LA "CRISI" DI INFERMIERISTICA

Emergenza in corsia, rischio scarsità di infermieri (e di medici): a Infermieristica meno candidati che posti disponibili

Per la prima volta nella storia, i corsi di laurea di Infermieristica hanno registrato meno candidati che posti messi a disposizione. Mentre c’è ancora la fila per diventare fisioterapisti o osteopati.

04 Dic 2025 - 20:22
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Abbiamo fatto pace con il fatto che non ci siano abbastanza medici in Italia e che quindi sia necessario, soprattutto per alcune specializzazioni, importarli dall’estero o strapagarli “a gettone” in attesa che l’incremento dei posti disponibili a Medicina inaugurato nel post-covid faccia il suo lavoro. 

Presto tuttavia ci potrebbe essere una nuova emergenza in corsia, questa volta per la carenza di infermieri. A sottolineare questo possibile - quanto concreto - rischio è il portale Skuola.net, che ha ricevuto un dettagliato report sullo stato di salute dei corsi di laurea in Professioni Sanitarie elaborato da Angelantonio Mastrillo, Segretario della Conferenza nazionale Corsi di Laurea Professioni sanitarie, in collaborazione con Lorenzo Bevacqua ed Elisabetta Cenerelli, docenti del Corso di Laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia dell’Università di Bologna.

La "crisi vocazionale" degli infermieri

Se infatti per corsi di laurea come Fisioterapia - ma anche Logopedia e Osteopatia - la competizione resta altissima, con un numero di candidati nettamente superiore ai posti disponibili, per altre Professioni Sanitarie, alcune delle quali hanno storicamente rappresentato l’ossatura del sistema sanitario, sembra si stia innescando una dinamica di segno opposto.

Così, nonostante in senso generale le lauree delle professioni sanitarie continuino a rappresentare un investimento solido in termini occupazionali, non tutti i percorsi registrano lo stesso livello di gradimento tra gli studenti.

Il caso più emblematico riguarda appunto Infermieristica: per la prima volta in assoluto da quando esiste l’accesso programmato, il rapporto tra domande di ammissione e posti disponibili per i corsi di laurea afferenti a questo ambito scende sotto quota 1, cosicché che in diverse sedi le richieste risultano addirittura inferiori alle posizioni messe a bando dalle università. Più nello specifico, nell’ultima tornata di selezioni, questo rapporto si è attestato a 0,9 quando due anni prima era pari a 1,2.

Questo consentirà in futuro di inserire Infermieristica tra i possibili piani B opzionabili dagli studenti che non supereranno il semestre aperto di Medicina, che già contemplano tutte le altre Professioni Sanitarie di scarso appeal. 

Le università aumentano i posti a bando, le domande rimangono stabili

Tuttavia questo non risolve il problema, perché il calo delle domande registrato per i corsi di laurea in Infermieristica sembra inserirsi nella più ampia crisi vocazionale che attraversa oggi il settore sanitario, alle prese con una progressiva perdita di appeal agli occhi delle nuove generazioni: da tre anni consecutivi, infatti, il rapporto nazionale globale domande/posto è in costante diminuzione, essendo passato dall’1,9 del 2023 all’1,8 del 2024, fino all’attuale 1,7 del 2025.

Il tutto avviene, peraltro, proprio nel momento in cui - ironia del destino - le università ampliano in modo più deciso la disponibilità di posti: in un anno solo saliti da 35.592 a 36.873, con un incremento del +3,6%.

Al Nord, comunque, le università raccolgono 24.941 domande a fronte di 15.058 posti disponibili, con un equilibrio che si traduce in circa 1,7 candidati per ogni posto, un valore in linea con la media nazionale. E che sembra descrivere un settore “in salute”. 

Al Centro, però, la distanza tra domanda e offerta di professionisti in ambito sanitario è più contenuta, con 17.687 domande per 12.100 posti e con un rapporto che scende a 1,5 candidati per posto, il più basso tra le tre macro-aree, segnale di una capacità formativa relativamente più proporzionata alla richiesta.

Mentre al Sud le domande salgono a 21.632, ma a fronte di solo 9.715 posti disponibili. Qui, dunque, la pressione sulla selezione è nettamente più alta: per ogni posto ci sono in media oltre due candidati.

Professioni sanitarie, posti disponibili per corso di laurea

A concentrare la parte più rilevante dell’offerta dei posti sono, ancora una volta, alcuni corsi di laurea cardine del sistema delle professioni sanitarie. Infermieristica resta la strada con la maggiore capillarità: 48 corsi, 237 sedi e oltre 20.400 posti disponibili. 

Seguono Fisioterapia, con 45 corsi e 92 sedi, il corso per Tecnici di Radiologia, presente con 42 corsi, e quelli per Tecnici di laboratorio, Ostetricia e Logopedia, che completano il gruppo delle professioni più diffuse sul territorio.

All’estremo opposto, resistono ambiti altamente specialistici, con numeri ancora molto contenuti: Podologia, Audiometria, Tecniche di Neurofisiopatologia, Terapia Occupazionale e Ortottica restano sotto i 500 posti complessivi a livello nazionale. 

Figure, queste, considerate strategiche per il sistema sanitario, ma che continuano a essere debolmente presidiate sul piano dell’offerta formativa degli Atenei.

Professioni sanitarie: quali sono i corsi più selettivi?

