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Patto generazionale per la scuola? Cominciamo togliendo i doppi turni: i presidi contro entrate e uscite posticipate

Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, Mario Rusconi, commenta il messaggio del Premier Draghi rivolto agli studenti: “Parole condivise, ma fatti non conseguenti”

scuola, ritorno in classe, studenti, alunni
Ansa

"Con voi prendo un impegno: dopo anni in cui l'Italia si è dimenticata di voi, le vostre aspirazioni e attese sono al centro dell'azione di governo". Così, a Bari, il premier Mario Draghi davanti agli studenti, durante un incontro all'Its Cuccovillo. Nel corso del suo intervento, il Premier ha dunque confermato l’impegno del governo a investire nella scuola e sui giovani tramite il PNRR:  "A voi giovani spetta il compito di trasformare l'Italia - ha sottolineato Draghi - mentre nostro compito è mettervi nelle condizioni di farlo al meglio.

Il vostro è cominciare a immaginare il Paese in cui vorrete vivere. Preparatevi a costruirlo, con passione, determinazione e, perché no, con un pizzico di incoscienza". Tempestive le reazioni dal mondo dell’istruzione. Tra i primi i presidi che, seppur condividendo quanto detto da Draghi, avvertono: l’attuale situazione, in un sistema provato dall’emergenza sanitaria, non va incontro alle esigenze degli studenti.

 

La risposta dei Presidi

A prendere la parola è stato Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, che raggiunto dal portale Skuola.net ha ribadito: “Draghi ha detto che è necessario un patto generazionale per far sì che i nostri giovani possano contribuire, sia adesso sia quando cresceranno, allo sviluppo del nostro Stato. Da questo punto di vista siamo perfettamente d'accordo, però poi vediamo che ci sono degli atti a nostro parere non conseguenti, che non dipendono naturalmente dal presidente Draghi”.  

 

Contro i doppi turni

Il preside fa riferimento a un problema che, in queste prime settimane di scuola, sta facendo mobilitare tanti alunni. “Faccio l'esempio - afferma Rusconi - delle molte città italiane, a cominciare da Roma, in cui l'ingresso di alcune fasce di ragazzi delle superiori è posticipato intorno alle 10, con uscita verso le due, le tre, le quattro, tornando da scuola, specialmente d'inverno, verso le cinque, cinque e mezza. Io sfido chiunque a pensare che questi ragazzi possano avere una vita sociale, tempo per dedicarsi allo sport, alla lettura e soprattutto che possano avere tempo per studiare.”

 

Più potere ai singoli istituti

Gli ingressi posticipati, resi necessari in tempi di Covid per razionalizzare l’accesso a scuola e l’uso dei mezzi pubblici, al fine di evitare sovraffollamenti e assembramenti, infatti, secondo il portavoce dei presidi della Capitale sono una misura che dovrebbe essere modificata nell’ottica di una migliore organizzazione della quotidianità scolastica. Magari dando agli istituti un potere d'intervento decisivo: “Abbiamo già chiesto - ricorda - che sia rivista questa impostazione di ingresso posticipato dei nostri ragazzi, soprattutto tenendo conto dell'autonomia delle scuole, che in questo periodo è stata completamente schiacciata e messa da parte. Ci sono scuole dove la maggior parte dei ragazzi non prende i mezzi pubblici: che significa posticipare l'entrata e l'uscita per decongestionare il traffico sui mezzi pubblici quando poi questi ragazzi non li prendono?”

 

Alle parole devono corrispondere i fatti

Giusto quindi, a detta del dirigente scolastico, che “tutte le istituzioni dello Stato, dal Ministero dell'Istruzione al Ministero della Salute fino alla società civile tengano conto delle parole dette dal presidente Draghi”, ma anche che “facciano poi degli atti conseguenti che non le smentiscano in maniera così decisa”. Il rischio, per il preside, è dunque che le buone intenzioni non trovino riscontro nella realtà dei fatti, “come sta avvenendo per quanto riguarda il problema delle entrate e delle uscite posticipate”.

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