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Liguori: "Da Mattarella discorso intenso e profondo ma non ha parlato dell'anomalia del Colle"

Il direttore editoriale di Tgcom24 commenta a "Controcorrente" le parole di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

 

A pochi minuti dalla conclusione del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Paolo Liguori interviene come ospite a "Controcorrente" per analizzare i punti principali della conferenza, a partire dall'attenzione posta sulla guerra in Ucraina e sul tema della rielezione del Capo di Stato al Quirinale.

"Mi è piaciuto il Presidente in piedi, per la seconda volta, e il suo impegno nella prima parte del discorso sulla pace in Ucraina, citando anche il Papa", ha esordito il direttore editoriale di Tgcom24. Quindi prosegue: "Come terza cosa, ho apprezzato molto la parte finale del sull'innovazione, sul fatto di guardare al futuro con gli occhi dei giovani, senza aver paura del digitale e del cambiamento. Mi è sembrato un discorso molto profondo e intenso".

Liguori si è poi soffermato sulla parte politica dell'intervento, definita "reticente": "Ha detto tutto, che è un governo a larga maggioranza, guidato da una donna. Ma se per la seconda volta nella storia d'Italia un Presidente della Repubblica è chiamato dal Parlamento a fare oltre il mandato dei sette anni, qualche spiegazione in più va data".
 

Liguori ha quindi evidenziato l'anomalia vissuta con la rielezione di Sergio Mattarella al Colle, aspettandosi un approfondimento pur "senza tirare le orecchie ai partiti". "Se si è insediato un nuovo governo solido, questa emergenza deve considerarsi conclusa e qualcosa deve cambiare".

 

La trasmissione di Rete 4 è tornata anche sulla morte del Papa Emerito Benedetto XVI, definito da Paolo Liguori "un gigante umile e gentile". "Penso che sia stato il più importante teologo del Novecento. Questo lo sapeva bene anche il suo predecessore Giovanni Paolo II, che lo ha voluto lì e ha aperto la strada a una nomina al conclave che Ratzinger non si aspettava e forse non voleva. Non è solo un intellettuale che diventa Papa, ma è stato il prefetto della dottrina della Fede".

 

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