Uno studio su 400 donne afferma che si possono proseguire le cure anticancro
© Afp
Scoprire di avere il cancro è sempre un dramma ma la notizia è ancora più gravosa se si apprende mentre si sta aspettando un figlio. Secondo gli scienziati, però, le donne incinte colpite dal cancro possono essere trattate con la chemioterapia senza mettere in pericolo il feto. Uno studio del German Breast Group suggerisce che le donne che ricevono una cura per il cancro durante la gravidanza non corrono rischi maggiori di dare alla luce bambini con difetti alla nascita o altri problemi legati alla salute.
Circa una donna incinta ogni duemila è colpita dal cancro, una frequenza che sta crescendo del 2,5 per cento all'anno visto che le donne scelgono di rimanere incinte in età più avanzata. Le centinaia di donne in gravidanza a cui viene diagnosticato il cancro ogni anno si trovano di fronte a un difficile bivio. Alcune decidono di optare per l'aborto, specialmente se sono nei primi mesi della gravidanza e il cancro è molto aggressivo, altre scelgono di rifiutare le cure finché il bambino non nasce. Ma i ricercatori tedeschi dicono che non è necessario interrompere la gravidanza né rimandare la cura o ridurre i farmaci.
La ricerca Lo studio è stato condotto su più di quattrocento donne di tutta Europa a cui è stato diagnosticato il cancro al seno allo stadio iniziale mentre erano incinte. Tra queste, quasi la metà si è sottoposta a chemioterapia durante la gravidanza.
I risultati dimostrano che se tra i neonati delle 197 donne curate con chemioterapici nati qualcuno è nato con malattie, ciò non è attribuibile ai farmaci chemioterapici.
I bambini le cui madri si sono sottoposte a chemioterapia avevano, in media, un peso più basso alla nascita secondo un report del The Lancet Oncology Journal. Ma c'erano poche differenze rilevanti tra i due gruppi. I bambini esposti a chemioterapia nel ventre materno non hanno mostrato di avere un rischio più alto di malformazioni alla nascita, né minori livelli di benessere rispetto agli altri.
Servono ulteriori conferme
Sibylle Loibl che ha condotto lo studio dice: "Se le nostre scoperte saranno confermate da ulteriori studi, il cancro al seno durante la gravidanza potrebbe essere trattato come nelle donne non incinte senza sottoporre feto e madre a un rischio più alto. Il numero di cicli chemioterapici ricevuti durante la gravidanza non sembrerebbe influenzare i bambini".
Loibl ha aggiunto: "Nella popolazione generale, circa il 10-15 per cento dei bambini nasce prematuramente, ma nel nostro studio circa il 50 per cento delle donne con il cancro al seno ha partorito in anticipo, con il 23 per cento prima della 35esima settimana di gestazione. Più complicazioni sono state registrate nel gruppo dei bambini esposti alla chemioterapia che nel gruppo non esposto alla chemioterapia. Comunque, la maggioranza delle complicazioni è stata riscontrata in bambini nati prematuramente a prescindere dall'esposizione alla chemioterapia. Le nostre scoperte enfatizzano l'importanza del porre in primo piano una gestazione completa nelle donne che si sottopongono a chemioterapia in gravidanza".
Loibl ha concluso: "La malattia e la mortalità nei neonati è direttamente correlata all'età gestazionale nel momento del parto. Questo è un importante messaggio clinico perché la decisione di partorire prima del termine naturale è spesso presa senza indicazione medica. Il nostro lavoro suggerisce che curare le pazienti colpite dal cancro al seno durante la gravidanza è possibile e che non c'è bisogno di interrompere la gravidanza o di ricevere una terapia con un dosaggio inferiore".
Una serie di studi pubblicati in precedenza quest'anno ha concluso che la chemioterapia dopo il primo trimestre (12 settimane) di gravidanza non danneggia il feto.