Maternità surrogata, il ministro Roccella: "È un mercato di bambini"
"Costa circa 100mila euro e alle donne arrivano circa 15-20mila euro. Con l'adozione noi rimediamo a un danno, con la maternità surrogata invece ne programmiamo uno", afferma l'esponente di Fratelli d'Italia

"In Italia la maternità surrogata è proibita e chiamiamola col suo nome, l'utero in affitto, che non è un bel termine ma che mette a fuoco l'elemento del passaggio di denaro".
Lo afferma il ministro per le e Pari Opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella. "Andrebbe spiegato meglio il concetto di maternità surrogata, che apre a un mercato di bambini. Ci sono fiere internazionali, una l'hanno provata a fare anche a Milano. Ma in Italia è vietata non solo la maternità surrogata ma anche la sua propaganda - continua -. Una maternità surrogata costa circa 100mila euro e alle donne arrivano circa 15-20mila euro. Con l'adozione noi rimediamo a un danno, con la maternità surrogata invece ne programmiamo uno".
Roccella: "Non è un fronte del progresso"
Il ministro prosegue: "Noi stiamo tornando indietro, non andando avanti. Stiamo arrivando a forme di mercificazione e schiavitù del corpo femminile. Questo non è un fronte del progresso". Da una parte si comprano gli ovociti, dai depliant, dai cataloghi, da donne belle, alte, di una determinata religione e con un altro quoziente intellettivo. Dall'altra invece ci sono le donne che prestano l'utero con caratteristiche molto diverse".
TI POTREBBE INTERESSARE
Quanto inserito fra l'1.00 e le 8.00 verrà moderato a partire dalle ore 8.00
Nessun commento
Metti il tuo like ad un commento
Sarà pubblicato al più presto sul nostro sito, dopo essere stato visionato dalla redazione
Il commento verrà postato sulla tua timeline Facebook
I commenti in questa pagina vengono controllati
Ti invitiamo ad utilizzare un linguaggio rispettoso e non offensivo, anche per le critiche più aspre
In particolare, durante l'azione di monitoraggio, ci riserviamo il diritto di rimuovere i commenti che:
- Non siano pertinenti ai temi trattati nel sito web e nel programma TV
- Abbiano contenuti volgari, osceni o violenti
- Siano intimidatori o diffamanti verso persone, altri utenti, istituzioni e religioni
- Più in generale violino i diritti di terzi
- Promuovano attività illegali
- Promuovano prodotti o servizi commerciali