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Consultazioni, Di Maio al Colle lancia dieci punti e M5s dà il via libera a trattare con il Pd | Zingaretti: "Quadro su cui lavorare"

Nonostante il tentativo di Salvini di ricucire, Di Maio chiude allʼex alleato. Berlusconi: "Governo di centrodestra o voto"

Al termine del secondo giorno di consultazioni al Quirinale, Sergio Mattarella decide di "rinviare" tutto a martedì, quando inizierà una nuova serie di incontri, dando così "più tempo"  perché si possano delineare con maggiore chiarezza le "iniziative già avviate".

L'asse M5s-Pd al momento sembra in pole per la formazione di un nuovo governo, mentre nonostante i tentativi di Matteo Salvini, Di Maio chiude all'ex alleato.

Nella tarda serata di giovedì l'ipotesi di un governo giallo-rosso prende più consistenza, con i vertici del Movimento che ottengono dall'assemblea dei gruppi il mandato ad avviare la trattativa con il Pd. Zingaretti da parte sua, con una nota, parla di un "quadro su cui lavorare".

Alle 14 di venerdì è fissato l'incontro tra i capigruppo di M5s e Pd per verificare se sarà possibile presentarsi martedì da Mattarella con una credibile potenziale nuova maggioranza. Il primo appuntamento è fissato per il pomeriggio quando si vedranno i capigruppo M5S Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, e la delegazione Pd formata dai capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio e dai vicesegretari Andrea Orlando e Paola De Micheli.

Casaleggio, intanto, smentisce una marcia indietro su un eventuale accordo e lo stato maggiore del Movimento si incontra in notturna per studiare la strategia. La base per la trattativa è rappresentata per il Pd dai 5 punti programmatici votati al Nazareno mercoledì e per il Movimento dal decalogo presentato a Mattarella.

Il decalogo del M5s - Per i 5S si va dal taglio dei parlamentari alla tutela dell'ambiente, passando per la riforma della giustizia, del sistema bancario fino al conflitto di interessi. Su tutti, prevale la riforma costituzionale "interrotta" all'ultimo miglio: "Deve essere una priorità in Aula", ha scandito Di Maio alla stampa, dopo l'incontro con il Capo dello Stato.

I cinque punti del Pd - I Democratici, entrati per secondi nella stanza di Mattarella, hanno spiegato di aver "manifestato al presidente della Repubblica la disponibilità a verificare la formazione di una diversa maggioranza e l'avvio di una fase politica nuova e un governo nel segno della discontinuità". Zingaretti ha quindi ripetuto le condizioni annunciate mercoledì: "Non un governo a qualsiasi costo, ma di svolta e con un programma nuovo".

Al capo dello Stato il Pd ha presentato i 5 punti che Zingaretti ha definitopoi "non negoziabili", a partire dalla "vocazione europeista" dell'Italia. Gli altri quattro sono la centralità del Parlamento, la sostenibilità ambientale, nuove politiche migratorie e la svolta delle ricette economiche e sociali.

L'ira dei renziani: "Qualcuno vuol far fallire la trattativa M5s-Pd" - Al termine dell'incontro tra la delegazione Pd e Mattarella si apre però una crepa all'interno del Partito democratico con i renziani che hanno accusato Zingaretti di voler "rendere più difficile la trattativa" con il M5s. I parlamentari dem vicini a Matteo Renzi hanno infatti fatto sapere di aver preso "affatto bene" la decisione del segretario di rendere ben più stringenti i paletti "non negoziabili" per far partire il dialogo con i pentastellati per la costruzione di un nuovo governo.

Di Maio: "Non un governo a tutti i costi" - Di Maio al termine dell'incontro con Mattarella, nonostante l'aperto interesse alla formazione di un nuovo esecutivo, ha sottolineato che "il voto non ci intimorisce affatto ma il voto non può essere la fuga dalle promesse fatte dagli italiani. Abbiamo tante cose da fare". E non ha risparmiato una frecciatina all'ex alleato, Matteo Salvini, ricordando che il governo gialloverde si basava "sulla lealtà tra forze politiche, che è stata minata da una rottura unilaterale".

Salvini tenta di ricucire con M5s - Poco prima Salvini aveva tentato in extremis, ma ormai comunque oltre il tempo massimo, un ultimo tentativo di ricucire. Il leader della Lega, dopo le consultazioni con Mattarella, aveva lanciato infatti un appello al Movimento: "Se i no diventano sì non porto rancore. Ho scoperto che ci sono alcuni pentastellati disponibili a una manovra coraggiosa, se si vuol far ripartire il Paese, noi siamo pronti". Ma la strada intrapresa sembra ormai un'altra.

Berlusconi: "Governo di centrodestra o voto" - Di Maio non è stato l'unico ad aver lanciato frecciatine a Salvini. Per il leader del Carroccio un'altra "strigliata" è arrivata anche da Silvio Berlusconi, che lo ha punzecchiato sull'Europa e ha definito "avventurista" la scelta della Lega di allearsi con i Cinque Stelle. Per il leader di Forza Italia, l'unica alternative per tornare al voto è tuttavia un governo di centrodestra. "Ora - ha sottolineato Berlusconi - serve un esecutivo autorevole che restituisca al Paese una rispettabilità e una considerazione in Europa che l'Italia oggi non ha, che scongiuri ipotesi avventurose di uscita dall'Euro e dalla Ue ma consenta all'Italia di contare in Ue e di consolidare i nostri interessi nazionali come spetta a un Paese fondatore".

L'ira di Giorgia Meloni: "Di Salvini non ci si può fidare, subito alle urne" - Per Fratelli d'Italia, primi a salire al Colle venerdì, la strada è quella del ritorno alle urne. Con, almeno inizialmente, un'unica alternativa: "Se il presidente Mattarella dovesse scegliere l'ipotesi di un mandato - ha detto infatti Giorgia Meloni - allora forse bisognerebbe ripartire dalle elezioni del 2018 e affidare il mandato a un esponente di centrodestra". Il clima è però cambiato nell'arco della giornata. Dopo la "mano tesa" di Salvini al M5s, la Meloni è infatti sbottata: "Era chiaro che non ci si poteva fidare. A sorpresa la Lega apre a un nuovo accordo con il M5s. Un bazar che non fa bene alla politica e al quale Fratelli d'Italia non intende partecipare. Basta giochi di palazzo. Elezioni subito".