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Cop26, quasi uno studente su due è sceso in piazza per il clima

Tra i protagonisti della conferenza di Glasgow ci sono anche i ragazzi. Gli stessi che da tempo, anche in Italia, animano i Fridays For Future. Ma la salute del nostro eco-sistema si costruisce pure in classe: sette su dieci hanno parlato di ambiente a scuola e quasi la metà ha cambiato modo di vedere (e agire) proprio grazie a queste “lezioni”

05 Nov 2021 - 12:10
Milano, protesta per il clima diventa Block Friday © IPA

Milano, protesta per il clima diventa Block Friday © IPA

Con l’apertura della Cop26 - la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in corso in questi giorni a Glasgow - il mondo ha, forse, finalmente capito che le transizioni ecologica ed energetica non sono più rinviabili. Ma c’è chi, dell’urgenza di fare presto per salvare il Pianeta, se n’è accorto in largo anticipo: sono i ragazzi, la Generazione Z, quei giovani che da oltre tre anni animano le piazze durante i Fridays For Future per sensibilizzare i grandi della Terra sul tema. Anche in Italia: secondo un recente sondaggio effettuato da Skuola.net su 3.500 adolescenti, quasi uno su due ha partecipato attivamente almeno una volta (circa uno su quattro spesso) ai “venerdì per il futuro”. Ma molti altri, silenziosamente, si adoperano tutti i giorni per adottare comportamenti eco-sostenibili.

Il ruolo della scuola

Come hanno sviluppato un così spiccato spirito ambientalista? Un contributo spesso decisivo lo ha dato la scuola. Specie da quando - ovvero dall’anno 2020/2021 - è stata reintrodotta l’Educazione civica nei programmi scolastici che, tra le varie declinazioni possibili, prevede anche l’Educazione ambientale. E molte lezioni, effettivamente, hanno avuto al centro proprio l’ambiente: solamente nell’anno scolastico appena passato, nonostante i lunghi periodi passati in Dad a causa delle chiusure dovute alla pandemia, circa 6 alunni su 10 hanno potuto parlare di questi temi in classe.

In classe si parla dei temi "caldi"

Non solo, molto spesso gli argomenti trattati sono stati gli stessi al centro della Conferenza di Glasgow: in quasi la metà dei casi (48%) le lezioni si sono concentrate su “cambiamenti climatici e inquinamento”, per un altro 10% si sono soffermate su “risparmio energetico e rinnovabili”. Il 17%, invece, ha approfondito soprattutto la questione “alimentazione sostenibile”; il 5% ha avuto come focus “riciclo e raccolta differenziata”. Appena l’8% si è limitato a una conoscenza di base, quasi geografica, del nostro ecosistema (fauna, flora, mari, ecc.).

Il confronto apre a un nuova consapevolezza

Momenti di confronto che, effettivamente, hanno portato nuovi adepti alla causa ambientalista. Visto che, dopo aver seguito queste “lezioni”, in parecchi si sono convinti a impegnarsi di più: uno su cinque ha iniziato proprio da lì ad attivarsi concretamente per difendere il Pianeta (modificando le abitudini quotidiane o sensibilizzando gli altri), mentre un quarto (25%) pur non essendo ancora passato dalla parole ai fatti perlomeno ora, avendo imparato cose nuove, vede la questione con occhi diversi.

Educazione ambientale promossa a pieni voti

Una folta platea che va ad aggiungersi alla grande schiera (43%) di quanti sostengono che già prima dell’intervento della scuola avevano uno stile di vita “sostenibile”. Ma un ripasso non fa mai male. Per questo, complessivamente, l’80% degli studenti promuove a pieni voti la scelta di inserire l’Educazione ambientale a scuola.
 

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