verso un ddl

Manovra, dopo le polemiche FdI ritira l'emendamento sui "paletti" agli scioperi

Secondo la proposta presentata da Gelmetti il lavoratore avrebbe dovuto comunicare in forma scritta e con un preavviso di sette giorni la propria adesione alla protesta. Ma per il senatore di Fratelli d'Italia è uno stop momentaneo: "Serve di sisegno di legge più articolato"

17 Nov 2025 - 08:52
Genova © Ansa

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Nessuna stretta agli scioperi, almeno per ora. Fratelli d'Italia ritira l'emendamento alla manovra economica che stabiliva l'obbligo per i lavoratori di comunicare con una settimana di anticipo e in forma scritta la propria adesione a uno sciopero. Lo ha annunciato il senatore di Fratelli d’Italia, Matteo Gelmetti, spiegando che "mancano le condizioni per una discussione approfondita ed ampia" e annunciando sullo stesso argomento "un disegno di legge più articolato".

La proposta -  L’emendamento alla legge di Bilancio era stato inserito nella giornata di venerdì. La modifica prevedeva che i lavoratori dichiarassero preventivamente la propria intenzione di aderire allo sciopero e che la comunicazione di adesione fosse irrevocabile e venisse effettuata "in forma scritta alle amministrazioni e alle imprese erogatrici dei servizi entro sette giorni dalla data prevista per l’astensione dal lavoro”. Sulla base della “lista”, secondo FdI, amministrazioni e imprese  avrebbero potuto tener conto "delle adesioni preventive” così da poter scegliere con anticipo i lavoratori “tenuti a garantire le prestazioni indispensabili ricorrendo, ove possibile, prioritariamente al personale che non ha manifestato l’intenzione di aderire allo sciopero”.

Le polemiche - La proposta di Gelmetti aveva scatenato i sindacati. La segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola ha ribadito che quell'emendamento non aveva "niente a che fare con la manovra" e snaturava il diritto di sciopero garantito dalla Costituzione. In questo modo, secondo i sindacati, si apriva la strada "a forme di pressione e discriminazioni". Gelmetti aveva giustificato il tentativo di stravolgere il diritto di sciopero dei lavoratori dei servizi pubblici con la sproporzione tra l'astensione dal lavoro, spesso veramente esigua, e il danno causato agli utenti, ma senza successo. Anche le opposizioni si erano opposte, minacciando ostruzione in aula. Uno per tutti il senatore dell'Alleanza Verdi e sinistra Tino Magni: "La destra è contro i lavoratori. Non c'è provvedimento dove non provano a inserire norme che ledono i diritti di chi lavora". 

Il dietrofront -  Da qui la decisione del temporaneo stop. "Ritengo opportuno ritirarlo”, ha annunciato Gelmetti,  senza tuttavia rimangiarsi la volontà di proseguire sulla strada di quella che i sindacati ritengono una “compressione del diritto” allo sciopero. “Occorre intervenire sulla stortura derivante dalla normativa che attualmente regola gli scioperi nel contesto del trasporto pubblico. Sono consapevole che si tratti di un tema complesso e di grande rilevanza”, ha spiegato il senatore di FdI, avvisando di voler “presentare sull’argomento un disegno di legge più articolato, per il quale sono sicuro che sarà possibile quel confronto che adesso mancherebbe”. Quindi continua: “Oggi il solo annuncio di uno sciopero anche da parte di una sigla sindacale minore, comporta che le aziende di trasporto siano costrette a ridurre del 50 per cento il servizio. Questo qualunque sia il reale livello di adesione allo sciopero stesso”. Questo, a suo avviso, porta a disagi per gli utenti anche in caso di basse adesioni: “Un vero e proprio fenomeno di dumping degli scioperi che penalizza soltanto gli italiani e non le aziende, visto che il trasporto pubblico è finanziato con risorse dello Stato – dice ancora – Occorre, quindi, per i servizi essenziali come i trasporti pubblici, introdurre un meccanismo che garantisca un equilibrio tra la riduzione del servizio e la reale adesione agli scioperi, nel pieno rispetto del legittimo diritto dei lavoratori di far sentire la propria voce”.

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