Dopo le polemiche seguite al caso Kaufmann, il ministro della Cultura annuncia nuove misure per impedire gli abusi dei fondi pubblici nel cinema. Le novità entreranno in vigore dal 23 giugno
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Il Ministero della Cultura interviene con fermezza nel settore cinematografico italiano. A partire dal 23 giugno, nuove regole stringenti colpiranno i cosiddetti "film fantasma", con l’obiettivo di garantire l’effettiva realizzazione delle opere finanziate dallo Stato. Il caso Kaufmann ha fatto da detonatore a una riforma urgente annunciata dal ministro Alessandro Giuli.
La tragica vicenda legata al film "Kaufmann", il cui autore è sospettato del duplice omicidio di Villa Pamphili, ha sollevato pesanti interrogativi sull’utilizzo dei fondi pubblici nel cinema italiano. Il progetto aveva ottenuto finanziamenti dallo Stato pur senza produrre risultati tangibili, sollevando dubbi sulla trasparenza del sistema di agevolazioni. "Stiamo intervenendo con decisione per garantire che ogni euro destinato al sostegno del cinema italiano sia realmente utilizzato per produrre cultura, lavoro e valore", ha dichiarato il ministro della Cultura Alessandro Giuli. "Nessun film fantasma potrà più approfittare delle risorse pubbliche".
Dal 23 giugno, la Direzione generale Cinema e audiovisivo introdurrà nuovi criteri per l’ottenimento del credito d’imposta "internazionale", destinato ad attrarre produzioni estere in Italia. Tra le novità:
Queste misure si aggiungono a quelle già esistenti per le opere italiane, che devono dimostrare l’avvenuta distribuzione o diffusione pubblica per ottenere i benefici fiscali.
Il ministero ha siglato un protocollo con la Guardia di Finanza per intensificare i controlli. Sono stati stanziati 3,5 milioni di euro per potenziare il sistema di monitoraggio, sorveglianza e certificazione delle produzioni. Chi non rispetterà le nuove regole rischia la revoca del beneficio fiscale, l’esclusione per cinque anni da qualsiasi agevolazione prevista dalla legge Cinema e, nei casi più gravi, una denuncia per truffa. "È nostro dovere vigilare affinché nessuno possa abusare delle risorse pubbliche", ha ribadito Giuli.
La riforma è stata sollecitata anche da voci autorevoli del cinema italiano. Il regista Pupi Avati ha commentato: "Occorreva che un mostro uccidesse la propria figlia e la propria compagna perché i grandi media si occupassero del disastro in cui si trova il cinema italiano". Sergio Castellitto, intervenendo sul tema, ha espresso sconcerto: "Se non fosse una tragedia sarebbe una commedia. La sensazione è che se è successo una volta, è già successo altre dieci. La burocrazia ha una sua diabolicità, ma nemmeno lo sceneggiatore più perverso si potrebbe inventare una storia simile".