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Il medico consiglia… come riconoscere e curare il piede piatto nei bambini?

A Tgcom24 la consulenza del dottor Luigi Manzi, responsabile dell’Unità di chirurgia piede e caviglia di Humanitas Castelli di Bergamo

Tgcom24

La sindrome del piede piatto è una patologia che viene spesso sottovalutata e trascurata: considerata come una caratteristica con cui, dopotutto, si può convivere.

In alcuni casi è così, ma non bisogna dimenticare che si tratta di un’alterazione della forma del piede sempre più frequente nei bambini, che, se non curata, può peggiorare e portare, in età adulta, a necessari interventi chirurgici. Abbiamo parlato di piede piatto nel bambino con il dottor Luigi Manzi, responsabile dell’Unità di chirurgia piede e caviglia di Humanitas Castelli di Bergamo.

Dottor Manzi, con quale incidenza si presenta il piede piatto nei bambini?

La sindrome pronatoria, o piede piatto, è una alterazione molto frequente della forma del piede, specialmente durante la fase di sviluppo. Le riviste scientifiche più importanti hanno dimostrato che quasi tutti i neonati nascano con questa caratteristica, e una volta longitudinale normale potrebbe non svilupparsi completamente fino a quando il bambino raggiunga l’età di 7-10 anni. Per dare dei numeri, un piede piatto flessibile viene rilevato nel 54% dei bambini fino a 3 anni di età, mentre la percentuale si abbassa al 24% per quelli di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Solo l’1% di questi piedi piatti diventerà poi “patologico”.

 

Quali sono le cause?

Ancora oggi resta aperto il dibattito nella comunità scientifica su quali siano le cause di questa patologia. Infatti non è stato ancora chiarito se la causa sia primariamente legata alla disfunzione del tendine tibiale posteriore o se questa alterazione sia secondaria a un alterato asse del retro-mesopiede che può portare nel tempo a un deficit o a una rottura del tendine stesso. Si instaurano poi vari tipi di deformità che configurano quadri molto specifici che vengono poi valutati dallo specialista per impostare una terapia che si adatti cioè alle caratteristiche uniche di ogni paziente. In alcuni casi, invece, la deformità è secondaria alla presenza di una sinostosi, cioè un ponte osseo, fibroso o cartilagineo tra due o più ossa, in particolare calcagno, astragalo e scafoide, che limitano i movimenti del meso-retropiede inducendo l’instaurarsi di una deformità rigida.

 

Come si manifesta? Ci sono dei segnali a cui prestare attenzione osservando i primi passi del bambino?

Il piede piatto del bambino è spesso asintomatico. Solo raramente il bambino riferisce dolore in corrispondenza dei malleoli, cioè le due sporgenze ossee ai lati della caviglia. Di solito, infatti, sono i genitori che notano le impronte dei propri figli sulla sabbia o quando camminano con i piedi bagnati. Nei casi più eclatanti, invece, i genitori notano una sorta di “secondo malleolo tibiale”, espressione di una notevole deformità e/o della presenza di un piccolo osso accessorio. Più frequentemente il piede piatto invece ha un andamento sub-clinico, che porta il ragazzo a stancarsi più facilmente mentre gioca o pratica attività sportive.

 

 

Quando è necessario fare una visita specialistica?

Quando il bambino riferisce dolore nel camminare o se i genitori non stano una deambulazione particolare. In ogni caso, come già detto, il piede piatto è una “caratteristica” e non una patologia fino ai 7-8 anni di età. Pertanto, se si nota un atteggiamento “particolare” della forma dei piedi del bambino, l’età giusta per una visita si attesta intorno ai 9 anni.

 

Qual è la terapia?

Fino a qualche decennio fa vi era la convinzione che il plantare e alcuni esercizi come camminare in punta di piedi o sul bordo esterno del piede o camminare scalzi sulla sabbia, fossero la soluzione del problema. Al giorno d'oggi invece è stato ampiamente dimostrato che il plantare e soprattutto le scarpe “ortopediche” non hanno un potere correttivo, ma è la crescita stessa che ci porta a correggere automaticamente il piede piatto, salvo in una piccola percentuale di pazienti. In questi pazienti selezionati può essere presa in considerazione l’idea di effettuare un piccolo intervento chirurgico per “guidare” la crescita residua del piede e ottenere un piede più fisiologico. Si tratta di un intervento eseguito in anestesia locale in cui viene inserita una vite, detta endortesi, in una cavità già esistente. Questo intervento consente al bambino di camminare dal giorno stesso dell’intervento indossando due gessi che verranno poi rimossi a 15 giorni, consentendo una graduale ripresa delle normali attività.

 

Se non trattato a cosa può portare nella crescita del bambino?

Il piede piatto dell’adulto rappresenta una delle principali cause di chirurgia del piede e della caviglia. Nell’adulto, in cui la crescita del piede è terminata, non si può effettuare un intervento mininvasivo come nel bambino, ma bisogna effettuare un intervento molto diverso, più invasivo e non si possono correggere entrambe i piedi contemporaneamente. La sindrome pronatoria è una deformità “progressiva”, che può solo peggiorare nel tempo se non si interviene chirurgicamente.

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