Ben consci di come lo sport rappresenti un’occasione di socialità e autodeterminazione, la Lega del Filo d’Oro affianca le persone sordocieche anche con percorsi sportivi
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Matilde Lauria ha 59 anni, è napoletana, mamma di tre figli e judoka paralimpica. A tre anni una miopia maligna l’ha resa ipovedente; nel 2016 anche l’udito ha iniziato a spegnersi. Oggi vive fra buio e silenzio, ma la sua vita è un manifesto di energia. Quando la sordocecità si è fatta realtà, ha bussato alla porta della Lega del Filo d’Oro: lì ha imparato la LIS Tattile, la dattilologia, il Malossi, ha affinato l’autonomia quotidiana e, soprattutto, ha continuato ad allenarsi sul tatami, seguendo il motto che ripete a se stessa: “Non mi arrendo”.
Sport e sordocecità sembrano mondi distanti, ma se ben supportati diventano complementari. L’attività fisica sviluppa propriocezione, equilibrio e fiducia, ingredienti vitali quando né occhi né orecchie fanno da guida. “Il judo mi ha dato una rivincita contro i pregiudizi: è lo sguardo degli altri che rende disabili, non la nostra condizione”, spiega Matilde. In gara non può indossare l’impianto cocleare: ascolta l’avversaria attraverso le vibrazioni del tatami, trasformando ogni contatto con i piedi in un “segnale acustico” diverso.
Accanto a lei c’è da quasi dieci anni la Lega del Filo d’Oro, presente in undici regioni e al fianco di oltre 1.200 persone sordocieche ogni anno con percorsi educativo-riabilitativi su misura. Nei Centri Residenziali e nelle Sedi Territoriali dell’Ente, professionisti lavorano ogni giorno sulle specifiche esigenze della persona. Anche l’attività sportiva diventa così molto più di un esercizio fisico: è un’occasione concreta di socialità, autonomia e autodeterminazione. Perché lo sport, per chi non vede e non sente, può essere un vero antidoto all’isolamento imposto dalla sordocecità.
I risultati si vedono anche nei numeri: nell’ultimo decennio il sostegno agli Enti che si occupano di disabilità sensoriali è quasi raddoppiato, mentre il Parlamento sta discutendo il disegno di legge che estende il riconoscimento della sordocecità a tutte le forme di compromissione congiunta di vista e udito, indipendentemente dall’età di insorgenza. Una riforma che, se approvata, garantirà interpreti, accesso allo sport e presa in carico uniforme su tutto il territorio nazionale.
L’estate scorsa Matilde è volata a Parigi per la sua seconda Paralimpiade. Sul tatami dello Champ-de-Mars ha conquistato un settimo posto che lancia un messaggio universale: lo sport è un linguaggio accessibile a tutti, se la società si attrezza a tradurlo in inclusione. Nelle vibrazioni del tatami c’è la strada per scardinare gli stereotipi e rivendicare i diritti di chi vive “oltre il buio e il silenzio”. E dietro ogni ippon c’è l’azione costante della Lega del Filo d’Oro, che da oltre 60 anni unisce le persone sordocieche allo sport, alla scuola, al lavoro, alla vita. Perché, come dice Matilde: “Arrendersi non è un’opzione".