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Consip, i consiglieri Ferrara e Ferrigno si dimettono: cda decaduto

A breve sarà convocata lʼassemblea per la nomina dei nuovi vertici

Consip, i consiglieri Ferrara e Ferrigno si dimettono: cda decaduto - foto 1
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Si sono dimessi Luigi Ferrara e Marialaura Ferrigno, rispettivamente presidente e consigliera del consiglio di amministrazione della Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana.

Di conseguenza, essendo formato da tre componenti (l'altro è l'ad Luigi Marroni, ndr), decade l'intero board della società controllata dal Mef. A breve dovrà essere convocata l'assemblea per la nomina dei nuovi vertici.

L'amministratore delegato Luigi Marroni, uno dei protagonisti dell'inchiesta sulla centrale acquisti della Pubblica Amministrazione e "accusatore" del ministro Lotti sulla rivelazione del segreto d'ufficio, resta formalmente in carica e se non arriveranno sue dimissioni, sarà necessaria una decisione del cda per sfiduciarlo. Il diretto interessato ha sempre respinto tutte le accuse a suo carico e si considera vittima di una ingiustizia. Per il momento spetta a lui il compito di convocare l'assemblea dei soci per eleggere il nuovo board aziendale.

La vicenda Consip è finita più volte al centro della scena politica e su di essa sono puntati i riflettori già per martedì 20 giugno: al Senato è all'ordine del giorno l'esame di alcune mozioni, a firma dell'opposizione ma anche del Pd, proprio contro il management. La scelta dei Democratici, che hanno formalizzato un testo, è stata letta come un tentativo di "salvare" proprio il ministro Lotti scaricando invece l'ad Marroni.

Secondo quanto viene riferito, però, il governo, e in particolare il ministero dell'Economia, avrebbe scelto di far saltare il Consiglio di amministrazione della società innanzitutto per garantire il buon nome dell'azienda: ora dovrà essere convocata a breve l'assemblea per la nomina dei nuovi vertici, compito che spetterà proprio a Marroni.

La mossa di via XX Settembre non è detto che riesca a scongiurare il confronto parlamentare. A tre mesi dal voto che ha respinto la mozione del M5S di sfiducia al ministro Luca Lotti, per le opposizioni, ma anche per Mdp è ancora il braccio destro di Matteo Renzi a essere sul banco degli imputati. E se è vero che le dimissioni dei vertici Consip potrebbero disinnescare la mina del voto delle mozioni che puntavano il dito contro il management, non è invece affatto scontato che siano cestinate anche le parti che toccano le responsabilità del titolare del dicastero dello sport. Difficile comunque che l'Aula del Senato scelga di non affrontare tout court l'argomento: quindi, almeno una discussione in Assemblea dovrebbe essere assicurata.