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Maturità, generazioni a confronto: com'era, com'è e come sarà l’esame

Come è cambiata la Maturità dalla sua nascita fino a oggi, in tempi di pandemia? E come potrebbe essere nei prossimi anni? Un excursus della pietra miliare per generazioni di studenti

maturità roma tasso 2017
ansa

L'esame di Maturità è il momento più importante del percorso scolastico di ogni studente, da quasi un secolo. Giunti alle soglie dell'ultimo anno di scuola il pensiero di dover prendere parte alla fatidica prova d'esame mette ansia da sempre. Sono state tante le modifiche che l'esame di Stato ha subìto nel corso dei decenni, fino a giungere al biennio 2020-2021 quando, come sappiamo, la pandemia ha costretto tutti a fare i conti con la didattica a distanza, rivoluzionando categoricamente anche le modalità per affrontare l'ardua prova. Dal terribile esame di Giovanni Gentile degli anni ‘20, con quattro prove scritte alla sola prova orale del tempo della pandemia, Skuola.net fa un excursus su come è cambiato l'esame di Stato nel corso degli anni e come verrà, invece, affrontato quest'anno, con tutte le specificità del caso. Infine, cercheremo di scoprire come potrà essere svolto in futuro e come potrebbe cambiare l'approccio degli studenti alla grande prova scolastica.

Maturità, chi l'ha inventata e com'era in passato: a chi è andata peggio?

L'esame più temuto dagli studenti ha radici lontane e anche la sua prima versione si discosta completamente da quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni. L'anno è il 1923, siamo in pieno regime fascista e il primo a introdurlo è stato Giovanni Gentile, all'epoca Ministro dell’Istruzione. La maturità era molto più complessa di quelle che abbiamo conosciuto in tempi più recenti. Le prove scritte erano ben quattro e la prova orale si basava sull'intero programma degli ultimi tre anni. La commissione d'esame terrorizzava ed era composta solo da membri esterni (gran parte docenti universitari). Uno scoglio complicato da superare, come dimostrano le percentuali molto alte di bocciati di quel periodo.

 

Le cose iniziarono a cambiare leggermente nel 1937: da quell'anno le materie d'esame furono soltanto quelle studiate nel corso dell'ultimo anno. Nuovo cambio di passo appena tre anni più tardi, nel 1940: visto il contesto storico, con l'Italia che stava per entrare in guerra, il ministro dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, decise di rivoluzionare la commissione d'esame, facendo sì che i docenti, tranne presidente e vicepresidente, fossero tutti interni. Anzi, per un paio d’anni, all’inizio della guerra, l’esame venne sostituito con un semplice scrutinio finale. Con l’inizio degli anni ‘50 la commissione  - ministro Guido Gonella - viene nuovamente modificata: diventa mista e viene fatta qualche correzione anche sul programma da portare all'esame: gli argomenti sarebbero stati quelli studiati nel corso dell’ultimo anno, più “cenni” sui due anni precedenti.

 

Fino a giungere alla grande rivoluzione del 1969 che caratterizzerà i trenta anni a venire: commissione mista - si fa per dire, vista la presenza di un solo membro interno -  due prove scritte, due materie all'orale - di cui una a scelta del candidato - e voto in sessantesimi. Insieme al nuovo format, anche la liberalizzazione dell’accesso all’università, precedentemente destinato solo a chi concludeva i percorsi di tipo liceale. Una formula definita sperimentale che, espressamente, sarebbe dovuta durare due anni e invece è sopravvissuta fino al 1997, quando nasce la Maturità utilizzata fino al 2018.

 

Ideata sotto la guida del ministro Luigi Berlinguer, l’esame che ha caratterizzato l’inizio del XXI secolo comprendeva l'introduzione della famigerata terza prova scritta multidisciplinare - passato alla storia come il ‘quizzone’ - e del credito scolastico, ovvero di un contributo al punteggio d’esame derivante dai voti degli ultimi tre anni di studi (si iniziò con 20 punti, poi divenuti 25 prima dell’ultima riforma). L’esame orale ritorna a vertere su tutte le materie del quinto anno, a partire da una tesina multidisciplinare realizzata dal candidato. La commissione resta mista, con tre membri interni e tre esterni, come il presidente. Infine viene  e cambiata la votazione: dai sessantesimi si passa ai centesimi. Nel succedersi degli anni solo qualche piccolo aggiustamento, come la parentesi dal 2002 al 2006, con le commissioni fatte da soli interni tranne il presidente, fino ad arrivare alla “Buona Scuola” e ai nostri giorni.

