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Educazione fisica a scuola, Italia fanalino di coda tra i Paesi Ue

Programmi fumosi, voti assolutamente indicativi, poche ore soprattutto alle elementari e nessuna linea guida per la pratica degli sport. A lanciare lʼallarme ginnastica un rapporto elaborato da Eurydice

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Tra le priorità nei programmi di studio di molti Paesi europei, trascurata in quelli italiani.

L'educazione fisica, per il nostro sistema scolastico, è quasi un oggetto misterioso. Soprattutto ai livelli inferiori (scuole elementari su tutte), quelli fondamentali nella crescita dei ragazzi. È in quegli anni che si gettano le basi per lo sviluppo del corpo, oltre che dela mente. Eppure nel nostro Paese si fa poco o nulla per potenziare la presenza della ginnastica a scuola. A lanciare l'allarme il rapporto “Educazione fisica e sport a scuola in Europa”, elaborato da Eurydice, la rete europea per l'informazione sull'istruzione. Lo scrive il sito Skuola.net.

In Francia si superano le cento ore l'anno, in Italia non si sa
Un dato basterebbe a certificare il livello di arretratezza dell'Italia sul tema. La nostra è una delle pochissime nazioni dell'Unione europea che, pur avendo indicato l'educazione fisica come materia obbligatoria, nelle scuole primarie ha consentito la completa flessibilità di orario. Ciò significa che gli insegnanti hanno facoltà di far svolgere attività fisiche ai bambini quando e come credono. Peccato che questo si traduca molto spesso in una corsetta o in qualche esercizio a corpo libero. Se non addirittura in una partitella a calcio o pallavolo, come se si fosse all'oratorio. Solo per fare un paragone: in Irlanda l'orario medio minimo annuo raccomandato per le scuole primarie si attesta attorno alle 37 ore, in Francia si arriva a più di 100 (occupando circa il 10% della didattica). Una materia che, dunque, assume pari dignità rispetto a tutte le altre.

Alla fine delle elementari mancano all'appello centinaia di ore di ginnastica
Facendo un rapido calcolo, gli studenti italiani arrivano alla fine delle scuole elementari avendo accumulato un ritardo decisivo rispetto, ad esempio, ai loro colleghi tedeschi (per loro le ore ogni anno sono più di 80) e danesi (l'educazione fisica occupa 70 ore di lezione all'anno). Sommando mese dopo mese, il gap stimato può sfiorare anche le 500 ore. E non basta che le cose migliorino alle scuole medie e superiori. Qui, infatti, le ore obbligatorie di educazione fisica sono in media 66 all'anno, permettendoci di superare nazioni come la Spagna (ferma a quota 24). Restiamo comunque inesorabilmente indietro rispetto ai Paesi più virtuosi (Francia, Austria, Polonia Germania) dove anche i ragazzi più grandi devono svolgere circa 100 ore di sport per ogni anno scolastico.

Nessuna linea guida sui tipi di sport in cui far allenare i ragazzi
Ma il problema non è solo di quantità. È anche di metodo. In Italia non ci sono linee guida precise che un insegnante deve seguire. L'ora di educazione fisica assomiglia più a una scampagnata che a un momento di sforzo ed esercizio. Altrove, invece, ci sono attività precise indicate come obbligatorie per i ragazzi. A farla da padrone la ginnastica a corpo libero e i giochi (generalmente con la palla), ma non è escluso che uno studente debba cimentarsi con l'atletica, col nuoto e persino con la danza (succede in tantissime nazioni, tra cui Belgio, Francia, Germania, Austria e Ungheria).

Il voto non ha alcun riscontro oggettivo
Infine c'è la questione voti. Da noi non è obbligatoria la cosiddetta ‘valutazione sommativa', frutto del giudizio del docente e dei risultati di test fisici o esami teorici. I professori danno il voto a proprio piacimento, senza un riscontro oggettivo di quanto riportato nella pagella. Tutt'altra storia nella maggior parte delle altre nazioni europee, dove gli sport vengono valutati singolarmente e in alcuni casi alla pagella si allega un report sulle abilità fisico-sportive dei ragazzi.