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Santanchè, l'informativa al Senato: "Contro di me in atto una strumentalizzazione politica"

La nota del ministro del Turismo dopo l'intervento a Palazzo Madama: "La notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati data solo oggi ai media" | Presentata una mozione di sfiducia dal M5s

Il ministro del Turismo Daniela Santanchè apprende, da comunicati stampa diffusi in data odierna che farebbero riferimento a informazioni ricevute da fonti interne dalla Procura della Repubblica di Milano, che risulterebbe iscritta nel registro degli indagati (sebbene ciò non risultasse dal certificato a suo tempo estratto nel mese di dicembre 2022).

Lo afferma il ministro con una nota diffusa dal suo dicastero. Durante l'informativa odierna nell'Aula del Senato, il ministro del Turismo aveva sostenuto: "Contro di me è in atto una strumentalizzazione politica. Sono qui per difendere il mio onore e quello di mio figlio". Il Movimento 5 stelle ha depositato una mozione di sfiducia contro il ministro. Il Pd: "Se la mozione arriva in Aula pronti a votare sì".

Fotogallery - Senato, l'informativa in Aula di Daniela Santanchè: "Non sono indagata"

 

La nota del ministro

 "Dai comunicati risulterebbe che tale informazione sarebbe stata resa disponibile ai mezzi di informazione, a seguito della de-secretazione del relativo fascicolo, de-secretazione avvenuta trascorso il periodo di legge di tre mesi dall'inizio delle indagini - si legge ancora -. In altre parole, la de-secretazione sarebbe stata disposta intorno al mese di gennaio/febbraio 2023, mentre la stessa notizia - mai ricevuta dall'interessata - sarebbe stata fornita ai mezzi di informazione, in concomitanza proprio con l'audizione resa oggi in Senato dal ministro."

 

 

"Subito disponibile a riferire"

 Davanti al Senato Santanché aveva inoltre affermato "sul suo onore" di non essere stata raggiunta "da alcun avviso di garanzia. Anzi - ha chiarito -, per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubb". Spero vorrete darmi atto che a fronte della richiesta di alcuni gruppi di opposizione, e dico alcuni e non tutti, ho subito dato la disponibilità a riferire, cosa che qualcuno ha anche considerato eccessiva". 

 

"Nessuna accusa per 30 anni"

 "Per 30 anni - ha spiegato ancora il ministro, chiamato a rispondere sulle vicende delle sue società Visibilia e Ki Group - dal mio gruppo nessuno mi ha mai accusato di nulla. Oggi i miei collaboratori sapranno portare avanti la società, essendo io socia di minoranza. Non ho avuto mai favoritismi e mai li ho cercati". 

 

 

 

"Gruppo preso dal padre di mio figlio"

 Ha precisato quindi che "nel 2010 il gruppo del settore biologico (di cui si parla) è stato preso non da me ma dal padre di mio figlio con cui non avevo più alcun legame e comunque con il suo intervento i lavoratori hanno avuto 12 mesi di retribuzione". 

 

"Mai presi stipendi stratosferici"

 Sulle accuse dei maxi stipendi si è difesa così: "Dalla Ki Group ho ricevuto nel triennio 2019-2021 27mila euro lordi, una media di 9mila euro l'anno. Non si tratta di compensi stratosferici". E, riguardo al Tfr ancora da corrispondere al personale di Ki Group, Santanché ha affermato che "era da corrispondere nel 2023. Ho chiesto informazione e posso dire che tutti verranno soddisfatti nei loro diritti di credito". 

"Per il risanamento ho dato il mio patrimonio"

 Il ministro ha spiegato poi la vicenda del risanamento delle 4 società Visibilia e dice che "per questa complessa operazione ho messo a disposizione il mio patrimonio, per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi un numero cospicuo di persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le aziende". 

 

"Mi accusa un finanziere"

 E ancora: "Il mio accusatore non è un piccolo risparmiatore, ma un finanziere, che ha tentato di costringermi ad accordi per me inaccettabili. Questo tema sarà oggetto di apposita inchiesta giudiziaria che chiarirà anche con registrazioni audio" l'accaduto. 

 

"Nessuna multa da pagare"

 Daniela Santanché ha voluto concludere così il suo intervento in Aula: "Cosa resta alla fine: note di colore sul mio abbigliamento, per le case, per le mie amicizie, per i nomignoli che mi sono stati dati. Mi hanno anche accusato erroneamente di aver preso delle multe in sosta vietata quando le multe erano dell'arma dei carabinieri a cui avevo dato in comodato una mia auto per rinunciare a una scorta. Io non ho nessuna multa da pagare". 

 

Dal M5s mozione di sfiducia

 "Abbiamo presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti", ha detto il capogruppo del Movimento 5 stelle al Senato Stefano Patuanelli al termine del suo intervento in Aula dopo l'informativa del ministro. In Senato è scattato il coro del gruppo pentastellato: "Dimissioni, dimissioni". 

 

Conte: la vittima non è Santanché ma i suoi dipendenti

 "Santanchè è stata bravissima a descriversi come vittima - ha detto il leader M5s Giuseppe Conte dopo l'informativa del ministro in Aula -, ma a me interessano i fatti e chiarire che dal punto di vista politico non è lei la vittima ma le persone che sono qua e hanno lavorato per le sue società - che hanno preso soldi pubblici - e non sono state pagate". 

 

 

 

Schlein: "Votiamo mozione sfiducia"

 "Alla ministra Santanchè non resta che dimettersi". Lo ha affermato Elly Schlein, segretaria Dem, spiegando che il Pd "certamente" voterà la mozione del M5s sul caso. "Vogliamo già sapere da Giorgia Meloni, qualora non si dimettesse, che cosa intende fare, se si assume la responsabilità di mantenere al governo e nel suo incarico una ministra la cui posizione imbarazza il governo, e in questo modo tutto il Paese". 

 

Borghi: "Lasciamo a lei di valutare"

 Dal Terzo Polo, Enrico Borghi ha detto di volersi emancipare da un passato in cui sono state chieste dimissioni anche senza avvisi di garanzia e, citando una serie di casi, da Josefa Idem a Ignazio Marino, chiarisce: "Non ci iscriviamo a una logica faziosa, cogliamo il dato politico e non chiediamo a voi le dimissioni come voi le avete chieste, ma diciamo che ogni valutazione è nelle sue mani e nelle mani del presidente del Consiglio, che si assume la responsabilità, e se c'è dell'altro tragga le sue valutazioni: la valutazione è tutta nelle sue mani". 

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