SPORT IN CLASSE

Italia superpotenza olimpica, ma a scuola uno studente su 2 è senza palestra

Solo la metà degli istituti italiani dispone di impianti sportivi adeguati, che, nella maggior parte dei casi, restano chiusi fuori dall’orario scolastico

30 Ott 2025 - 16:02
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Siamo reduci da un’Olimpiade in cui ci siamo piazzati nel G8 delle nazioni più medagliate. Questo nonostante, purtroppo, la nostra scarsa attenzione allo sport. Prova ne è la scuola - che è la spina dorsale della pratica sportiva nelle nazioni più medagliate - dove è difficile pure trovare una palestra. E anche quando le strutture scolastiche ci sono, spesso l’uso per gli studenti è limitato alle due ore di educazione motoria a settimana, senza possibilità di essere sfruttate anche nel pomeriggio.

A segnalarlo è il portale Skuola.net, che ha esaminato i risultati del XXV Rapporto sulla qualità degli edifici e dei sistemi scolastici in Italia di Legambiente, secondo cui quasi la metà degli alunni delle scuole dei comuni capoluogo non ha accesso a impianti sportivi scolastici, perché assenti o inagibili. E anche quando sono presenti, più di un terzo risulta inaccessibile fuori dall’orario scolastico.

Palestre e infrastrutture per lo sport spesso assenti ingiustificate

Le palestre, così come le altre strutture pensate per lo sport, sono dunque un lusso raro. Inoltre, anche gli spazi verdi - che potrebbero essere una valida alternativa agli impianti al chiuso per fare sport - non sempre abbondano: spesso ci si deve accontentare del cortile o di un parco pubblico, luoghi che certo favoriscono il movimento, ma che difficilmente possono sostituire le attrezzature e il supporto tecnico di una palestra attrezzata.

Qualcuno, quando va bene, riesce a ovviare al problema grazie a genitori o nonni automuniti, percorrendo ogni giorno decine di chilometri per raggiungere il luogo più vicino dove praticare sport. Ma, come facilmente immaginabile, non tutti possono permettersi questa possibilità, vedendosi costretti a rinunciare sia all’attività fisica a scuola che a quella extra-scolastica.

Riavvolgendo il nastro, ad oggi lo stato dell’arte dell’indagine ci dice che, a livello nazionale, solo il 50,2% degli edifici scolastici è dotato di palestre o impianti sportivi di base, con ampie differenze tra le varie zone del Paese. Si passa dal 57,7% nelle Isole e 52,7% al Sud, al 51% nel Nord, fino al 40,3% nel Centro.

Gli impianti esistenti: un quarto versa in condizioni pessime

Anche quando gli impianti sono presenti, solo il 59,1% risulta accessibile fuori dall’orario scolastico, limitando così la possibilità di poter praticare sport in orario pomeridiano. Al netto di questo, il Nord riesce a garantire il 77% di aperture, seguito dal Centro (66,6%), mentre il Sud arriva solo al 45,4% e le Isole al 34%. 

Il 94,8% degli impianti è dichiarato agibile, mentre ben il 20,1% necessita di interventi urgenti di riqualificazione, con picchi allarmanti nel Sud (41,3%) e nel Centro (29,8%). Solo il 6,1% degli impianti ha beneficiato di interventi nel 2024, con una punta del 13% al Centro e un minimo del 2,9% al Sud.

Di che tipo di strutture stiamo parlando? La maggior parte è indoor (74,9%), mentre appena il 6,8% è outdoor. Solo il 18,3% degli edifici offre entrambe le tipologie di impianti. Il Centro è l’unica area a superare la media nazionale, con il 32,9% di edifici dotati sia di impianti interni che esterni. 

Una situazione, questa, causata in parte dalla storica carenza nel Paese di infrastrutture dedicate a questo settore e, dall’altro lato, dal ritardo nel raggiungimento degli obiettivi del PNRR, che ha stanziato circa 300 milioni di euro per finanziare 411 progetti.

Perché siamo in netto ritardo sulla tabella di marcia. Stando al report, a meno di un anno dalla fine del PNRR, il livello di attuazione delle misure pensate per l’estensione del tempo pieno - tra cui rientrano anche il potenziamento o la realizzazione di strutture e impianti sportivi - si attesta appena al 18,8%.

Quali sono i capoluoghi 'virtuosi'

Fondi PNRR a parte, la sensazione è che questo scenario dipenda in larga parte anche dalle politiche locali adottate negli ultimi anni. Poco importa il divario territoriale tra Nord e Sud: laddove, infatti, si è investito in strutture e ammodernamento, i risultati si sono visti.

Ecco perché, pur non essendo in cima alla classifica, il Centro Italia sa offrire comunque diverse opportunità per chi desidera praticare sport. Rieti, ad esempio, è la ‘capitale’ dell’atletica leggera da quasi 50 anni: non a caso, campioni del passato come Andrew Howe e del presente, come Marcel Jacobs e Mattia Furlani, sono passati proprio da lì.

Ma sono molti i capoluoghi, da Nord a Sud, che vantano un’elevata presenza di edifici scolastici con impianti per lo sport: Lecco, Pordenone, Teramo e Avellino tra gli esempi più virtuosi. Anche se la distribuzione resta a macchia di leopardo.

Gli spazi all'aperto? In pochi li sfruttano a dovere

Peraltro, non si tratta solo di una questione di educazione sportiva. In ballo ci sono anche lo svago e la socialità. Infatti, come anticipato, la percentuale di spazi verdi e aree adiacenti alle scuole è solo leggermente superiore a quella degli impianti sportivi, con una quota minima destinata a supportare l’attività didattica all’aperto.

Il 64,4% degli edifici scolastici ne è dotato, ma si passa dal 79,7% al Nord al 32,4% al Sud. L’utilizzo di questi spazi per la didattica all’aperto, poi, è ancora più limitato: solo il 13,6% degli edifici al Sud e il 17,4% nelle Isole li sfruttano a questo scopo, nonostante il clima più favorevole, contro il 56,8% al Nord.