui, a dodici mesi dal titolo, risulta occupato, rispettivamente, il 59,1% e il 58%. Ma, di nuovo, solo una minoranza lavora e basta: nel primo caso, sono il 41,4%, con il restante 17,7% che ha proseguito con l’università; nel secondo caso, è appena il 34,5% a essere uscito dal sistema accademico, mentre il 23,5% si è iscritto a un corso di laurea di livello superiore.

 

Guadagni? Le lauree che convengono sono sempre le stesse

 

Se guardiamo poi ai compensi, si riflette grossomodo la stessa tendenza. Bisogna però osservare che non si tratta di grosse cifre, o perlomeno non lo sono a un anno dal titolo. Ma in alcuni casi sono superiori alla retribuzione mensile netta media per tutti i laureati di primo livello, pari a 1.332 euro, nonché a quella per i laureati di secondo livello, pari a 1.366 euro. In cima alla lista per stipendio medio mensile netto, con 1.559 euro, sono proprio i professionisti sanitari, seguiti questa volta dagli informatici e IT che percepiscono mediamente 1.426 euro al mese.

 

Ma i giuristi sono appena sotto, con 1.322 euro. Non moltissimo, ma meglio di Ingegneri Industriali e dell’Informazione (1.159 euro), Economisti (1.122 euro), laureati nel settore Agrario-forestale (1.085 euro) o Politico-sociale e comunicazione (1.083), o ancora in Architettura - non la laurea magistrale a ciclo unico, ma le “figlie” della stessa area - e Ingegneria civile (1.061 euro), che oscillano tutti tra cifre poco superiori ai mille euro al mese.

 

Chi lavora e guadagna meno con la triennale: umanisti ma anche ingegneri e “scienziati”

 

Ogni graduatoria che si rispetti, però, ha il suo rovescio della medaglia. Che nella fattispecie è rappresentato dalle lauree triennali che danno scarsissime chance occupazionali. La “maglia nera” va, un po’ a sorpresa, al settore scientifico: gli occupati a un anno dal titolo di I livello sono solamente il 24,9% del totale e oltre la metà (14,2%) continua a studiare mentre lavora.

 

Abbastanza deludenti anche i risultati delle lauree brevi in Psicologia: gli occupati dopo dodici mesi dalla discussione della tesi sono il 27,1% e appena il 7,5 lavora in via esclusiva, mentre la stragrande maggioranza (19,7%) studia e lavora. Molto basso, infine, pure il rendimento dell’ambito letterario-umanistico e dell’area di Ingegneria Industriale e dell’Informazione: gli occupati dopo un anno dalla laurea triennale sono, rispettivamente, il 27,5% e il 27,3%, con una netta prevalenza di studenti-lavoratori rispetto ai lavoratori a tempo pieno. Evidentemente, per i settori in fondo alla lista, un percorso quinquennale, che alla triennale aggiunge quella magistrale biennale, è ancora pressoché obbligatorio.

 

Inoltre, i laureati appena menzionato, sono anche quelli che stanno peggio a livello finanziario: eccetto gli Ingegneri, che come abbiamo visto riescono a spuntare qualcosa di più a fine mese, gli altri non arrivano neanche alla soglia psicologica di un salario a tre zeri. A far loro compagnia anche i laureati triennali di Educazione e Formazione, Scienze Motorie, Servizio Sociale, Arte e Design e Lingue, tutti quanti con una retribuzione netta che varia tra poco più di 800 euro e poco meno di mille.

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