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Giornata della donna: il lavoro penalizza le ragazze, nonostante negli studi “straccino” gli uomini

Il rapporto Invalsi 2021 mostra quanto le ragazze superino in profitto scolastico i “colleghi” maschi. Eppure il successo negli studi, che emerge anche dall’ultimo rapporto AlmaLaurea sui laureati, non si traduce in pari opportunità sul lavoro

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Ansa

Che il gender gap, ovvero la disparità di trattamento e l'assenza di pari opportunità tra maschi e femmine, presente praticamente in ogni aspetto della vita sociale, sia una cosa con cui le ragazze devono fare i conti sin dalla giovanissima età è cosa nota.

Ma quando ci sono dati che mostrano come, a fronte di maggiori competenze certificate durante il percorso di istruzione, per una donna queste non si traducono in reali prospettive di successo lavorativo, la questione assume forma concreta e quindi più peso.

Come ricorda il portale Skuola.net, un interessante indicatore del fenomeno proviene dalle Prove INVALSI, a cui vengono periodicamente sottoposti i nostri studenti nel corso della loro vita scolastica per valutare il possesso delle competenze di base nei vari livelli.

 

A scuola il gender gap è al contrario - Perché, come segnalano i risultati delle Prove 2021, sin dall’infanzia le bambine dimostrano di essere più pronte dei colleghi maschi negli apprendimenti di discipline cardine come l’Italiano e l’Inglese, con la distanza che parte già abbastanza ampia alle scuole elementari e si allarga ulteriormente alla fine del primo ciclo di istruzione. Un gender gap rovesciato che raggiunge il culmine in terza media, dove le ragazze staccano di ben 10 punti in Italiano e di 9 punti nella lettura della lingua straniera. Ma per tutta la prima parte della loro vita da studenti il divario non scende mai sotto i 5 punti. Che nella scala utilizzata sono tutt’altro che insignificanti.

E anche laddove, come nel caso della Matematica, i maschi sembrano avere un vantaggio in partenza, le femmine recuperano terreno fino quasi a pareggiare i conti alla vigilia della licenza media. Se, infatti, per tutto il ciclo delle elementari il rendimento “tecnico” nelle Prove INVALSI per le ragazze è inferiore a quello dei maschi - comunque con uno svantaggio inferiore rispetto a quello riescono a infliggere ai compagni nelle discipline umanistiche - in terza media la distanza è davvero minima, nell’ordine di un paio di punti.

 

Alle soglie del diploma iniziano i problemi - Poi, però, qualcosa si inceppa. Perché alla fine delle scuole superiori le differenze quasi scompaiono. Maschi e femmine sono alla pari un po’ in tutto, con gli studenti di entrambi i sessi che ottengono più o meno gli stessi risultati di apprendimento. Il vantaggio delle ragazze è davvero minimo. E questo non avviene tanto per un miglioramento da parte dei ragazzi quanto, specie in alcuni indirizzi, per un calo delle ragazze, che si inserisce in un quadro di regressione generalizzata. Fatti salvi i percorsi in cui le singole discipline oggetto dell’analisi sono il pilastro formativo. Così ad esempio, al liceo scientifico maschi e femmine in Matematica restano sopra i 200 punti (una sorta di quota salvezza psicologica).

 

Università e lavoro: due mondi rovesciati - Quindi, sebbene al ribasso, una sostanziale parità. E allora perché, poi, una volta usciti dalla scuola le strade dei due mondi si dividono? Anche laddove si punta esplicitamente sulla carriera e non sulla vita privata? Un esempio su tutti: secondo l’ultima indagine AlmaLaurea sul profilo dei laureati, a cinque anni dal titolo gli uomini guadagnano, in media, circa il 20% in più rispetto alle donne. Figurarsi per chi si accontenta. E, sempre a cinque anni dalla laurea, gli uomini occupano posizioni di alto livello, ossia di tipo imprenditoriale o dirigenziale molto più che le donne (rispettivamente il 3,9% contro il 2,2%) oppure a elevata specializzazione, per cui è richiesta almeno una laurea di secondo livello (61,7% tra le donne e 63,6% tra gli uomini).

Questo nonostante le performance universitarie, in termini sia di regolarità negli studi sia di voto di laurea, siano decisamente migliori per le donne:concludono gli studi in corso il 60,2% delle ragazze, rispetto al 55,7% degli uomini; con un voto medio di laurea più alto (103,9/110 tra le femmine, contro 102,1/110 tra i maschi). Troppe coincidenze, che portano a sostenere che una discordanza così forte tra premesse ed esiti non sia da imputare a un calo di ambizioni delle giovani donne nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta, quanto all’intero sistema: formativo, produttivo, sociale.

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