Archiviate le prove scritte per alcuni la prossima settimana è già ora di chiudere la partita. Per altri l’attesa per il colloquio sarà un po’ più lunga. Come affrontarla? Lo spiega uno dei top tutor di Ripetizioni.it
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Archiviata la via crucis degli scritti, la "settimana santa" dei maturandi è giunta al suo epilogo: manca poco alla resurrezione attraverso il comunque temuto passaggio degli esami orali. Per qualcuno la pietra del sepolcro è destinata ad aprirsi già dopo i canonici tre giorni: le commissioni più veloci pubblicheranno oggi i risultati degli scritti consentendo l’inizio dei colloqui da lunedì 23. Per altri l’attesa sarà più lunga, ma entro la prima settimana di luglio tutti saranno passati a miglior vita, nel senso buono del termine, tranne una piccola percentuale di bocciati.
Un’ora sola e il giudizio di sette persone - tre commissari interni e altrettanti esterni, come anche il presidente - separano i maturandi dalla luce in fondo al tunnel. Come ingannare questa attesa più o meno lunga? Skuola.net lo ha chiesto a Giovanni Giangiobbe, tutor di Ripetizioni.it - piattaforma italiana leader nelle lezioni private - tra i più richiesti dagli studenti per quanto riguarda metodo di studio e preparazione mirata. Ecco i suoi 10 consigli per affrontare al meglio la prova conclusiva.
Il primo suggerimento del Tutor è quello di concentrarsi su “un ripasso generale di tutto il programma”. È il modo migliore per dimostrare alla commissione di aver acquisito gli elementi e le nozioni di base di ogni materia. Meglio quindi una conoscenza generale che soffermarsi - anche se bene - su poche discipline: “Di norma - sostiene Giangiobbe - i docenti preferiscono uno studente che abbia una conoscenza generale di tutto, rispetto ad uno ferrato su due-tre argomenti ma che poi non sa niente sul resto: per cui lo studio generale è preferibile rispetto a uno studio mirato”.
Fondamentale, poi, è individuare il luogo più adatto per lo studio. Come spiega Giovanni Giangiobbe, ogni studente ha il suo ‘habitat naturale’: “Ci sono quelli che si concentrano bene in biblioteca, che sono ambienti rigorosi e silenziosi, con regole da rispettare. Altri, invece, studiano meglio a casa, magari con della musica di sottofondo. Altri ancora si concentrano di più all’aperto, ad esempio in un parco pubblico, immersi nel verde”.
Dopodiché, si passa all’impostazione del ripasso. Al riguardo, i dubbi degli studenti sono molti: qual è il modo migliore per fissare al meglio concetti e nozioni? C’è chi preferisce gli schemi, chi le mappe concettuali e chi, invece, si trova meglio a ripetere davanti allo specchio. In realtà, spiega il Tutor, non c’è un modo unico di procedere con lo studio: “La mappa concettuale deve servire come base per la ripetizione orale. Infatti, molti libri risultano prolissi e grazie a uno schema lo studente può focalizzarsi sugli elementi essenziali dell’argomento”. Allo stesso tempo, anche ripetere ad alta voce è importante perché “è anche un modo per vincere la paura di dover fare un discorso in pubblico nonché per curare i dettagli dell’esposizione orale”.
Il docente ha poi provato a sintetizzare la road map dell’esame, delineando tre punti salienti: “Prima fra tutte non lasciarsi sopraffare dall’ansia e dall’agitazione. È necessario rimanere il più calmi e rilassati possibile. Secondo poi, bisogna riposarsi adeguatamente: svegliarsi e studiare gli argomenti prefissati, per poi uscire e svagarsi. Fondamentale è dormire almeno sette-otto ore per notte”. Infine, dare la priorità a se stessi e al proprio benessere psicologico: “Se lo studente non si riposa, non mangia, non trova del tempo per sé, rischia di arrivare al giorno dell’orale con un carico d’ansia eccessivo e senza la dovuta concentrazione”.
C’è poi un piccolo dettaglio che non si può non tenere in considerazione: come gestire la mole di studio che contempla tutte le materie del percorso scolastico? Il Tutor non ha dubbi, per lui la parola chiave in questo senso è “costanza”: “Bisogna studiare costantemente ogni giorno e predisporre un programma che sia efficace. Si deve partire in anticipo, studiare ogni giorno e arrivare il giorno prima dell’esame a dover semplicemente ripassare degli argomenti già studiati e assimilati. Costanza e metodo di studio: sono le uniche regole, non ce ne sono altre”, afferma l’insegnante.
Quando poi ci si sente sopraffatti dalle cose da preparare, è molto importante avere buon senso e spirito pratico. Secondo Giangiobbe, “lo studio deve essere cadenzato, uniforme e diluito nel corso del tempo: si deve studiare un po’ per volta, giorno per giorno, per non arrivare con l’acqua alla gola”. Studiare soltanto nelle ore precedenti l’esame è infatti controproducente e si rischia di arrivare all’evento stanchi e non al massimo della forma, dunque “è preferibile uno studio costante nel corso del tempo, chiaramente partendo in anticipo”.
“Ripetere, ripetere e ripetere”: questo il diktat per lo studio in vista del colloquio orale. Specie per quanto riguarda il ripassone finale, secondo il Tutor, non esistono scorciatoie. “Da soli o in gruppo, a casa propria o in biblioteca, dove si preferisce. Solo con esercizio e ripetizione continua si può arrivare del tutto sicuri di fronte alla commissione d’esame”, spiega Giangiobbe.
Passando alle faccende emotive, in vista dell’esame è basilare cercare di porre un freno alla crescente ansia. In questo caso, la ricetta del Tutor prevede sempre il solito ingrediente: “Il primo modo per evitare i picchi d’ansia è la costanza. Proprio per non arrivare con troppi argomenti da studiare a ridosso dall’esame”. Il docente spiega poi come la messa a punto di un programma di studio giornaliero possa aiutare a combattere i picchi di ansia: “Cercare di rispettare una tabella di marcia giornaliera: è l’unico sistema per non farsi divorare dall’ansia”, afferma Giangiobbe.
Con l’avvicinarsi dell’interrogazione orale, le sessioni di studio si fanno sempre più intense. Secondo il Tutor, però, proprio questo modo di fare contribuisce a generare confusione: “Uno degli errori da evitare è quello di farsi prendere dalla cosiddetta ansia da prestazione, col rischio di bloccarsi e non concludere nulla”. Per questo, il Tutor invita gli studenti alla calma e sottolinea un concetto chiave: “Cercate di fare il possibile, dovete impegnarvi al massimo, perché la maturità è un traguardo fondamentale. Ma senza esagerare. L’esame è solo la prima delle tante sfide che vi attendono nel mondo universitario e professionale. Quindi l’ansia e l’agitazione sono comprensibili, basta non dargli troppo peso”.
In finale, però, c’è un elemento che conta più di ogni altro: la commissione d’esame spaventa, non c’è dubbio, ma dietro i docenti - per quanto severi ed esigenti - ci sono pur sempre delle persone. A tal proposito, secondo Giangiobbe, “può essere utile farsi interrogare da un’altra persona, ad esempio un genitore o un parente o un amico. Farsi porre delle domande per capire se si è in grado di rispondere”. In poche parole, mettersi alla prova, magari inscenando un finto colloquio orale: il confronto è utile per capire quanto si è preparati e, perché no, anche per “stare un po’ più tranquilli in vista dell’esame orale”.