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Governo, stallo tra Conte e Renzi: restano i veti incrociati, la crisi è più vicina | Recovery, 18 miliardi alla Sanità

Orlando (Pd): "Lʼunica alternativa è il voto". Rosato (Iv): "Vuole fare opposizione a Salvini". Lʼallarme di Di Maio: "Se si va alle urne, rischiamo di perdere i fondi del Recovery"

La crisi di governo è sempre più vicina. Lo stallo totale tra Conte e Renzi e i veti incrociati nella maggioranza non lasciano più spazio agli spiragli di trattative visti nei giorni scorsi. "Se si va a votare rischiamo di perdere i fondi europei del Recovery", è l'allarme di Luigi Di Maio che invita il premier ad andare avanti. Per il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, 'l'alternativa  all'attuale equilibrio di governo è il voto". "Vuole fare opposizione a Salvini", replica Ettore Rosato di Italia viva.

Il Quirinale vigila sulla situazione con crescente preoccupazione. Dal Colle da un lato c'è l'apertura - seppur considerata rischiosa - a un rimpasto e anche al Conte-ter; dall'altro c'è l'indisponibilità a "governicchi" con maggioranze abborracciate o di salute pubblica. La via maestra in caso di crisi, quindi, è il ritorno alle urne. Una linea che il Pd, di fatto, sembra condividere.

 

La posizione del Pd "Non è che ci piace votare in piena pandemia ma temiamo che le elezioni siano l'unica strada possibile perché tutte le altre ipotesi ad una soluzione costruita sulla base dell'attuale equilibrio, pur con i necessari ritocchi, non sono perseguibili", scandisce il vice segretario Pd Andrea Orlando ribadendo che prima di tutto serve "un patto di legislatura". "No", quindi, ad un'alleanza con la destra sovranista e a una crisi al buio. I Dem chiedono di partire dai contenuti per poi verificare se ci sono le condizioni per una soluzione 'pilotata' che faccia nascere un Conte ter.

 

 

I timori di Conte Al momento, però, un accordo tra gli alleati su come fare il rimpasto, non c'è. Anche perché, se non si passasse per le dimissioni del premier toccherebbe ai singoli partiti convincere i ministri "selezionati" a lasciare l'incarico. Con esiti imprevedibili. Ed è da questo stallo, anche, che nasce lo scetticismo del premier per il Conte-ter. Con un'intesa blindata, una crisi-lampo con dimissioni consegnate al Quirinale e immediato voto di fiducia alle Camere questo scetticismo potrebbe anche scemare, ma la strada è in salita. Anche perché ogni volta che Matteo Renzi va in tv e "bombarda" il governo, a Palazzo Chigi si convincono un po' di più della sua inaffidabilità.

 

L'affondo di Renzi: "Pronti a lasciare le poltrone" Anche oggi il leader di Iv parla di "problema politico" con il presidente del Consiglio ed elenca tutti i nodi su cui difficilmente cederà: il Mes, il Recovery, la delega ai Servizi, perfino il reddito di cittadinanza. "Se le nostre idee non vi servono, tenetevi le poltrone", è il suo affondo. E da Iv fanno sapere che non ci sono stati ancora contatti con Palazzo Chigi. Dunque i renziani reputano ancora ogni scenario aperto. Nel frattempo il Cdm per il recovery Plan non è previsto prima del 7. Mercoledì la bozza sarà sul tavolo del premier. Tra i progetti che sono stati maggiormente potenziati, quelli per la Sanità fino a un totale che sfiorerebbe i 18 miliardi. Rialzi anche per infrastrutture sociali, istruzione, cultura.

 

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