 

L'ultima riforma della Maturità

L'ultima riforma che ha modificato profondamente lo svolgimento dell'esame di Stato è stata quella del 2017, che ha regolato gli esami a partire dal 2019 ed è quella teoricamente in vigore ancora oggi. E' stato cambiato il credito scolastico, che passa dai 25 ai 40 punti raggiungibili nel corso dell'ultimo triennio, specificando l’obbligo di ottenere la sufficienza in tutte le materie per essere ammessi all'esame (si può passare anche con una sola insufficienza, ma la commissione deve motivare la scelta, purché non si tratti della condotta) e introducendo la relazione durante l’esame di quello che oggi definiamo come PCTO, l'ex "Alternanza scuola lavoro". Le prove Invalsi di quinta superiore subentrano nel 2019 e il loro svolgimento, insieme al completamento del monte ore di alternanza scuola lavoro (oggi, come detto, chiamata PCTO) diventano requisiti di ammissione all'esame. Anche se poi questa norma verrà sempre prorogata e mai attuata, almeno fino ad oggi.

 

Modifiche importanti, con la riforma del 2017, anche sull’esame vero e proprio: eliminate la terza prova e la "tesina" all'orale. Gli scritti, dunque, diventano due. In prima prova viene sostituito il saggio breve con il testo argomentativo. Le tracce del tema di attualità si sdoppiano, così come quelle di analisi del testo, ma si sacrifica il tema storico; la seconda prova, invece, diviene multidisciplinare con due materie di indirizzo. Una delle novità più penalizzanti, secondo gli studenti di quell'anno, fu l'introduzione delle famose "buste" al colloquio orale, poi abolite definitivamente l'anno successivo: il candidato doveva scegliere ‘a scatola chiusa’ una delle opzioni date dalla Commissione e proporre, in maniera estemporanea, un percorso che facesse rientrare più materie all'interno di quell'argomento sorteggiato. Inoltre, al termine del colloquio, venivano richieste riflessioni su Cittadinanza e Costituzione (oggi Educazione Civica).

 

Esame di Stato: la rivoluzione dovuta alla pandemia

Tutto cambia di nuovo, inesorabilmente, con l'arrivo della pandemia da Covid-19. Anche se la riforma non viene toccata: si fa tutto tramite ordinanza ministeriale all'interno della cornice normativa del 2017. Nel 2020, dopo il duro lockdown nei mesi di marzo e aprile, gli studenti hanno infatti affrontato un'inedita Maturità, molto simile a quella che verrà riproposta quest'anno, a partire dal prossimo 16 giugno. La sostanziale differenza tra l'esame di Stato dello scorso anno con quello del 2021 è che quest'anno l'ammissione non è automatica. I docenti, quindi, hanno avuto la possibilità di non far arrivare all'esame finale gli studenti che non hanno raggiunto i requisiti per essere ammessi (ovviamente, tenendo conto della situazione). C'è inoltre una più attenta definizione del ruolo dell'elaborato, il lavoro che i candidati dovranno presentare alla commissione.

 

Tutte le prove scritte, quindi, sono state annullate e si è dato spazio totale al maxi-orale e al nuovo strumento dell'elaborato. Per chi ha vissuto le maturità precedenti, questo nuovo elemento potrebbe assomigliare alla "tesina" che faceva parte dell'esame fino al 2018. Ma non del tutto: l'argomento da portare davanti alla Commissione, nel 2020 - e quest'anno - è legato alle materie di indirizzo (altrimenti oggetto di seconda prova) con possibili collegamenti a PCTO e ad altre materie. Inoltre, se in passato era lo studente a scegliere l'argomento, questa volta sono stati i docenti a scegliere la tematica da far analizzare ai maturandi. Con la maturità ai tempi del Covid, però, cambia anche il conteggio dei crediti formativi attribuibili per la carriera scolastica: si passa dai 40 del 2019 a 60 punti totali. La Commissione d'esame è tutta interna, con solo il presidente esterno.

 

Oltre alla discussione sull'elaborato, lo studente dovrà analizzare anche un testo di letteratura italiana studiato durante l'ultimo anno di scuola, in seguito saranno discussi alcuni materiali predisposti dalla commissione. Infine, nel corso del colloquio verranno esposte le esperienze svolte nei Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento (PCTO) e verificate le competenze di Educazione Civica.

 

Novità di quest'anno è l'introduzione del Curriculum dello Studente: una fotografia del percorso formativo all'interno del quale sono contenute le esperienze scolastiche ed extrascolastiche di ogni diplomando.

 

Come sarà la Maturità nel post-Covid?

Ma dopo aver ripercorso tutta la storia che ha portato l'esame di maturità a rinnovarsi di anno in anno, fino a oggi, cerchiamo di capire come potrà essere nel prossimo futuro, quando terminerà la parentesi data dalla pandemia. Quando sarà possibile, si tornerà alle norme approvate nel 2017: con due prove scritte e una prova orale ma senza le famigerate "buste", archiviate dopo appena un anno di vita.

 

Eppure il Ministro Bianchi, entrato in carica da pochi mesi con il Governo Draghi, non ha del tutto chiuso alla possibilità che si possa continuare con la formula adottata più di recente; quella cioè del cosiddetto maxi-orale. "Ci stiamo ragionando", ha detto recentemente durante una live su Skuola.net. La Maturità 2021 potrebbe essere quindi la prova del nove per capire se il nuovo esame potrà essere replicabile anche in futuro.

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