Ma la vera domanda che gli aspiranti professionisti delle professioni sanitarie si fanno è, soprattutto: quali sono i corsi più selettivi? Ancora una volta, è il rapporto tra domande e posti disponibili l’indicatore più immediato per misurare i singoli percorsi.

In cima alla classifica del grado di selezione all’ingresso si colloca, ancora una volta, Fisioterapia, con oltre sei candidati per ogni posto. Seguita da Logopedia, Ostetricia, Dietistica e Tecniche di Radiologia, tutte stabilmente al di sopra della soglia dei due concorrenti per posto.

Nella fascia di difficoltà intermedia si trovano, invece, profili come Infermiere pediatrico, Osteopatia, Tecnico di neurofisiopatologia, Podologia e Tecnico di laboratorio, dove domanda e offerta mantengono un equilibrio più fragile ma ancora sopra la soglia di saturazione.

Passando, invece, a considerare i corsi di laurea meno gettonati, nel 2025/26 per un numero crescente di professioni il rapporto è pari o addirittura inferiore a 1: accanto a Infermieristica compaiono Ortottista, Tecnico della riabilitazione psichiatrica, Tecnico ortopedico, Tecnico audiometrista, Educatore professionale e Assistente sanitario. Tradotto: in questi casi i posti disponibili risultano pari o superiori al numero di candidati.

L'offerta formativa delle università si scontra con il fabbisogno delle regioni

Un segnale, questo, della difficoltà di attrarre studenti proprio laddove il sistema sanitario ne avrebbe invece maggior bisogno. Sul fronte del fabbisogno indicato dalle singole regioni, infatti, le criticità si riscontrano soprattutto, guarda caso, per Infermieristica: a fronte di un fabbisogno regionale di oltre 26 mila unità, i posti effettivi si fermano poco sopra quota 20 mila. 

Il gap supera, più precisamente, i 5.800 infermieri, con uno scostamento del -22,4%: in pratica, quasi un posto su quattro richiesto dalle Regioni resta scoperto già in fase di programmazione.

E poi ci sono quei profili per cui l’offerta dei posti, invece, supera stabilmente la domanda reale dei territori da diversi anni. Tra questi, spiccano l’Educatore professionale, il Terapista occupazionale, il Podologo, il Tecnico audiometrista e l’Assistente sanitario, con scostamenti che in alcuni casi superano il -50%.

Più in generale, per il 2025/26, l’Accordo Stato-Regioni stima un fabbisogno complessivo di 43.738 professionisti, in crescita di quasi il 5% rispetto all’anno precedente. Le università, dal canto loro, hanno portato l’offerta al massimo delle proprie capacità, arrivando a 36.873 posti.

Il risultato, però, è comunque un divario strutturale di oltre 6.800 unità, pari a uno scostamento del -15,7% tra ciò che il Servizio Sanitario Nazionale chiede e ciò che il sistema universitario riesce realmente a garantire in termini di offerta formativa. 

Sul versante opposto, altrettante professioni registrano una sovra-offerta rispetto alle esigenze del sistema: Dietisti, Tecnici di Neurofisiopatologia, Tecnici di Radiologia, Logopedisti, Igienisti dentali e Fisioterapisti mostrano percentuali di eccesso di domande che arrivano fino al +57%. 

Una laurea in Professioni sanitarie è ancora sinonimo di occupabilità

Tutto ciò va letto come il riflesso di una perdita di attrattività generale che incrocia fattori diversi - dal carico di responsabilità alle condizioni di lavoro, passando per il tema delle retribuzioni - ma non certo per una crisi degli sbocchi occupazionali. Perché, sul fronte del lavoro, le professioni sanitarie restano ancora oggi sinonimo di alta occupabilità.

Gli ultimi dati disponibili offerti dal portale Almalaurea parlano chiaro: a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione raggiunge l’84,8%, in ulteriore crescita rispetto all’anno precedente. Si tratta del valore più alto tra le 16 aree disciplinari italiane, a conferma della capacità del settore sanitario di assorbire rapidamente i nuovi professionisti.

Anche sul piano retributivo il quadro resta solido. La retribuzione netta media a un anno dalla laurea si attesta a 1.664 euro mensili, un livello superiore alla media nazionale delle altre aree universitarie, e in costante incremento negli ultimi tre anni.

Guardando nel dettaglio alle diverse aree professionali, emergono sì delle differenze, ma tutte sono su livelli complessivamente elevati di occupazione. L’area della Riabilitazione si colloca è in cima, con un tasso che supera l’87%, seguita dall’area Infermieristica e Ostetrica, stabilmente oltre l’85%. 

L’area Tecnico-Sanitaria si attesta intorno all’82%, mentre l’area della Prevenzione supera comunque il 76%, restando ben al di sopra della media nazionale dei laureati triennali.

Anche sul fronte delle Lauree Magistrali delle Professioni sanitarie - sinora sono stati analizzati i percorsi triennali - il 2025/26 segna una battuta d’arresto delle domande, che scendono a 12.438, con una contrazione dell’11% rispetto all’anno precedente. A fronte di un’offerta formativa sostanzialmente stabile, ferma poco sopra i 4mila posti.

In questo caso, contrariamente a quanto detto finora, a catalizzare la maggior parte delle candidature è la magistrale in Infermieristica e Ostetricia (LM/SNT1), che raccoglie oltre 9.400 domande su poco più di 2.300 posti disponibili, rimanendo la classe più competitiva dell’intera area sanitaria.