Un nuovo racconto collettivo

Comunicazione ed educazione sanitaria come forme di cura

Come si racconta la sanità fa la differenza: l'importanza di informazioni verificate e trasparenti per prevenire, educare e rafforzare la fiducia nella sanità e ridurre l’impatto sui servizi. Ma occorre anche educazione sanitaria delle persone, responsabilità individuale e una corretta comunicazione medico-paziente

02 Lug 2025 - 19:20
 © -afp

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La comunicazione scientifica ha un valore strategico che finisce per avere soprattutto un valore fondamentale per la salute pubblica e la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Comunicare in modo corretto e trasparente favorisce, infatti, il consenso informato e anche comportamenti di salute pubblica più responsabili. Inoltre serve a orientare i cittadini vero buone pratiche in modo da ridurre l'impatto sui servizi sanitari. Permette anche di aumentare l'accettabilità sociale delle riforme basate su evidenze scientifiche. In sostanza, una buona comunicazione scientifica rafforza la fiducia e il legame tra scienza, istituzione e cittadini. Ma non solo.

Come spiega Benedetta Bitozzi, direttrice Relazioni Esterne della Fondazione Lilly, “la comunicazione è essa stessa una forma di cura". E la comunicazione in ambito scientifico comprende diversi livelli. Serve, ad esempio, riuscire a tradurre messaggi complessi e delicati ma scientificamente accurati a una platea ampia che non comprende solo i pazienti ma anche i caregiver. La salute è un fatto personale e delicato e il modo in cui se ne parla è decisivo.

Una buona comunicazione, spiega ancora Benedetta Bitozzi, significa anche comunicare dati scientifici da parte di un'azienda farmaceutica alla classe medica. E poi c'è la comunicazione medico-paziente. La Fondazione Lilly si impegna a lavorare anche con le Associazioni dei pazienti in modo da aiutare questi ultimi a parlare con i medici senza reticenze, paure e omissioni. Il dialogo medico-paziente è basilare per la salute del cittadino ma anche per non avere ricadute sul sistema sanitario.

Secondo i dati Ocse (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), infatti, fino al 15% delle diagnosi mediche sono errate, tardive o mancate con conseguenti costi elevati e sofferenza del paziente. Lo si legge nel rapporto "The Economics of Diagnostic Safety", secondo cui il peso economico di questi errori può raggiungere il 17,5% della spesa sanitaria. A migliorare, invece, l'efficienza e i risultati per la salute, contribuisce una comunicazione chiara e accurata. Per garantire diagnosi accurate serve una comunicazione efficace tra medici, infermieri e altri professionisti sanitari.  

E anche, appunto, tra medico e paziente. Grazie alla ricerca scientifica, ad esempio, il tumore al seno è diventato un tumore cronicizzato con cui cioè molte pazienti, anche giovanissime, convivono portando avanti terapie anche per tutta la vita. A volte però accade che alcune pazienti interrompano la terapia (che spesso può avere effetti collaterali fastidiosi) post-intervento perché non vi è una corretta comunicazione col medico di quelli che sono (lato paziente) i fastidi o (lato medico) non vi è la necessaria chiarezza di quanto sia fondamentale portare avanti il percorso di terapie per evitare il rischio recidiva.

Una corretta comunicazione scientifica non è solo quella che riguarda il mondo dei professionisti, come cioè le notizie mediche vengano diffuse, ma va a toccare anche una responsabilità individuale di ogni singolo cittadino. Occorre, infatti, un'educazione sanitaria delle persone, soprattutto al tempo della comunicazione sui social, dove quello che si condivide e si commenta può avere effetti ampi e notevoli. Quella che in termine tecnico si chiama “health literacy” (l'alfabetizzazione sanitaria in senso letterale) è un fatto personale e riguarda anche le fake-news e un certo scetticismo sanitario che in Italia non manca.

Ma è possibile combatterlo, appunto con una corretta informazione, ma anche con iniziative culturali. La Fondazione Lilly, ad esempio, tra le sue attività, ha l’obiettivo di ottenere un protocollo con il ministero dell’Istruzione per parlare dell’importanza della ricerca scientifica nelle scuole e per sensibilizzare alla ricerca pubblica: questo può contribuire, oltre che a far conoscere il valore dei giovani ricercatori, anche a diffondere una certa educazione sanitaria e a parlare, per fare un altro esempio, del perché in certe Regioni le persone non accedono ai programmi di screening gratuiti.

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