Il viceministro apre a una nuova misura per fermare le violenze nei cortei. Ma la proposta è praticabile? E quali leggi andrebbero cambiate? Ecco come fanno gli altri Paesi in Europa
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Dopo le manifestazioni pro-Gaza del 22 settembre, degenerate in blocchi stradali, occupazioni e tensioni con le forze dell'ordine, il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha annunciato una proposta destinata a sollevare un acceso dibattito politico e giuridico: "Impediremo che si ripeta e chiederemo una cauzione a chi organizza cortei e manifestazioni. In caso di danni, pagheranno di tasca loro". Il leader della Lega ha parlato apertamente di "criminali, teppisti e delinquenti" in riferimento a chi ha assaltato stazioni e bloccato porti, sottolineando come "sono lavoratori anche gli italiani rimasti a piedi, e le decine di poliziotti feriti". Ma la proposta di una cauzione preventiva è compatibile con il diritto costituzionale a manifestare? E soprattutto: come potrebbe essere applicata concretamente?
In Italia, il diritto a manifestare è sancito dall'articolo 17 della Costituzione, che garantisce la libertà di riunione pacifica e senza armi. Le manifestazioni in luogo pubblico richiedono un preavviso alle autorità, generalmente da presentare almeno tre giorni prima. La Questura o la Prefettura possono imporre limiti o vietare l'evento solo per motivi di ordine pubblico, sicurezza o incolumità pubblica. Attualmente non esiste una norma che preveda il versamento di una cauzione prima di organizzare un corteo. Gli organizzatori sono però tenuti a garantire il rispetto delle condizioni imposte dalle autorità e possono essere ritenuti responsabili in caso di violazioni. Se durante una manifestazione si verificano atti violenti o danni, la responsabilità penale e civile ricade sui singoli autori, non sull'organizzazione nel suo complesso, a meno che non sia provata una connessione diretta o un'omissione dolosa.
L'introduzione di una cauzione preventiva significherebbe obbligare chi organizza una manifestazione a depositare una somma di denaro prima dell'evento, a titolo di garanzia per eventuali danni provocati dai partecipanti. In caso di incidenti o devastazioni, tale somma verrebbe trattenuta per coprire i costi. Secondo Salvini, la misura sarebbe volta a tutelare la collettività e le forze dell'ordine, nonché a scoraggiare l'organizzazione di manifestazioni potenzialmente pericolose. Tuttavia, la proposta presenta evidenti criticità: stabilire chi sia l'effettivo organizzatore, quantificare anticipatamente il rischio e l'entità della cauzione, e soprattutto evitare che il provvedimento si trasformi in un ostacolo economico al diritto di manifestare.
Dal punto di vista teorico, il legislatore potrebbe introdurre una norma che preveda una forma di cauzione in specifici casi, ma ciò richiederebbe un attento bilanciamento con i principi costituzionali. La misura dovrebbe essere proporzionata, non discriminatoria, e motivata da esigenze concrete di ordine pubblico.
Non esistono oggi norme che impongano una cauzione generalizzata per eventi pubblici. Le misure di prevenzione previste dal codice penale, come il foglio di via o la sorveglianza speciale, possono includere garanzie economiche, ma sono rivolte a singoli soggetti giudicati pericolosi, non a organizzazioni legittime. Inoltre, la giurisprudenza della Corte Costituzionale ha più volte ribadito la centralità del diritto a manifestare in uno Stato democratico, e ogni restrizione deve rispettare criteri di ragionevolezza.
Per rendere applicabile una misura come quella proposta da Salvini, sarebbe necessario un intervento legislativo complesso. Il primo passo sarebbe la presentazione di un disegno di legge che stabilisca:
Il testo dovrebbe essere approvato da Camera e Senato, passando per le Commissioni competenti. Potrebbero essere necessarie modifiche anche alla normativa sull'ordine pubblico e alle leggi che regolano i reati in occasione di manifestazioni. Inoltre, sarebbe prevedibile un controllo di legittimità costituzionale, per verificare la compatibilità della norma con gli articoli 17 (diritto di riunione), 21 (libertà di espressione) e 3 (uguaglianza) della Costituzione.
Va precisato che anche nell'attuale assetto normativo, chi commette danneggiamenti durante una manifestazione è già tenuto al risarcimento. Se identificato e denunciato, l'autore di atti vandalici o violenti può essere perseguito sia penalmente che civilmente, e il danneggiato – sia esso un privato, un ente pubblico o lo Stato – può agire in giudizio per ottenere il risarcimento. Il problema, semmai, è l’effettiva esigibilità di tali somme: spesso si tratta di soggetti non solvibili o non facilmente rintracciabili, il che rende difficile ottenere un ristoro concreto dei danni. Da qui nasce l’idea di una cauzione preventiva, che agisca come garanzia a monte. Ma è un approccio che, come visto, solleva diversi interrogativi costituzionali e pratici.
A livello europeo non esistono precedenti diretti di una cauzione obbligatoria preventiva per le manifestazioni. In alcuni Paesi, come Slovenia o Belgio, gli organizzatori possono essere chiamati a rimborsare i costi dei servizi pubblici impiegati per garantire la sicurezza, ma si tratta di responsabilità successive, non di depositi anticipati. In altri contesti, le autorità possono imporre condizioni rigorose o vietare manifestazioni ritenute pericolose, ma non risulta l'esistenza di un meccanismo formale e generalizzato di cauzione. Anche le linee guida internazionali – come quelle della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa – stabiliscono che eventuali restrizioni al diritto di manifestare devono essere proporzionate, previste dalla legge e non discriminatorie. Imporre un onere economico preventivo potrebbe quindi sollevare dubbi di legittimità anche in ambito europeo.