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Crisi di governo: il Pd apre la trattativa con il M5s ma Zingaretti dice no a un Conte bis

Salvini: "Inciucio Pd-M5s". Le Autonomie dicono ok a un secondo mandato di Conte. Un "sì" senza colpi di scena a un esecutivo Dem-pentastellato arriva anche da Leu e gruppo Misto della Camera

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Dopo le dimissioni di Conte, e nel primo giorno delle consultazioniil Pd fa la prima mossa per avviare la trattativa.

Obiettivo: un esecutivo di legislatura o si torna al voto. Negoziare quindi per "un governo di svolta" e in "discontinuità" con il precedente. Sì dunque a trattative con il M5s ma niente aperture a un Conte bis. Le Autonomie aprono invece a un secondo mandato di Conte, con una maggioranza M5s-Pd. Salvini: "Inciucio Pd-M5s".

Pd, in direzione voto unanime: no ad accordicchi - A sancire la strategia un voto per acclamazione e all'unanimità espresso dalla direzione, come non succedeva da sei anni. "Non vogliamo e non possiamo entrare in un governo che propone il Conte bis", assicura Zingaretti. "Bisogna dare vita a nuovo governo cioè una nuova squadra, però unito intorno al programma". E aggiunge perentorio: "No ad accordicchi sotto banco". Ma si sfila dalla corsa perché ha già "due impegni gravosi e li mantengo", assicura sgombrando il campo di una sua candidatura diretta a Palazzo Chigi.

Prima giornata di consultazioni - La novità arriva nel giorno in cui al Quirinale iniziano le consultazioni. A colloquio con il capo dello Stato, sono i presidenti di Camera e Senato, il gruppo delle Autonomie e il Misto. Giovedì toccherà ai big. Pronti a un nuovo governo entrambi i gruppi parlamentari. Ma le Autonomie dicono sì a un secondo mandato di Conte, con una maggioranza M5s-Pd. Un "sì" senza colpi di scena arriva anche da Leu e gruppo Misto della Camera, che chiedono un "esecutivo politico e non di transizione", precisano i senatori Pietro Grasso, Loredana De Petris ed Emma Bonino, convinti che "ci possono essere le condizioni, se noi, M5s, Pd si fa uno sforzo" per superare l'esperienza gialloverde.

Crisi di governo, primo giorno di consultazioni per Mattarella

Contatti Dem-M5s - Nel frattempo continuano e si rafforzano le telefonate e i contatti tra i Dem e gli uomini di Luigi Di Maio. Non lo nega Graziano Delrio: "E' chiaro che ci sono dei contatti. Io non sono abituato a dire bugie, sono cose molto all'ordine del giorno", ammette il capogruppo Pd alla Camera. Nel Movimento bocche cucite, mentre proseguono gli incontri interni. A Montecitorio prima il faccia a faccia del capo politico con i due capigruppo di Camera e Senato, poi con quelli delle commissioni. Il M5s quindi rimanda le parole dopo le consultazioni. Silenzio pure sul veto di Zingaretti sull'avvocato del popolo. Solo il sottosegretario Stefano Buffagni interviene: "Beh, 20 giorni fa Zingaretti aveva detto no ai 5S..", si limita a dire.

I 5 punti del Pd per i pentastellati - Di certo al Nazareno le idee sembrano chiare e tutti ricompattati attorno al segretario. E' un Zingaretti sorridente che parla a fine direzione: "Sono molto contento e molto soddisfatto per il livello di unità e compattezza che abbiamo trovato", è la sua premessa. Poi insiste sui 5 punti programmatici: tanti quelli elencati nella sua relazione, intesi come i paletti che i Dem fissano in vista di un governo giallorosso. Ossia appartenenza leale all'Unione europea, centralità del Parlamento, sostenibilità ambientale, cambio nelle politiche migratorie, svolta delle ricette economiche e sociali. Sulle proposte i 5S fanno sapere che sono molto generiche e sembrano quasi prese da un manifesto dei 5 Stelle.

Salvini: "Inciucio Pd-M5s" - Nel giorno in cui il Pd trova la sua unità, Salvini attacca l'inciucio Pd-M5s: "Sono passati in una settimana dalla Lega a Renzi...Che stomaco che hanno!". Ma poi rilancia sulla Manovra anche per segnare la differenza con i due forse futuri alleati: "Gli altri in queste ore parlano di posti, di poltrone. Noi di Manovra, di come tagliare le tasse e aiutare gli italiani". E sulla legge di bilancio aggiunge: "L'abbiamo pronta, una manovra da 50 miliardi", annuncia davanti a Montecitorio. Tutt'intorno, alcuni parlamentari della Lega e anche il numero due Giorgetti, a testimonianza di un partito stretto al suo leader.

Colle in pressing, fare presto e governo legislatura - Dopo la prima giornata di consultazioni, emergono comunque le "indicazioni" del Colle: tempi stretti sia per un nuovo governo sia per il ritorno al voto. Colle dunque in pressing sulle forze politiche con l'obiettivo di salvaguardare l'Italia da attacchi speculativi e cercare di evitare l'esercizio provvisorio. Mattarella questa volta non seguirà lo schema del 2018 permettendo esplorazioni e maturazioni di quadri politici a ritmi lenti. Entro giovedì il Quirinale intende accertare senza sfumature se c'è una maggioranza che non vuole andare al voto. E visto che Zingaretti si è già espresso con chiarezza toccherà a Di Maio sciogliere la riserva.

Notaio della crisi - Ma il pressing non è solo sui tempi. Il presidente non si schiera tra chi vuole un nuovo governo e chi invece vuole le elezioni. Un atteggiamento notarile, ma molto determinato. Dato per scontato che in questa prima fase il suo compito - lo ha detto con chiarezza ai presidenti delle Camere e ai Gruppi che ha incontrato - è quello di registrare la volontà del Parlamento, Mattarella ha spiegato che bisogna fare presto perché l'Italia ha bisogno di un governo in carica con una unità di vedute e di intenti.

Governo in tempi brevi o urne - Un governo deve formarsi quindi in tempi brevi. E non deve essere un governicchio o un esecutivo con la data di scadenza incorporata. Se Mattarella certificherà invece una maggioranza propensa alle elezioni anticipate ne prenderà atto e, in pochissimi giorni, costruirà un governo di garanzia per gestire il percorso elettorale. Il governo sarà mandato alle Camere per prendere la sfiducia e rimanere in carica per gli affari correnti.