L'APPELLO AGLI ATENEI

Molestie all’università: sei studenti su dieci non saprebbero a chi rivolgersi in caso di violenza

Il 34,9% degli studenti sostiene che nella propria università si respira un clima ostile alla denuncia dei casi di violenza di genere. Tra i luoghi percepiti come i più pericolosi, stanze dei prof, le strutture in cui si svolgono tirocini e gli studentati

13 Mag 2025 - 16:51
 © -olycom

© -olycom

Non solo le mura domestiche, anche quelle “accademiche” possono essere un terreno fertile per la violenza di genere: purtroppo recenti fatti di cronaca nera e giudiziaria hanno tolto il velo su questo inquietante fenomeno, che vede colleghi di corso e docenti come soggetti di cui iniziare a diffidare per la propria incolumità.

Ammesso che poi esista un sistema in grado di raccogliere eventuali richieste di aiuto: a cosa serve, infatti, denunciare se il territorio in cui si vive non è attrezzato per affrontare adeguatamente l’emergenza?

È questa la domanda che studentesse, dottorande e tirocinanti si pongono nei corridoi delle facoltà universitarie mentre si trovano costrette, quasi ogni giorno, a “schivare” apprezzamenti non richiesti e comportamenti di dubbio gusto da parte di professori, coetanei ed anche personale universitario.

Il report

Proprio sulla percezione di sicurezza e tutela dalle violenze di genere in ambito accademico si è concentrata l’indagine “La tua voce conta”, condotta dal sindacato studentesco Unione degli Universitari (UdU), e riassunta nei suoi passaggi salienti dal portale Skuola.net.

La ricerca, che ha chiamato in causa oltre 1.500 studenti universitari, porta infatti a galla quella che è una vera e propria piaga sociale da cui nemmeno le università sono esenti.

Non sempre in facoltà c'è un bel clima

I casi di violenze e molestie di genere, infatti, proliferano anche nei luoghi del sapere, con le vittime che spesso si trovano a fronteggiare non solo l’abuso verbale e psicologico, ma anche la frustrazione di non poter contare su un sistema che le supporti in maniera concreta.

Benché, infatti, oltre la metà degli intervistati (il 59%) percepisca un clima tutto sommato favorevole alla denuncia nel proprio ateneo, più di 1 su 3 sottolinea l’esatto contrario, affermando che nella propria facoltà si respira un’aria ostile alle segnalazioni

Sportelli d'ascolto: assenti o poco pubblicizzati

E anche quando la volontà di denunciare c’è, questa si scontra con un altro ostacolo: l’assenza di strutture, o luoghi specifici, attrezzati per fornire supporto alle vittime. Ben 1 su 4 ritiene che il territorio in cui vive non sia ben organizzato per affrontare casi di violenza, mentre per un altro 36,5% si fa ancora troppo poco.

E se solo il 28,3% giudica come abbastanza efficaci i presidi antiviolenza offerti dal proprio territorio, appena il 10,2% riscontra strutture realmente all’altezza della missione.

Molto nasce, però, anche dalla carenza di un’adeguata “pubblicità”: in pochi sono, infatti, al corrente della eventuale esistenza di luoghi del genere. Il che li porta a pensare che non ci siano. Solamente il 27% è stato correttamente informato di questa possibilità. Mentre una preoccupante percentuale del campione (il 61,2%) rivela proprio di non aver mai sentito parlare di sportelli d’ascolto o presidi. E un 10% abbondante è addirittura certo che dalle sue parti non esistano strutture del genere.

I luoghi in cui le ragazze si sentono meno al sicuro

Eppure, il report dimostra proprio come la percezione di un ambiente ben “attrezzato” sia associato a un maggiore senso di sicurezza: ergo, la presenza di servizi di supporto adeguati potrebbe incrementare notevolmente il numero delle denunce, incoraggiando anche chi, fino a oggi, ha scelto di tacere a causa della mancanza di un stimolo concreto per farsi avanti.

Le violenze, va detto, non si verificano in tutti gli atenei. Ma, quando ciò avviene, tendono a concentrarsi in luoghi ben specifici. O, almeno, è questa la sensazione che gli studenti hanno. Gli uffici dei docenti, ad esempio, sono le aree che “spaventano” di più, indicati dal 37,3% del campione come gli spazi percepiti come più pericolosi. A seguire ci sono le strutture dove si svolgono stage e tirocini (le teme il 31,3% degli intervistati) e gli studentati (30,2%).

Le aule e le biblioteche, al contrario, sono percepite come zone tutto sommato "sicure", sebbene entrambe siano segnalate da più di 1 studente su 10 (rispettivamente 16,1% e 13,2%).

Chi potrebbe essere il prossimo a "provarci"?

I potenziali molestatori? A questo punto è facile prevederlo: i soggetti di cui si ha più paura sono soprattutto i docenti e i colleghi di corso, messi sul banco dei possibili molestatori da oltre il 48% del campione.

Non da meno, però, potrebbero essere i compagni di studio (30,9%) e, in misura minore (ma non troppo), il personale universitario, percepito come potenzialmente pericoloso nel 21,4% dei casi.

Al Nord si va in ateneo più serenamente

Infine la ricerca sottolinea, purtroppo, una importante variabile sulla percezione di sicurezza: ci si sente più tutelati nelle università del Nord e del Centro, con queste ultime che probabilmente si sono dotate di maggiori misure di prevenzione, di una presenza più evidente di presidi anti violenza, promuovendo una cultura della denuncia più sviluppata. Cosicché risultano percepite come più sicure. Al contrario, le regioni del Sud e le Isole, dove la fiducia nelle istituzioni o la disponibilità di servizi potrebbe essere inferiore, registrano una percezione della sicurezza decisamente più bassa.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri