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La direttiva “case green” metterebbe in crisi anche le scuole: per il 95% dei presidi avrebbero bisogno di interventi di efficientamento

Anche sul fronte scuola, l’eventuale entrata in vigore della direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici il lavoro da fare non si preannuncia semplice. A dirlo i dati di Cittadinanzattiva, secondo cui il 42% delle nostre scuole sono nate prima del 1976

La direttiva “case green” metterebbe in crisi anche le scuole: per il 95% dei presidi avrebbero bisogno di interventi di efficientamento - foto 1
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Il dibattito attorno alla Energy performance of building directive - la cosiddetta direttiva europea “case green” - finora si è concentrato quasi esclusivamente su case ed edifici privati presenti nei Paesi membri, per i quali l’ambizioso progetto appena lanciato dal Parlamento Europeo prevede il raggiungimento di un efficientamento energetico pari almeno alla classe E entro il 2030 e alla classe energetica D entro il 2033.

Ma la “rivoluzione verde” della UE include anche gli edifici pubblici, con l’interesse rivolto in particolar modo a quelli non residenziali: l’obiettivo, in questo caso, è di arrivare alla classe E dal 2027 e alla classe D dal 2030 per tutti i fabbricati esistenti. Come segnala il sito Skuola.net, tra questi vanno compresi anche gli edifici scolastici. Per i quali, se in fase di negoziato con gli Stati non cambieranno le cose, la missione sarà davvero complessa.

 

Gli edifici scolastici italiani: un patrimonio vecchio e obsoleto

 

Le premesse non sono incoraggianti, ce lo dicono i dati ufficiali. Secondo l’ultimo “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” di Cittadinanzattiva, basato in gran parte sull’anagrafe dell’edilizia scolastica del Ministero dell’Istruzione, gli istituti italiani sono piuttosto “anziani”: l’età media delle nostre scuole si attesta sui 53 anni, con il 42% degli oltre 40mila edifici censiti che riporta una data di costruzione antecedente al 1976. Ma questo è solo un calcolo approssimativo, visto che in 1 caso su 4 non è stato possibile risalire con esattezza all’anno di costruzione. In quadro del genere, è facile immaginare quanto lavoro ci sia da fare.

 

Dal Rapporto Censis premesse preoccupanti

 

In attesa di avere numeri di sistema, la conferma dei cattivi presagi ce la dà il recente “Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2022”, che ha interpellato oltre 1.400 dirigenti scolastici per capire lo stato dell’arte. Apparentemente il quadro potrebbe sembrare incoraggiante: nel 69,4% dei casi pare sia stato effettuato almeno un intervento votato alla riduzione dei consumi energetici, ma molto spesso si è trattato di un intervento parziale e su porzioni degli edifici. A cui va aggiunto quel 29,1% di scuole che non è stato toccato affatto da queste accortezze. Per questo, a conti fatti, il 95,0% dei presidi ritiene che nei loro istituti siano comunque necessarie opere strutturali per il risparmio energetico.

 

Efficientamento energetico nelle scuole: cosa è stato fatto finora

 

Come detto, però, qualcosa è stato fatto. Le fattispecie più ricorrenti d'intervento? In cima alla lista troviamo la sostituzione dei vecchi infissi con altri più isolanti (39,6%) e l’ottimizzazione dei sistemi di illuminazione (36,0%). A seguire, l’installazione di impianti fotovoltaici (25,4%), l’isolamento delle coperture (24,7%) e la riduzione di dispersione degli impianti di riscaldamento (24,0%).

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