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Urus, il Suv con lʼanima Lamborghini

Handling entusiasmante per una guida con tante anime

D'accordo. È vero che se si parla di Lamborghini, un Suv non è la prima cosa che viene in mente.

Ma le cose potrebbero cambiare con l'avvento di Urus, il primo veicolo della serie firmato dalla casa bolognese. Che sia unʼauto favolosa, ça va sans dire come direbbero i francesi, visto che per comprarla bisogna spendere oltre 200 mila euro. Che sia prestazionale è altrettanto ovvio, visto che dichiara ben 650 CV di potenza. Ma il punto è un altro: a guidarla ci si sente davvero su una Lamborghini?

Perché questo è il vero tratto distintivo che deve avere una vettura che porta il marchio del Toro, altrimenti se si cerca solo l'esclusività ci sono Suv altrettanto lussuosi come il Porsche Cayenne e le Audi Q7 e Q8 (in arrivo), tanto per restare nello stesso gruppo di appartenenza. Quello che deve distinguere una “Lambo” è l'esperienza di guida al volante e noi, per verificare se Urus ci racconta del mondo di Sant'Agata Bolognese, l'abbiamo provata in diverse condizioni tranne, purtroppo, la pista.

Il primo impatto, confessiamo, non è stato da colpo di fulmine. Certo la qualità delle pelli è ai massimi livelli, l'abitacolo è ben ingegnerizzato con tutto al suo posto e il volante trasmette subito una sensazione di sicurezza. La marcia in modalità “strada” è dolce e tranquilla, diremmo alla portata di un neopatentato, se potesse guidarla. In mezzo al traffico milanese si destreggia bene e, grazie anche alle quattro ruote sterzanti, si svicola e si parcheggia con insospettata facilità. Poi però ci casca l'occhio sul selettore delle tipologie di guida a disposizione e capiamo tutto dal nome: si chiama “Anime” e non a caso. Perché lì si nasconde ciò che stavamo cercando…

Basta cambiare in modalità “sport” ed ecco che questo docile lussuoso macchinone si abbassa leggermente e si trasforma in una tigre pronta ad aggredire la strada, efficacissima sia nel misto stretto che, a maggior ragione, in quello ampio. Tenuta di strada eccellente e, finalmente, il ruggito di questo motore 4.0 biturbo (la prima volta per Lamborghini che finora aveva scelto solo propulsori aspirati) si fa sentire alle marce basse e la vettura si mangia letteralmente la strada come nessun  altro Suv da noi provato. In modalità “corsa” l'elettronica interviene ulteriormente per ridurre il rollio e la vettura diventa chirurgica nell'impostare la curva, quanto di più simile ad una supercar ci sia mai stato dato di provare su una vettura così grande e pesante (oltre 2 tonnellate per 5,11 metri di lunghezza).

Insomma guidare Urus diventa una goduria perché è l'handling che ci entusiasma, non tanto la terrificante potenza, l'accelerazione da 0 a 100 km/h in 3,6 secondi o la velocità di punta di 305 km/h. Tant'è che anche in fuoristrada Urus va che è un piacere. Le tre anime dedicate all'offroad ‒ sabbia-terra-neve ‒ si adattano alle varie situazioni, non lasciando mai il conducente in difficoltà e, per quanto ci riguarda, dobbiamo dire che sui prati questa Lamborghini va come un camoscio. Insomma, la domanda vera a cui volevamo rispondere con questa prova era: può un Suv essere una vera Lamborghini? La risposta è: con Urus, sì.