Dopo la crisi della politica, come fare a ricominciare? Di Mario De Scalzi
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Ricordate la famosissima comunicazione tra Apollo XIII e la base di cape Canaveral? “Houston, abbiamo un problema…” Ovvero: la navetta degli astronauti americani stava rischiando di perdersi nello spazio.
Beh, forse è il caso di informare il parlamento che anche l’Italia ha un problema: una crisi di credibilità della sua classe politica che non ha precedenti nella storia repubblicana. Persino Mani pulite in confronto fu una tangentopoli de noantri (e il sospetto è stato avanzato dal ministro della Giustizia Severino!). Oggi si dice che non occorre generalizzare, che non tutti i politici dei comuni , delle province, delle regioni, delle municipalizzate sono ladri. Appunto. Ma probabilmente lo sono in maggior parte. Perché se nella prima repubblica si rubava per il partito, oggi si ruba per se’. Una costante dei nuovi tangentocrati è il patrimonio immobiliare: cominciano che non hanno un tetto dove ripararsi (se non quello messo a disposizione, guarda caso, da qualche ente pubblico) e finiscono in manette con almeno una decina di case di proprietà, spesso all'estero.
Il punto è capire dove metter le mani per ricominciare da capo…
La costituzione federale americana è composta da 7 articoli fondamentali (4 pagine!) e 27 emendamenti. E' la legge suprema contro la quale non vale nessun atto legislativo se non approvato dal congresso. Questa supremazia vale anche per la nostra costituzione, che tuttavia è composta da 139 articoli e XVIII disposizione transitorie finali. Per un totale di una settantina di pagine. La costituzione statunitense è attualissima, la nostra è vecchissima.
Insomma per ricominciare da capo bisognerebbe metter mano a tutta la costituzione che –ci perdonino i padri della patria- dice anche sonore baggianate! L’articolo 1, per esempio, (che fa scopa con l’articolo 4) secondo il quale la nostra repubblica è fondata sul lavoro… Ma quando mai!? Anche un ministro della repubblica, e del lavoro, come la Fornero se ne è uscita con l’affermazione che “il lavoro non è un diritto”! Frase discutibile, ma verissima. Altrimenti i disoccupati dovrebbero far causa allo stato per aver violato lui stesso la sua legge fondamentale!
Articolo 2. Lo stato “richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Si, vabbè… L’ultima volta che è stata usata la parola solidarietà, e’ stato per decurtare le pensioni privilegiate. Per dare ai meno abbienti? No no, per continuare a finanziare la politica dei Fiorito, dei Belsito, dei Lusi e chi piu’ ne ha più ne metta!!
C'è poi da morir dal ridere con l’articolo 9 che “tutela la ricerca scientifica ed il territorio nazionale”. Infatti i nostri cervelli migliori per far ricerca fuggono all'estero, mentre ad ogni pioggia è un’alluvione o un’esondazione con decine e decine di morti…
Potremmo continuare per pagine e pagine chiosando la nostra onorata ma vetusta costituzione. Soprattutto laddove (in ben 56 articoli su 139!) parla della divisione tra i poteri dello stato. Ma se è un conflitto permanente effettivo tra Parlamento e Magistratura, tra Governo e Parlamento, persino tra Magistratura e Presidente della Repubblica (che pure del CSM e’ presidente)!
Tutte queste contraddizioni si trasformano nell'enorme difficoltà di controllo dell'attività politica quando viene corrotta dall’uso improprio del potere. A cominciare da sprecopoli e tangentopoli.
La nostra costituzione, peraltro, è difficilissima da modificare perché chi la scrisse tra mille pressioni ed equilibrismi, aveva ben presente i rischi di totalitarismi passati interni (il fascismo) ed esterni (il comunismo). Blindare la nostra Carta Fondamentale era il modo più democratico e coerente per mettersi al sicuro da nuove simili nefaste esperienze. La domanda, ora, è: corriamo ancora, nel nuovo millennio, questi rischi? O i rischi odierni sono di ben altra natura, diciamo pure di ordine penale? Si sente parlare oggi di mille ipotesi politiche che spaziano dalla Costituente dei moderati a quella dei Democratici oppure a Sante Alleanze di persone e gruppi che non si fidano minimamente gli uni degli altri. Il terreno di confronto, al contrario, dovrebbe essere quello di misurarsi su un progetto alto, il più alto possibile, perché le miserie alle quali assistiamo in questo scorcio di fine legislatura sono davvero mortificanti. E tutto l’affannarsi di partiti e istituzioni per trovare soluzioni condivise appare più un modo di autoperpetuarsi che non di riformare la politica.
Appunto: “Houston, abbiamo un problema…”