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Draghi ottiene i sì di Berlusconi, Salvini e Zingaretti | Meloni dice no, M5s aspetta Rousseau

Il premier incaricato ha ricevuto i leader dei maggiori partiti. Per il Movimento 5 stelle presente anche il comico che più tardi, in un video, ha detto di voler aspettare le dichiarazioni pubbliche di Draghi


Il giorno dei big. Mario Draghi conclude il secondo giro di consultazioni con i partiti accogliendo i leader, segno che la chiusura del cerchio è a un passo. Nelle sale di Montecitorio il premier incaricato incassa l'appoggio di Forza Italia, Lega e Pd ma deve prendere atto del no ribadito da Fratelli d'Italia. Tutto sospeso per il Movimento 5 stelle. Dopo l'incontro con Draghi Grillo annuncia il rinvio del voto su Rousseau

Ampia maggioranza Lo scenario è ancora fluido ma per l'ex presidente della Bce si dipanano gli ultimi dubbi: lo schema resta di una ampia maggioranza che va da Forza Italia al Pd, a Italia Viva e Lega. Anche tra le componenti del Misto tutti appoggiano il tentativo caldeggiato dal Colle, mentre resta all'opposizione, anche se costruttiva, Fratelli d'Italia.

 

I dubbi del M5s Resta ancora il dubbio Cinquestelle, che prima di aderire all'operazione consulterà la base con un voto sulla piattaforma Rousseau, voto slittato, come ha annunciato Grillo in un video, "in attesa che Draghi parli pubblicamente". In ogni caso, al termine dell'incontro a Montecitorio, Vito Crimi ha detto di aver trovato. "nelle proposte messe in campo da Draghi, una serie di spunti che avevano anticipato nelle precedenti consultazioni. Ma la più importante è che abbiamo insistito sulla creazione di un super ministero per la transizione energetica, l'ambiente e il trasporto".

 

Il via libera di Forza Italia In attesa che venga tratto il dado pentastellato ci sono i sì acclarati. Come quello di Silvio Berlusconi, questa volta giunto a Roma per incontrare Draghi. "Noi faremo la nostra parte con lealtà e spirito costruttivo: la gravità dell'ora impone a tutti di mettere da parte i calcoli, le tattiche, gli stessi interessi elettorali per mettere al primo posto la salvezza del Paese. Se questo avverrà, sono certo che l'Italia riuscirà ancora una volta a risollevarsi e ad andare avanti", ha detto il leader di Forza Italia. 

 

Di nomi, però, nessuno ha parlato. Al massimo di temi, come la progressività della riforma del fisco, di cui Draghi ha discusso con i partiti. Escludendo l'ipotesi di passare a un'aliquota unica (principio cardine della flat tax), optando per una rimodulazione, senza aggiungere nuove imposte. Punto sul quale c'è sintonia con il Partito democratico. "Abbiamo trovato molto positiva la scelta dell'europeismo del nuovo governo, dei valori base della sfida europea. Ci ritroviamo molto nella prospettiva dell'integrazione europea verso un'ulteriore cessione di sovranità", dice infatti Nicola Zingaretti.

 

Che si ritroverà a condividere l'esperienza con Matteo Renzi, che intanto esulta con i suoi di Iv: "Draghi ha detto tutte cose che ci rappresentano perfettamente, sarà un piacere ascoltarlo in Aula, ve lo garantisco". A 'bilanciare' sarà la probabile presenza di Leu, che sposa posizioni più aperturiste: "Ci riserviamo di fare le nostre scelte nel momento in cui sarà presentato il programma e sarà definito il profilo del governo", dice la capogruppo al Senato, Loredana De Petris.

 

La Lega appoggia Draghi Conferma la sua adesione invece la Lega, con Matteo Salvini sempre più convinto dell'appoggio al nuovo governo. "E' stato un incontro utile, proficuo e positivo spero nessuno si metta di traverso", dice il segretario del Carroccio dopo le consultazioni, tornando sul tema dei 'veti'. Non ha posto condizioni, né avanzato richieste per posti in squadra, ma "sul tema del contrasto all'immigrazione chiediamo che le politiche siano di stampo europeo, che tratti la gestione come lo fanno altri Paesi. Una buona gestione dei confini, dell'integrazione e contrasto al traffico degli esseri umani".

 

La lista dei ministri Mercoledì Draghi completerà il giro di consultazioni con i rappresentanti degli enti locali, Anci, Regioni e Upi. Poi toccherà a Confindustria, sindacati e i rappresentanti delle confederazioni produttive. Il timing è scandito, ma non è chiaro ancora quando salirà al Colle per sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri.

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