Le anticipazioni dell'undicesimo messaggio che il Presidente leggerà a reti unificare il 31 dicembre alle 20.30
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In piedi, dallo Studio del Presidente alla Vetrata dove in genere incontra i Capi di Stato e svolge le consultazioni con i leader dei partiti durante la formazione di un nuovo governo. Sergio Mattarella - alle sue spalle il Tricolore e la bandiera dell'Unione europea - la sera del 31 dicembre, alle 20.30, rivolgerà il suo undicesimo messaggio di fine anno agli italiani. Il Capo dello Stato parlerà per circa 15 minuti, a partire dalle 20.30, a reti unificate. Dopo quelli al Corpo diplomatico prima e alle Alte cariche dello Stato dopo, questo discorso chiude il tradizionale "trittico" di dicembre ed è rivolto ai cittadini e, specialmente, ai più giovani. E' a loro, spesso messi sotto accusa, che l'inquilino del Colle intende parlare, cercando di capire ansie e bisogni e rilanciare sogni e speranze.
Per ripartire, secondo Mattarella, serve una nuova coesione sociale. Così il Presidente intende chiamare chi lo ascolta dall'altra parte del televisore o di uno smartphone all'impegno per garantire la tenuta del Paese, in un momento segnato da fratture e diseguaglianze.
Il Capo dello Stato è sempre stato molto attento ai giovani e mai è mancata la fiducia nei loro confronti, la curiosità nell'ascoltare nuove idee o possibili soluzioni innovative alle sfide di questo tempo. L'inquilino del Colle, quindi, rivolgerà loro un appello, chiedendo, quasi, di prendere in mano le sorti del loro futuro e quelle della Repubblica, che il prossimo anno farà 80 anni.
I valori sui cui si fonda, alla base della Costituzione che verrà promulgata quasi due anni dopo - pace, solidarietà, uguaglianza, rispetto della persona umana - sono il trait d'union che unisce le generazioni, chiamate in momenti diversi a fare la propria parte per il bene del Paese.
Partecipazione, quindi, "come elemento vitale che anima la vita della nostra Repubblica", "prezioso" contributo di ognuno alla comunità di cui fa parte. Anche in termini di partecipazione al voto, perché, come spesso ha sottolineato il Capo dello Stato, non ci si può arrendere "a una democrazia di astenuti, di assenti, di rassegnati".
Entrando nelle case degli italiani prima del cenone di fine anno, dei brindisi e degli auguri, Mattarella non potrà poi tacere sulla difficile situazione internazionale, quel "crinale pericoloso" sul quale da tempo ci muoviamo, che è spesso il punto di partenza dei suoi ragionamenti. Non si tratta solo di politica estera ma di un aspetto che ha a che fare direttamente con la vita degli italiani, in termini di fiducia nel futuro. Invocare una pace "vera e giusta", sia per l'Ucraina che per il Medio Oriente come pure in tutti i quadranti di crisi, significa allora provare a ricostruire la speranza e a rilanciare un ordine internazionale in crisi. Dare nuova forza a quel sistema di valori che ha fatto sì che per 70 anni regnasse la pace tra Paesi che si erano a lungo combattuti e che l'Europa, nonostante tutto, resti "una delle più riuscite esperienze di pace tra i popoli e di democrazia".