Pubblicate le nuove linee guida europee che evidenziano il ruolo delle persone comuni nella gestione degli arresti cardiaci
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Le nuove direttive europee prevedono l'obbligo di un coinvolgimento sempre più efficace dei cittadini nella catena dei soccorsi in caso di arresto cardiaco. Questo avverrà tramite la formazione sul primo soccorso e l'insegnamento delle manovre salvavita, come massaggio cardiaco e utilizzo del defibrillatore. Competenze che devono essere introdotte in modo stabile nei programmi scolastici già dall'infanzia. Anche le autoscuole dovranno formare i futuri conducenti su queste tecniche.
Le nuove linee guida europee sulla rianimazione cardiopolmonare sono state pubblicate da European Resuscitation Council (ERC), società scientifica europea di riferimento per il settore e realizzate da 150 esperti di 29 Paesi, tra cui i medici e ricercatori di Italian Resuscitation Council (IRC), società scientifica, parte di ERC, riconosciuta dal Ministero della salute che riunisce in Italia medici, infermieri e operatori esperti in rianimazione cardiopolmonare. Le nuove linee saranno al centro del congresso scientifico di IRC, in cui dal 13 al 15 novembre a Padova si confronteranno oltre mille esperti da tutta Italia ed Europa.
"Tutti i cittadini, se assistono a un arresto cardiaco, dovrebbero essere in grado di intervenire ed eseguire le manovre salvavita, anche guidati dagli operatori del 118", osserva Andrea Scapigliati, presidente di Italian Resuscitation Council (IRC). "Con la formazione sul primo soccorso nelle scuole, la cui importanza è stata ribadita nelle nuove linee guida europee, si potrebbero formare ogni anno solo in Italia quattro milioni di studenti delle scuole medie e superiori e migliorare la sopravvivenza all’arresto cardiaco grazie a interventi più tempestivi. La legge italiana 116 del 2021 prevede già l’insegnamento obbligatorio a scuola, ma fino a oggi non è stata applicata. Dalle linee guida arriva, inoltre un impulso alla ricerca scientifica: tutti gli Stati devono dotarsi di un registro degli arresti cardiaci per consentire una più approfondita conoscenza del fenomeno: per esempio i ricercatori hanno scoperto cause genetiche in circa il 25% degli arresti cardiaci improvvisi che hanno colpito persone sotto i 50 anni d’età", prosegue Scapigliati.
Riviste ogni cinque anni sulla base delle più recenti evidenze scientifiche riassunte nelle raccomandazioni dell’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR, consenso mondiale sul trattamento dell’arresto cardiaco), le linee guida forniscono indicazioni ai professionisti sanitari e ai sistemi nazionali per gestire efficacemente l'arresto cardiaco.
Le nuove linee guida europee individuano come elementi fondamentali anche:
Utilizzare applicazioni per cellulari che mappano i defibrillatori installati sul territorio e geolocalizzano i potenziali soccorritori più vicini al luogo dell’arresto cardiaco (ovvero cittadini capaci di effettuare le manovre salvavita in attesa dell’arrivo dei mezzi di soccorso, per diminuire i tempi di intervento).
Gli esperti europei sottolineano inoltre l’importanza di un’adeguata presa in carico attraverso team medici multidisciplinari delle persone che sopravvivono a un arresto cardiaco, con il fine di un pieno recupero delle funzioni vitali e della qualità della vita.
Ogni anno in Europa si rilevano circa 400mila arresti cardiaci extraospedalieri, di cui 60mila solo in Italia, con vittime di 67 anni di età media, per il 65% uomini. La rapidità di intervento, con l’attivazione dei soccorsi e l’inizio delle manovre salvavita che tutti possono eseguire (massaggio cardiaco e uso del DAE), è fondamentale poiché la possibilità di sopravvivenza diminuisce del 10% per ogni minuto che passa. In Europa solo nel 58% dei casi chi assiste a un arresto cardiaco interviene praticando le manovre di rianimazione cardiopolmonare con percentuali che variano dal 13% all’82% a seconda dei Paesi.
La percentuale dei soccorritori occasionali che usa anche il defibrillatore oscilla dal 2,6% al 59% nelle diverse nazioni. Gli arresti cardiaci extraospedalieri accadono per il 70% in luoghi privati. La sopravvivenza media è del 7,5%, con variazioni tra il 3,1% al 35% (in Italia è del 6,6% anche se l’esiguità dei casi esaminati dovuta alla mancanza di un registro nazionale degli arresti cardiaci non consente attualmente una valutazione più realistica). A oggi solo nove nazioni europee dispongono di un registro degli arresti cardiaci extraospedalieri con copertura dell’intera popolazione.
Dal 13 al 15 novembre oltre mille esperti in rianimazione cardiopolmonare si confrontano a Padova nel congresso scientifico organizzato da Italian Resuscitation Council. Il 14 novembre è prevista la tavola rotonda dedicata alle nuove linee guida europee, "Rianimazione cardiopolmonare. Dalle linee guida alla società civile: prospettive e proposte".
Pubblicate sulla rivista scientifica internazionale "Resuscitation Journal", e disponibili sul sito "ERC", le linee guida sono il risultato del lavoro corposo di 150 esperti di 29 paesi che ne hanno stabilito e rivisto i contenuti anche sulla base di 90 revisioni sistematiche e 100 aggiornamenti di evidenza prodotti dall’International Liaison Committee on Resuscitation (ILCOR), consenso mondiale sul trattamento dell’arresto cardiaco.
Il nuovo documento europeo riprende e rivede i quattro anelli fondamentali della catena della sopravvivenza (il riconoscimento rapido dell’arresto cardiaco con l’attivazione dei soccorsi; l’avvio tempestivo delle manovre di rianimazione cardiopolmonare insieme all’utilizzo del defibrillatore; l’assistenza medico-ospedaliera avanzata post-rianimazione; la presa in carico specializzata dei "sopravvissuti"). I primi due "anelli" coinvolgono direttamente i cittadini e perciò gli esperti europei considerano fondamentale la formazione sul primo soccorso nelle scuole e come requisito necessario per ottenere la patente di guida.
Il contributo della tecnologia è fondamentale: le linee guida raccomandano di integrare nei sistemi di soccorso applicazioni per cellulari che, attraverso la geolocalizzazione, consentano di allertare i cittadini più vicini al luogo dell’arresto cardiaco, in modo che possano cominciare immediatamente le manovre salvavita in attesa dell’arrivo dei soccorsi. In diciassette Paesi europei sono in uso strumenti di questo tipo: in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche sono già operative applicazioni gratuite che i cittadini maggiorenni, desiderosi di aiutare n caso di arresto cardiaco, possono scaricare e usare. Chi lo ha fatto e ha fatto la registrazione fornendo i suoi dati (tra cui i Comuni in cui può intervenire) riceve in caso di emergenza nella sua zona una notifica sul cellulare. Se dà conferma di poter aiutare in quel momento (l’adesione rimane comunque volontaria e non obbligatoria) riceve istruzioni, grazie alla geo-localizzazione, su come arrivare al luogo dell’emergenza e sui defibrillatori disponibili in zona.
A essere essenziali sono anche la ricerca scientifica e l’assistenza specialistica: devono entrare nella prassi medica le autopsie in pazienti giovani affetti da improvvisi arresti cardiaci utili a individuarne le cause (in circa il 25% degli arresti cardiaci sotto i 50 anni concorrono cause genetiche); deve essere potenziata l’assistenza dopo le dimissioni dall’ospedale (solo un paziente su tre in Europa ha accesso a programmi di riabilitazione).